“La storia dell’acqua” di Maja Lunde. Un agghiacciante risveglio alla realtà
La storia dell’acqua, secondo volume di una futura tetralogia, attende i seguaci di Maja Lundefra gli scaffali Italiani. Edito da Marsilio e tradotto da Paterniti, il romanzo non manca di commuovere e far riflettere sul nostro passato, presente ma, soprattutto, sul nostro futuro.
Ancora una volta ci domandiamo: cosa ne sarà di noi se i nostri primordiali mezzi di sostentamento scomparissero nel nulla? Malgrado la coscienza comune rispetto al cambiamento climatico e i problemi ambientali, gran parte del mondo ancora non sembra avere coscienza di cosa possa significare vivere in un futuro dove le risorse idriche sono ridotte all’osso.
Non si tratta di “terrorismo psicologico” né di esagerazioni; le storie racchiuse ne La storia dell’acqua sono senz’altro frutto di fantasia ma non rappresentano un’immagine troppo lontana dalle previsioni che riguardano i prossimi decenni. Anni che i lettori di oggi forse non vedranno, magari nemmeno i loro figli, ma che non per questo devono diventare un’illusione: finzione, parti di un romanzo, scenari apocalittici adatti alle nuove pellicole cinematografiche.
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L’autrice, Maja Lunde, sembra aver ben chiaro questo concetto, e la passione per la scrittura l’ha condotta al successo conLa storia delle api, vincitore del più ambito premio letterario norvegese e in fase di pubblicazione in 25 paesi diversi.
Se questo primo, sincero, capolavoro parlava della “follia” umana e di ipotesi futuristiche tutt’altro che piacevoli; anche il secondo non si dimostra meno agghiacciante.
«Quando ci riferiamo al nostro pianeta lo chiamiamo sempre terra, ma in realtà è acqua che dovremmo chiamarlo».
Cosa succederebbe allora se, per mancanza dell’acqua, tutta la popolazione dell’Europa dovesse migrare a Nord?
Maja Lunde ce lo racconta attraverso due trame differenti: una ambientata nel 2017 dove Signe, donna di quasi settant’anni, torna a vivere fra le cascate della Norvegia dopo anni trascorsi in mare, a bordo della sua barca a vela. Una pace, questa, che non dura a lungo. Signe, infatti, sarà costretta a ripartire, affiancata da un prezioso carico e destinata ad attraversare parte dell’Atlantico e fino alle coste francesi.
Nel 2041 sarà invece ambientata la seconda trama racchiusa ne La storia dell’acqua: dove un giovane padre, David, è costretto a viaggiare con la propria figlia lungo le terre di un’Europa colpita dalla siccità. Le speranze di vita non crescono nemmeno a Nord, una volta raggiunto il campo profughi ma, fra i segreti di un giardino abbandonato, scopriranno infine una vecchia barca a vela: uno sfascio di assi che, per loro, racchiude la speranza e altri piccoli tesori.
Due storie, quella di Signe e David, collegate da molteplici fili: primo fra tutti la barca, un mezzo che ha accompagnato Signe per tutta la vita e che rappresenta un’ancora di salvezza per la stessa esistenza di David e sua figlia.
Determinante il tema della vita e della “Natura”, vista come una sorta di mano onnipotente capace di spezzare la fin troppo fragile esistenza dell’umanità. Non mancano i riferimenti, ovviamente, all’acqua e a tutto ciò che a essa è collegato.
Scrivendo La storia dell’acqua Maja Lunde sembra volerci ricordare, pagina dopo pagina, quanto sia incredibile e affascinate questo elemento: una sostanza che non ha colore, né odore, che non puoi afferrare a mani nude, ma tanto potente da dare la vita e distruggerla. L’acqua sembra essere presente ovunque, in ogni parola dei personaggi, in ogni pensiero, persino e soprattutto fra le ambientazioni più aride, nelle quali è proprio la sua assenza ad appesantirne il riferimento.
L’amore per il mondo e per la vita è evidente, l’autrice non tenta di nasconderlo e in qualche modo trasforma pian piano questa tetralogia in un vero inno alla “Natura” e alla sua immensa forza.
Dal lato opposto della medaglia, il romanzo può essere visto come una seconda denuncia destinata all’uomo e all’irrazionalità di certi atteggiamenti, diventando mezzo di comunicazione e d’informazione, nella speranza di aprire occhi e orecchie a coloro che non pensano alle minacce ambientali o che, peggio, non le considerano un problema della loro generazione.
Maja Lunde è una scrittrice e sceneggiatrice norvegese, ha pubblicato diversi racconti per l’infanzia e lavorato in qualità di scrittrice per alcuni programmi televisivi. Grazie alla Storia delle api il suo nome si sta diffondendo in decine di paesi e La storia dell’acqua rappresenta la seconda tappa di un viaggio davvero importante.
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La sua scrittura è semplice, diretta e, malgrado le tematiche, appassionante. L’angoscia che si prova leggendo le storie dei protagonisti è vera, è una paura che si moltiplica nell’animo del lettore perché lo rende cosciente, risvegliandolo da un torpore al quale i media lo sottopongono ogni giorno. Se è vero, infatti, che tutti noi sappiamo quali sono le condizioni distruttive per il nostro pianeta, è altrettanto vero che pochi di noi fanno davvero qualcosa per cambiarle.
Uno degli obiettivi che Maja Lunde si è prefissata scrivendo La storia dell’acqua è forse questo: risvegliare la coscienza comune e denunciarne l’ignoranza.
Per la prima foto, copyright: Ethan Weil.
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