La prima polemica di Stefania Giannini, nuovo ministro dell'Istruzione
Cambio di governo, cambio di ministro. Poteva essere evitabile, ma la ventata di nuovo del neopresidente del Consiglio Renzi ha investito anche la scuola e il ministero di viale Trastevere; e così il testimone passa da Maria Chiara Carrozza a Stefania Giannini. Nuovamente una donna, secondo un trend abbastanza comune; e nuovamente un rettore universitario, quindi per lo meno un'addetta ai lavori.
Stefania Giannini, come parlamentare, è una senatrice eletta in Toscana; fa parte della settima Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) ed è inoltre, dal novembre 2013, segretaria e coordinatrice politica di Scelta Civica. Sua la dichiarazione di appoggio al governo dopo il colloquio con il presidente incaricato. A livello di ricerca, è professore ordinario di linguistica e glottologia all'Università per stranieri di Perugia ed è stata appunto rettore dell'università fino al 2013. Nel 2010, è diventata presidente della Società italiana di Glottologia. La sua esperienza si apre anche all'Europa: dal 2005 al 2009 è stata rappresentante italiana nel Comitato di Selezione del programma Erasmus Mundus e inoltre membro del Comitato di orientamento strategico per le relazioni scientifiche e culturali fra Italia e Francia nel 2009.
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Come da tradizione, ormai, il ministro ha subito fatto parlare di sé per una prima polemica. Nonostante il quasi divieto del presidente del Consiglio di rilasciare dichiarazioni prima del discorso programmatico, Giannini si è espressa su alcuni punti relativi all'istruzione, tra cui i test d'ingresso all'università. Ma il motivo del contendere è stato un altro: intervistata da «Il Messaggero» sugli scatti d'anzianità degli insegnanti, il ministro ha sostenuto che si dovrebbe superare questo sistema di automatismi, e adottare "criteri premiali"; chi si aggiorna e migliora viene premiato. Un'idea semplice, di cui Giannini parla «in modo generale prescindendo da eventuali misure che ancora non ho neanche lontanamente concepito».
Pronta ̶ poteva essere altrimenti? ̶ la risposta dei sindacati: no. Meglio che la scuola rimanga un ammortizzatore sociale e un parcheggio, e che il merito non venga premiato. E forse ha ragione chi critica in modo aspro.
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