“La ragazza che cuciva lettere d’amore” di Liz Trenow
La ragazza che cuciva lettere d’amore è un romanzo della scrittrice inglese Liz Trenow, pubblicato in Italia nel giugno 2015 dalla casa editrice tre60, marchio editoriale di TEA, con una traduzione di Manuela Carozzi.
Esiste un legame tra Caroline, una londinese dei nostri giorni nel pieno di una crisi d’identità e Maria, spettatrice delle due guerre e di molti altri orrori. Il romanzo si apre con il racconto di quest’ultima, intervistata da una giovane dottoranda in sociologia. La donna inizia così a riportare alla luce le pagine drammatiche della propria vita, attraversata solo poche volte da momenti emozionanti e positivi.
Cresciuta in un orfanotrofio, Maria fin da giovanissima si dimostra sapiente nell’attività del ricamo e con l’amica Nora, all’improvviso, viene portata a Buckingham Palace per lavorare come ricamatrice di corte. Sul suo viso dolce e minuto, ben presto si posano gli occhi del principe David, affascinante e alla ricerca di un’avventura con una ragazza semplice, lontana dai modi finti dell’ambiente aristocratico. Maria si concede al suo seduttore senza battere ciglio, travolta da sensazioni per lei del tutto nuove. Quando la pancia comincia a crescere e il principe le appare sempre più distante, disperso nei suoi viaggi da militare, Maria si rende conto che quello che lei chiamava amore, si era rivelato un abbaglio. Ma la delusione di un sentimento destinato a sfumare è solo il primo passo verso una sofferenza che non conoscerà tregua. Perché la famiglia reale, al fine di evitare lo scoppio di uno scandalo, decide di allontanarla dal mondo, “cucendole” addosso l’etichetta di pazza. Maria con un bambino in grembo che si fa già amare, si ritrova presso quell’inferno dal nome elegante e illusorio che è l’Helena Hall. Dopo il parto si rifiuta di credere che il neonato sia morto, perché ne sente il pianto, lo stesso che le rimane impresso nella mente, come unico segno di vita del figlio.
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Da questo momento in poi è un susseguirsi di anni, che si affollano pesantemente gli uni sugli altri, mentre lei è costretta a prendere pillole che l’alienano. Tutto questo alla luce della consapevolezza di essersi giocata l’esistenza nel mare di quelle emozioni, che fuggono dopo essere state consumate in fretta. Lo affermerà lei stessa, quando in preda a un dolore divenuto più velato col passare del tempo, ma immobile nella sua intensità, si pone in una posizione di autocritica: «la completa rovina della mia vita per colpa di una manciata di ore». A salvarla da una morte interiore è la sua passione, quella per il ricamo. Durante il soggiorno all’Helena Hall, riprende la trapunta su cui aveva cominciato a lavorare, quando era ancora al palazzo reale. Su questo insieme di stoffe preziose, che si compongono secondo uno stile patchwork, Maria rappresenta i propri affetti attraverso metafore sofisticate, che vanno lette come codici. A interpretarli sarà Caroline quando nel 2008 si ritrova questo cimelio tra le mani. Da qui comincia a raccogliere informazioni sulla trapunta senza sapere che quello è solo l’inizio per ritrovare se stessa, perché tra quei tessuti si nasconde anche parte delle proprie origini.
Nel leggere La ragazza che cuciva lettere d’amore di Liz Trenow si ha l’impressione che il titolo del libro non evochi quella che è la tragicità di una trama, in cui l’amore non si afferma solo nella relazione tra due amanti, ma anche nel rapporto tra un genitore e un figlio, tra due amiche, o ancora tra due soggetti uniti da un filo conduttore apparentemente inesistente, ma capace di scorrere lungo il tempo senza disperdersi. La trapunta per Maria costituisce un punto di riferimento entro cui raccogliere una memoria, che rischia di andare perduta nel flusso di farmaci feroci e divoratori di ricordi. Le esperienze passate, così come gli affetti, tra cui spicca più di tutti quello per il figlio, si risvegliano grazie all’amore incondizionato per il ricamo, unica fonte di vita nell’inferno Helena Hall. Perché le passioni, forse lo si dovrebbe ricordare più spesso, sono l’essenza di un individuo. Maria è una ricamatrice e ritroverà in un ago e in un filo ciò che la ricongiunge con quel mondo da cui la vogliono tenere lontano. A ispirare Caroline, che vive un momento delicato con una storia finita male alle spalle e la voglia di ripartire anche dal punto di vista professionale, sarà proprio la dedizione di Maria verso ciò che la fa sentire ancora una persona. Il coraggio di riprendere in mano la propria vitae di lavorare con le mani e con i colori assecondando la propria creatività, è come un dono che la donna di oggi accoglie da chi l’ha preceduta nelle esperienze umane.
In La ragazza che cuciva lettere d’amore, Liz Trenow ha indagato questo sentimento sotto diverse forme, e tra queste a far riemergere le due protagoniste è proprio quello che le proietta verso loro stesse.
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