La riapertura del MARTA – Museo Archeologico di Taranto
MARTA, il Museo Archeologico di Taranto, appena riaperto al pubblico, fa parte di quelle istituzioni culturali italiane che hanno avuto vita travagliata, a dispetto del valore dei tesori custoditi nelle sue sale. Nato nel 1887 per accogliere i frutti di ampie campagne di scavo pugliesi, che avevano riportato alla luce importanti reperti di varie epoche, aveva ricevuto una prima sistemazione accettabile solo a metà del XX secolo, con l’aggiunta di una nuova ala all’ex convento settecentesco dei frati Alcantarini, anche se gran parte delle raccolte restava accatastata alla rinfusa nei magazzini per mancanza di spazio.
Negli anni Ottanta, la mostra Gli Ori di Taranto aveva portato in svariate città italiane e straniere una ricca collezione di gioielli, svelando al pubblico in primo luogo la bravura degli orafi del periodo greco, tra il IV e il I secolo avanti Cristo, e in seconda istanza l’esistenza stessa del museo, situato in una città in cui la vocazione turistica è pressoché inesistente, a dispetto delle enormi potenzialità di un territorio affacciato sul mare e ricco di pregevoli antichità. La mostra aveva suscitato però anche grandi polemiche per la sparizione di un preziosissimo orecchino d’oro, misteriosamente scomparso in circostanze mai chiarite.
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Alla fine degli anni Novanta, il MARTA è stato chiuso per improrogabili restauri che sono durati, a fasi alterne, fino al 2007, anno in cui c’è stata una prima riapertura parziale. Solo negli ultimi anni, grazie anche all’utilizzo dei fondi europei, è giunto a compimento il progetto che, inglobando altri edifici adiacenti, permetterà di presentare finalmente al pubblico, entro il 2014, tutte le ricche collezioni rimaste per più di un secolo a languire nei magazzini, sia pure utilizzando un sistema di esposizioni a rotazione. Si avrà così un quadro completo di tutte le civiltà che si sono succedute sul territorio, a partire dagli Apuli per poi passare ai Greci, ai Romani e ai Bizantini fino all’alto Medioevo.
C’è da sperare che ora il MARTA sia pubblicizzato in modo adeguato, così da costituire un buon punto di partenza per un rilancio, spesso auspicato ma non realizzato, della città di Taranto, che potrebbe trovare nel turismo un’alternativa alla monocultura industriale dell’acciaio, da tempo in seria difficoltà.
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