La storia del nostro paese attraverso le storie d’amore. Intervista a Sveva Casati Modignani
Il nuovo romanzo di Sveva Casati Modignani, Suite 405 (Sperling & Kupfer), racconta di mondi lontani eppure inevitabilmente intrecciati. Protagonisti sono Lamberto Rissotto, proprietario di un’importante industria metallurgica, e Giovanni Rancati, appassionato sindacalista innamorato di sua moglie e del suo lavoro. L’intreccio parte proprio dal loro incontro. Prende così vita una storia che vuole raccontare l’Italia di oggi, ferita e frammentata, vittima dell’ingiustizia sociale e della paura. Ma ci sono anche Armanda e Bruna, le mogli rispettivamente di Lamberto e Giovanni. La prima, bellissima donna di umili origini con una difficile storia alle spalle. La seconda fa la parrucchiera e finalmente, dopo tanti sacrifici, è riuscita ad aprire un negozio tutto suo. E poi c’è Milano, con le sue irriducibili contraddizioni. In occasione dell’uscita del romanzo abbiamo intervistato l’autrice.
Partirei da quel ringraziamento iniziale, nel quale si rivolge a diversi esponenti del mondo sindacale. Come si è avvicinata a questo mondo?
In ogni romanzo affronto una realtà del nostro paese. Questa volta ho cercato di guardare dentro al mondo degli operai e a quello dei padroni. Sono andata nelle fabbriche, sono andata agli incontri di sindacato, ho ascoltato le discussioni delle trattative per i rinnovi di contratto. Due anni fa sono stata tre giorni a Gabicce con Maurizio Landini, che mi ha raccontato tante cose di lui, del mondo operaio e del mondo sindacale. Dopodiché ho imbastito la mia storia.
Giovanni esiste davvero?
Giovanni esiste ed è ancora più bello di quello che ho raccontato io. Ce ne fosse di più di gente così.
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Di personaggi buoni e positivi è ricco il romanzo. Tra questi spiccano Aristide e Angela Ferri, Lavinia e Guido, le persone che riescono a portare via Armanda dalla casa dove è nata e dove ha tanto sofferto e la accolgono a Milano. Ma è proprio Armanda uno dei personaggi più affascinanti del romanzo.
Armanda è un personaggio notevole. Mi è piaciuto molto scriverne.
Com’è nato il suo personaggio?
Anche lei ha un corrispettivo nella realtà. Si tratta di una donna molto in vista.
Una volta giunta a Milano, quando ha trovato un barlume di serenità e sicurezza, Armanda si trova davanti la possibilità di entrare nel mondo affascinante e misterioso della moda. Si trova insomma a dover scegliere tra ciò che conosce e ciò che non conosce, una situazione che conosciamo tutti molto bene.
Armanda è una donna curiosa. Non a caso, dati i suoi natali disastrosi e umili, diventa un grande personaggio. Perché è la curiosità che ti spinge ad ampliare i tuoi orizzonti. Finché non senti questo bisogno di sapere, di conoscere, resti sempre quello che sei. Parlo della curiosità umana, quella che ti spinge a voler entrare nel vissuto delle persone.
Il tutto in una Milano che arranca. Come vede il capoluogo meneghino di questi tempi?
Milano è la mia città e io le voglio bene, però da tanti anni abbiamo un’amministrazione modesta, che contrabbanda Milano per una città modernissima, efficientissima, vivacissima. La zona dei grattacieli mi fa rabbrividire. I grattacieli hanno senso a Manhattan, che è un’isola e che per crescere ha dovuto svilupparsi in altezza, non potendo svilupparsi in larghezza. Milano è una città estesa nel cuore di una pianura ubertosa, fertile, i grattacieli qui sono un insulto alla nostra storia, sono innaturali. Non è così che rilanci una città, ma lo puoi fare soltanto avendo cura delle periferie, visto che ormai le persone sono state cacciate dal centro storico, che era pieno di vita. Fino a qualche decennio fa ogni ceto sociale abitava il centro. Accanto al palazzo del conte c’erano le case dell’artigiano e del macellaio. Negli anni hanno snaturato il centro storico e abbandonato le periferie a loro stesse.
Per poter rinascere le periferie hanno bisogno di una comunità e una comunità si fonda sul lavoro. In questo senso il mondo sindacale è essenziale per ritessere i legami spezzati delle periferie.
Là dove il lavoro non c’è, là dove non si produce, là dove si dislocano le aziende, lasciando a casa migliaia di operai, creando ulteriore disoccupazione, c’è poco da fare. Tutto parte dalle classi dirigenti e dalle classi politiche, che hanno smesso di curarsi degli interessi del paese. Quando smetti di produrre smetti di crescere. Nel nostro paese non c’è più una classe politica che abbia fatto scuola di partito, che è la bellezza e la ricchezza d’Italia. Quando i sindacati avevano un peso, l’industria cresceva, ma adesso non è più così. Di questo ho cercato di parlare nel romanzo, che per altro si nutre di grandi passioni amorose. D’altra parte, la storia d’amore è la chiave delle mie storie. Racconto attraverso le storie d’amore la storia del nostro paese.
A volte sembra farsi buio, ma di luce ce n’è tanta nel suo romanzo.
Sempre.
Penso a Guido e Lavinia Pasini, che aiutano Armanda come se fosse figlia loro.
Sono persone fantastiche, ma sono come una goccia d’acqua nel mare.
Quale lettore immagina quando scrive?
Io non immagino. So che i miei romanzi sono letti molto dalle donne, perché storicamente chi legge è la donna. Lei lo sa che la lettura silenziosa è stata inventata dalle donne? Nel medioevo la lettura era tutta ad alta voce. Poi, le monache di Sant’Ambrogio, per rispettare la regola del silenzio, hanno inventato la lettura a mente. Le donne hanno sempre letto più degli uomini. Ma, tra chi legge le mie storie, ci sono anche tantissimi uomini e si parla di persone di tutte le età, dai 12 ai 102 anni. La cosa curiosa è che mi legge l’extracomunitaria, che è venuta in Italia e che ha imparato un po’ la lingua, mi legge l’alto prelato, quando vuole respirare un attimo, mi legge la persona acculturata.
Un’ultima domanda. Quale libro ha sul comodino?
In questo momento sto leggendo un libro Sellerio, Spia contro spia di Duško Popov. A questo personaggio si è ispirato Ian Fleming per raccontare il personaggio di 007. È un libro divertentissimo.
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Per la prima foto, copyright: Steven Su.
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