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La parola ai social network: libri che postano, twittano, chattano

Social networkSe nella vita reale diamo una sbirciata sui social network almeno una volta al giorno, la narrativa contemporanea registra nelle sue pagine l'ossessione per Facebook, Twitter e simili? Sì: esistono libri che adottano le recenti forme di scrittura rappresentate da post, tweet, chat, email e sms.

I generi più ricchi di nuove tecnologie sono i romanzi rosa e i thriller, forse perché più frequentati dai lettori, o perché richiedono interazioni strette tra i personaggi. L'uso dei social media sembra, però, aumentare la distanza tra i protagonisti. Nei romanzi I terribili segreti di Maxwell Sim di Jonathan Coe (Feltrinelli, 2010) e Ameni inganni di Giuseppe Culicchia (Mondadori, 2011) non ci sono veri rapporti: gli oggetti del desiderio si incarnano in navigatori satellitari e fotografie patinate. Già nel 1994 un romanzo ormai introvabile, Schermo nero di Remo Guerrini (Mondadori), affrontava il tema della creazione di un simulacro virtuale, non compromesso dal contatto fisico: a conferma della paura del confronto. Allego alla presente il mio amore per lei di Vincenzo Vigo (Fuorionda, 2013) è la storia di un non-incontro, programmato per non deludere le aspettative coltivate in un fitto scambio di email. La corrispondenza online è la nuova forma del genere epistolare, come dimostrato dal romanzo Le ho mai raccontato del vento del Nord di Daniel Glattauer (Feltrinelli, 2010), che ha appassionato i lettori tanto da generare un seguito, La settima onda (2010).

Se Internet è l'inedito terreno dell'amore, la sua natura sfuggente e misteriosa favorisce i tradimenti. Un affaire coniugale di Eliette Abecassis (Tropea, 2011) e Legami di Isabel Fonseca (Mondadori, 2009) sottolineano quanto sia facile crearsi una doppia vita, ma anche venire scoperti: l'aumento dei mezzi espressivi non conduce a un sincero scambio comunicativo, ma a un isolamento paralizzante. Il protagonista di Per l'@more basta un clic, scritto da Rainbow Rowell (Piemme, 2012), riuscirà a dichiararsi superando la confortevole barriera della posta elettronica? Le relazioni amorose non si semplificano neppure nella concisione degli sms: Io sono l'altra di Els Quaegebeur (Piemme, 2009), Sublime passione di Tjuna Notarbartolo (Pizzo Nero, 2011) e 1 amore per sms ma facendo l'amore veramente di Francesco Micocci (Coniglio, 2007) accelerano il gioco della seduzione, anticipando la fisicità dell'affetto con l'erotismo verbale.

La scrittura condensa il residuo degli incontri sessuali in Diario intimo di una squillo perbene di Belle de Jour (BUR, 2009), nato come blog premiato dal quotidiano «The Guardian» per la sua qualità letteraria. In altri libri il web è il contatto iniziale tra i protagonisti: uno dei tre episodi di La trasparenza del buio di Roberto Pazzi (Bompiani, 2014) inizia con un contatto via chat, subito rimpiazzato dalle fotografie e dalle videochiamate. L'approccio virtuale precipita nella realtà: Lovebook di Simona Sparaco (Newton Compton, 2011) e Verso domani di Camilla Trinchieri (Marcos y Marcos, 2014) ricordano che Facebook è nato per attualizzare vecchie conoscenze.

Anche nei thriller gli indizi spuntano dagli schermi per deviare il corso del presente: in Enigm@ Voltaire di Luis Lopez Nieves (Leone, 2010) e in Numero sconosciuto di Giulia Besa (Einaudi, 2011), email e sms ordinano ai protagonisti missioni investigative che li trascinano nel profondo della Storia e di sé stessi.

Grazie alla sua innovativa costruzione multimediale, la trilogia scritta da Anthony E. Zuiker Level 26 (Sperling & Kupfer, 2009-2012) integra la lettura su carta, la navigazione nel sito e la visione di filmati. Questo “digi-thriller” è un gioco, ma altri romanzi sfruttano i riferimenti all'attualità tanto da far sembrare attendibili i loro stralci di comunicazione online. La clandestina di Lars Gustafsson (Iperborea, 1999) racconta la storia di un consulente informatico ingaggiato da un fantomatico gruppo di separatisti, che fondano una repubblica indipendente dalla Moldavia, alla ricerca di visibilità internazionale. Arcana di Maxime Chattam (Sonzogno, 2007) propugna la tesi di un complotto internazionale, riportando estratti di un blog che denuncia la manipolazione delle coscienze. Culmine dell'uso narrativo dei social media è Scatola nera di Jennifer Egan (minimum fax, 2013), una spy story sviluppata su Twitter e perciò scritta in porzioni di testo da 140 caratteri. Questo romanzo non si riduce a un mero esperimento stilistico: è una riflessione sul ruolo che l'individuo sceglie di assumere nella comunità.

Internet è anche un potente mezzo di diffusione di storie autobiografiche: Baghdad blog di Salam Pax (Sperling & Kupfer, 2003), La ragazza di piazza Tahir di Younis Tawfik (Barbera, 2012) e Vogliamo vivere qui tutt'e due di Amal Rifa'i e Odelia Ainbinder (TEA, 2003) sono testimonianze in presa diretta sui conflitti mediorientali. C'è bisogno di uno sguardo meno convenzionale anche sui problemi del nostro Paese: Spinoza (Aliberti, 2012), a cura di Stefano Andreoli e Alessandro Bonino, antologizza oltre 2000 battute tratte dall'omonimo sito di satira che sfida preconcetti e censure. Un tentativo surreale di sovvertire la visione della politica è raccontato nel romanzo Movimento per la disperazione di Tommaso Pellizzari (Baldini&Castoldi, 2014): attraverso frammenti di pagine web, email, sms, chat e registrazioni, la storia della fondazione di un partito per l'estinzione della razza umana.

La celebrazione dell'annientamento è una specie di esorcismo che si rivela pure nei racconti di vicende più intime: la malattia e la morte sono temi gettonati sui social network. Qualche mese fa si è acceso su Facebook il dibattito sulla sperimentazione di farmaci per le malattie rare, ampliato in Respiro dopo respiro. La mia storia di Caterina Simonsen (Piemme, 2014). Allo scambio polemico si contrappongono la delicatezza e l'intensità di un rapporto epistolare tra i lettori del quotidiano londinese «The Observer» e Ruth Picardie, che ha condiviso l'esperienza del cancro in una serie di articoli, raccolti in seguito in Due o tre cose prima di andarmene (TEA, 2000). Testamento spirituale è anche Scendo. Buon proseguimento di Cesarina Vighy (Fazi, 2010), in cui lo stile letterario difende l'integrità intellettuale di una scrittrice che sta perdendo l'uso della parola.

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Social networkLa scrittura digitale aiuta ad accettare la morte in Tu, per ora #persempre di Laurie Frankel (Sperling & Kupfer, 2013), ma può persino attrarre verso di essa: in Wintergirls di Laurie Halse Anderson (pubblicato da Giunti nel 2010 e riedito nel 2013 con il titolo Così leggere da bucare le nuvole) compare il fenomeno dei blog che incitano all'anoressia, mentre in Freccia. Voglio che l'alcool mi porti via di Fabio Palumbo (Paoline, 2008) la dipendenza visibile dall'alcolismo occulta la ricerca disperata di consenso sociale.

Le doppie vite degli adolescenti sui social network si caratterizzano spesso per l'aggressiva fame di notorietà: Real world di Natsuo Kirino (Neri Pozza, 2009), Saranno infami di Alberto Paleari (Fandango, 2012) e Come doveva finire di Alberto Gentili (Garzanti, 2011) descrivono il disagio giovanile ai tempi dell'obbligo della massima esposizione mediatica.

Se non ci sono spettatori, pensieri e azioni non esistono: in A bomba! di Catherine Forde (Sinnos, 2012) tutto finisce su Youtube; Il segretissimo blog di Libby di Shana Norris (Giunti, 2009) e Su Myspace sembravi più carino di Emotrilly (Mondadori, 2009) trasferiscono online il batticuore delle prime cotte.

Le logiche adolescenziali permangono nel comportamento degli adulti: Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook di Alessandro Schwed (L'ancora del Mediterraneo, 2010) è il resoconto dei dialoghi tra un padre e il figlio quindicenne, mentre Beati e bannati di Bea Buozzi (Perrone, 2010) aspira a essere una sorta di manuale di educazione sentimentale contemporanea, tra cacciatori di facili conquiste e vendette tramite falsi profili.

La maschera che si può indossare tramite lo schermo nobilita la quotidianità: La parte migliore del giorno di Philippe Delerm (Frassinelli, 2010), La nonna a 1000 di Hallgrímur Helgason (Mondadori, 2014) e Una mamma da URL di Patrizia Violi (Dalai, 2010) trasformano vite normali in sequenze di aneddoti per sconfiggere le piccole depressioni di una vita poco eccitante, se confrontata con gli stereotipi della celebrità. La ballata di Jonny Valentine di Teddy Wayne (minimum fax, 2014) è una satira azzeccata dello star system, che pervade con i suoi feticci l'intimità delle relazioni. In Richard Yates di Tao Lin (il Saggiatore, 2011) i protagonisti si chiudono nella propria alienazione, identificandosi con nomi di attori.

Il travestimento rischia però di alimentare una comunicazione distorta, con conseguenze tragiche: dal cyberbullismo in Fake. Falsi profili di Adriana Merenda (Piemme, 2014) allo stalking in Lasciami lasciarti di Charline Dschischkariani(Aliberti, 2010).

I social network sembrano l'ultima frontiera dell'affermazione di sé, ma i libri citati confermano il perdurare della scrittura tradizionale per affrontare il mondo contemporaneo, e, più ancora, il dominio assoluto dell'immagine. Gli scopi delle piazze virtuali, a voler essere cinici, sono riassunti rispettivamente nei titoli di un romanzo di Jennifer Egan(minimum fax, 2012) e nella cronaca autobiografica di James Lasdun(Bompiani, 2014): l'utente comanda Guardami; Facebook, Twitter e gli altri social network chiedono Dammi tutto quello che hai.

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