“La principessa di Clèves” e l’origine del romanzo psicologico
Madame de La Fayette (1634-1693) pubblicò in maniera anonima nel 1678 quello che viene considerato da molti critici il primo romanzo psicologico della letteratura francese: La principessa di Clèves.
La contessa de La Fayette, dama di corte e frequentatrice dei salotti culturali di Parigi, ebbe modo di conoscere i maggiori intellettuali dell'epoca e scrisse diverse opere, spesso sotto pseudonimo poiché la scrittura per una donna del suo rango era considerata sconveniente. Ne La principessa di Clèves, che contiene anche elementi del romanzo storico, la scrittrice ci descrive la vita durante gli ultimi anni del regno di Enrico II di Francia, soffermandosi sui fasti della corte alle prese con matrimoni combinati, gelosie e dolori di amanti respinti.
La protagonista è mademoiselle de Chartres, una delle dame più corteggiate per la sua bellezza e la sua virtù, che decide di seguire i consigli della madre e acconsentire al matrimonio con il principe di Clèves, anche se per lui prova molta indifferenza. La ragazza conosce l'amore solo quando incontra il duca di Nemours, amore corrisposto e dal quale hanno origine i suoi tormenti. La principessa, infatti, si dilania interiormente, lotta tra l’abbandonarsi alla passione e il restare fedele a suo marito e ai suoi principi.
La trama non è molto complicata, ma l’aspetto innovatore del romanzo è che grande spazio viene dato ai pensieri dei personaggi, ai ragionamenti e alle questioni che questi si pongono. Apparentemente gli episodi che si succedono sono pochi, come poche sono le descrizioni dettagliate, soprattutto fisiche, mentre ci si sofferma sui piccoli gesti, sugli sguardi e molto accade nell’animo dei personaggi.
Per avere un’idea della maniera in cui la storia avanza, leggiamo un estratto della terza parte.
***
Fino ad allora aveva ignorato i mortali affanni della diffidenza e della gelosia; aveva pensato soltanto a proibirsi di amare il duca di Nemours, e non aveva ancora cominciato a temere che lui amasse un’altra. Sebbene i sospetti che quella lettera le aveva insinuato fossero scacciati, non smisero però di aprirle gli occhi sulla possibilità di essere ingannata, e le lasciarono un’impressione di diffidenza e gelosia che non aveva mai provato. Si meravigliò di non aver affatto pensato a quanto fosse poco probabile che un uomo come il duca di Nemours, che si era sempre fatto conoscere per la sua leggerezza con le donne, fosse capace di un legame sincero e duraturo. Ritenne quasi impossibile essere contenta della sua passione.
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«Ma se anche potessi esserlo, si diceva, cosa ne voglio fare? Voglio tollerarla? Voglio acconsentire? Voglio ritrovarmi in un’avventura? Voglio venire meno al principe di Clèves? Voglio venire meno a me stessa? E insomma voglio espormi ai crudeli rimorsi e ai mortali dolori che provoca l’amore? Sono vinta e sopraffatta da un’inclinazione che mi travolge mio malgrado. Ogni mia ferma decisione è inutile; ieri pensavo tutto quello che penso oggi, e oggi faccio l’esatto contrario di quello che avevo deciso ieri. Devo staccarmi dalla presenza del duca di Nemours; devo andarmene in campagna, per quanto possa sembrare strano il mio viaggio; e se il principe di Clèves si ostina a impedirmelo o a volerne conoscere la ragioni, forse farò il torto a lui, e a me stessa, di rivelargliele».
***
Nel passaggio appena citato la protagonista riflette sul sentimento che prova per il duca di Nemours e sulla possibilità che il suo amore sia fasullo; esamina la situazione per capire cosa vuole fare e quali conseguenze potrebbero avere le sue decisioni.
Da questo brano capiamo come Madame de La Fayette abbia gettato le basi per quello che sarà poi sviluppato e definito “romanzo psicologico”, creando un modello letterario che ha ispirato la moderna letteratura, un tipo di romanzo in cui più che raccontare una storia, l’autore si concentra sull’analisi dei personaggi, sul loro carattere e il loro modo di pensare, così da presentarlo in maniera più verosimile al lettore.
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