“La politica nell’era dello storytelling” di Christian Salmon
Un piccolo grande racconto: si potrebbe definire così La politica nell’era dello storytelling di Christian Salmon, edito da Fazi nella collana «Le terre» che ospita, fra gli altri, Michel Onfray, Franco Cardini, Gianni Vattimo, Jacques Attali.
Piccolo per il suo limitato numero di pagine, La politica nell’era dello storytelling, ma grande perché riesce, con poche e icastiche battute, a delineare il quadro di grande complessità che è venuto a generarsi in ambito politico in maniera progressiva nel corso dell’ultimo decennio. Si legge tutto d’un fiato, il volume di Salmon, in non più di qualche ora, grazie a un’impostazione vivace sebbene non frammentaria e un linguaggio rapido, divertente, che la traduzione di Nicola Vincenzoni lascia “vedere” con chiarezza.
Il saggio, organizzato in tre capitoli e un preambolo, si muove con agilità fra sociologia e politologia, storia della comunicazione e letteratura contemporanea. Ed è proprio nel preambolo, intitolato Dell’insovranità, che Salmon mette a fuoco il filo rosso steso attraverso il suo scritto: quelli che lui chiama «segnali di un processo di autodivoramento dell’homo politicus». Siamo dunque di fronte a una serie di passi che hanno configurato un processo di «decostruzione della funziona politica». Alla base di questo processo, per il nostro autore, vi è «una doppia rivoluzione». È così che Salmon rivolge il suo sguardo all’annosa problematica dello svuotamento della sovranità statale del suo contenuto, a causa della doppia rivoluzione di cui sopra, sostanziatasi nell’intervento combinato di neoliberismo e nuove tecnologie. Il proposito dell’autore è perciò quello di «abbozzare un ritratto collettivo» di alcune figure politiche di grande rilievo, emerse proprio da questo scenario di «“deperimento” dello Stato», da Clinton a Sarkozy, attraverso Bush Jr., Blair, Berlusconi e Obama.
Quest’ultimo è il “protagonista” del primo, e forse più importante, capitolo del libro, «È la performance, idiota!». In tal senso, il punto di avvio del racconto, dolente e divertito allo stesso tempo, è la convention nazionale democratica del 28 agosto 2008 a Denver, nel Colorado, convention in cui Barack Obama tenne il proprio discorso di accettazione della candidatura a presidente degli Stati Uniti. Ciò che l’autore mette in evidenza più di ogni altra cosa è proprio l’utilizzo di uno storytelling articolatissimo, con riferimento al «“narratore” di Obama», David Axelrod. L’incontro fu occasione per decine di migliaia di persone, di convergere in un’unica “grande narrazione”, nella quale ciascuno si poteva sentire, ed era anzi pienamente legittimato a sentirsi, parte di «qualcosa di imminente e di fatale».
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La performance di quello che sarebbe diventato il primo afroamericano presidente degli USA è stata la proposta di una storia, di un racconto, non il propinare un’ideologia vuota; secondo Salmon, la forza di Obama è stata proprio quella di offrire a tutti «una sintassi diversa, quella delle assonanze e della conciliazione, quella delle identità meticce e delle variazioni». In un’ottica del genere, la convention ha, per Salmon, sincronizzato quattro età mediatiche diverse: «l’età tribunizia dell’arringa pubblica», «l’età della radio e delle “conversazioni al caminetto” inventate da Franklin Delano Roosevelt», «l’età della televisione e della telepresenza dei corpi e dei volti» e, infine, «l’età di Internet, che assorbe le tre età precedenti immergendole nell’interattività».
La politica nell’era dello storytelling non è, però, solo un saggio su Obama. Christian Salmon, infatti, destreggiandosi fra contenuti di diversa natura, oltre che trovando appoggio tanto in Jeffrey Alexander quanto in John Austin e persino in Don DeLillo, compie un vero e proprio viaggio, da Obama alla “cerimonia cannibale” celebrata dalla politica odierna, tanto statunitense quanto europea, passando da Sarkozy e Hollande per giungere alla “politica spettrale”, protagonista dell’ultimo paragrafo del libro. Si potrà dunque concludere, secondo il ricercatore francese, che «l’uomo politico, che non è mai stato tanto visibile, tanto esposto nei media, costantemente telepresente, questo uomo politico che conosciamo bene da almeno due secoli è a rischio di estinzione».
L’uomo politico dipinto da Christian Salmon in La politica nell’era dello storytelling è, in ultima analisi, «uno spettro rischiarato da quelle stesse fiamme che si accingono a divorarlo».
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