“La rivincita” di Michele Santeramo
La rivincita è il romanzo d’esordio di Michele Santeramo, nato a Terlizzi (Bari) nel 1974 e già autore di diversi testi teatrali tra cui Sequestro all’italiana, Le scarpe, Nobili e porci libri, Murgia, La prima cena, Konfine e La rivincita, portato in scena con grande successo nel 2011 e diventato infine un libro per Baldini&Castoldi.
«“Mai ti devi rassegnare, Vincé”, lo esorta il fratello Sabino, per uscire da quella porca miseria, così chiamata “perché la miseria fa veramente schifo!”».
Il titolo La rivincita pare quasi amaramente ironico non appena ci si immerge nella storia rocambolesca e tragicomica di Vincenzo e Sabino, due fratelli pugliesi figli di contadini delle Murge. È un viaggio tortuoso tra gli aspetti più critici e degradanti della nostra Italia contemporanea, all’insegna di una sola, primitiva, prerogativa: la lotta per la sopravvivenza. Con un umorismo a tratti grottesco e dal sapore molto nostrano, ci ritroviamo nel bel mezzo di un ottimo esempio della migliore e più vivace letteratura meridionale. Vincenzo e Sabino, e le relative consorti Marta e Angela, gravitano disperatamente attorno alla “roba”, di verghiana memoria, nel tentativo di recuperare le proprietà ereditate dai loro genitori e perse per una serie infinita di sfortunatissime coincidenze, sopravvivere ogni giorno agli artigli della sorte e non trascinarsi l’un l’altro nella porca miseria, come la chiamano loro.
Tutto parte da un assegno scoperto di quattro mila euro che Vincenzo firma a Sabino, che, di fatto, non doveva essere incassato e invece viene versato. Da una semplice e sfortunata svista iniziano le disavventure economiche e familiari dei due fratelli: Vincenzo a causa dell’assegno perde ogni possibile fido bancario e, nel frattempo, gli viene sottratto il terreno dalle Ferrovie dello Stato in cambio di un risarcimento irrisorio. Sabino, d’altro canto, è vittima delle stranezze di sua moglie Angela, che, pur ricevendo ogni settimana oltre quattrocento euro dal marito, è sempre senza soldi e cucina solo uova in tutte le salse. A causa delle loro infinite sfortune e non avendo altra scelta a disposizione, i due fratelli finiscono per affidarsi a degli strozzini e, per poter pagare i debiti accumulati, Vincenzo decide di farsi togliere il sangue a pagamento e progetta anche di vendere un rene. Perché «se la vita è una merda, però, mica te la fanno finire gratis».
Tutto pare ruotare attorno al potere magnetico e necessario dei soldi, ma dietro alla comicità dirompente si affaccia uno scenario italiano assai complesso e travagliato, tra questioni ambientali (ferrovie che spaccano in due i terreni, sversamenti di veleni, scarichi di rifiuti liquidi), i diritti e la dignità umana e dei cittadini.
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Considerando la grande dinamicità della storia e dei continui colpi di scena, il romanzo mantiene efficacemente ancora un’eco di pièce teatrale, nella quale pochi veri personaggi si muovono in un ambiente chiuso in se stesso, limitato al piccolo spazio del palcoscenico e a qualche sfumata scenografia, lasciando libera l’immaginazione del lettore. Dall’altro lato, questo meccanismo rende benissimo la soffocante sensazione di limitatezza e di chiusura che caratterizza il mondo di Vincenzo e Sabino: i due possono affannarsi e reinventarsi, anche ottenendo una parvenza di rivincita, ma comunque si ritroveranno a sbattere contro le pareti del teatro e a confrontarsi con le solite mediocri persone. Quasi sembra di trovarsi di fronte a una commedia greca della miglior specie, attraversata in continuazione da drammi, colpi di scena, personaggi patetici, situazioni al limite del paradossale e da una grande dinamicità.
In questo squarcio ben aperto sulla realtà del nostro Meridione, Santeramo sembra far sua la lezione tipicamente pirandelliana del riso amaro, che ormai sopravvive solo nelle produzioni teatrali e nella letteratura di protesta, poiché raramente riusciamo a trovarla nei prodotti cinematografici italiani sullo stesso tema: i film che ci vengono proposti sulle varie problematiche del Meridione spesso fanno leva solo sugli stereotipi e sulle figure macchiettistiche che divertono il grande pubblico.
Romanzo d’esordio di grande effetto, La rivincita di Michele Santeramo può esibire, nella sua scoppiettante raffinatezza, la mano esperta di chi sa già muoversi nel mondo delle storie.
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