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La neve e i suoi insegnamenti ne “La lezione del freddo” di Roberto Casati

La neve e i suoi insegnamenti ne “La lezione del freddo” di Roberto CasatiCercano tutti di darci lezioni, dai genitori agli insegnanti ai capi agli sconosciuti incontrati per strada. Non ci biasimi nessuno se nei nostri appartamenti surriscaldati e nelle nostre città intiepidite dall’inquinamento abbiamo perso la lezione del freddo. Volente o nolente, invece, l’ha ascoltata il filosofo Roberto Casati, che per un anno accademico si è trasferito con la famiglia – sua moglie Bea, le figlie Ninni e Anouche e il cagnolino Blacky – ad Hanover, nel New Hampshire, sulla costa est degli Stati Uniti, un luogo in cui, durante i lunghi mesi invernali, la temperatura è costantemente parecchi gradi sottozero.

Qui Casati ha avuto l’occasione di conoscere un freddo ai più sconosciuto e di raccontarlo: il gelo vero, quello che porta la temperatura sotto zero di decine di gradi e costringe nel quotidiano a fare i conti con metri e metri di neve. Un gelo ai più sconosciuto perché il freddo lo conosciamo come conosciamo Barcellona o Londra, da turisti. La lezione del freddo, pubblicato da Einaudi, è il racconto di questi mesi trascorsi da Casati negli Stati Uniti, dei suoi incontri, delle sue avventure, e, soprattutto, di ciò che ha imparato.

 

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Sì, perché il freddo ha tanto da insegnarci, a partire dalla disciplina, dalla necessità dell’organizzazione, dal valore del tempo, che non è denaro ma è l’unica cosa che abbiamo per dare dignità a ciò che ci sta a cuore. Il freddo rivela le insidie che nasconde la bellezza, una bellezza come quella di un paesaggio innevato, puro e luminoso oltremisura, una bellezza che spesso non è altro che un’illusione e a dimostrarlo è tutto ciò che riemerge quando la neve si scioglie.

La neve e i suoi insegnamenti ne “La lezione del freddo” di Roberto Casati

La neve è una grande maestra di vita: ci insegna che ogni nostro passo lascia irrimediabilmente una traccia, che ogni nostra azione ha un peso e, sopra ogni altra cosa, delle conseguenze. Nascondersi è impossibile e cancellare le proprie impronte è utopico. «La neve ci parla dell’ordine delle cose. Del prima e del dopo», scrive Casati. La neve raccoglie le tracce di tutti: degli esseri umani e degli animali, di quegli animali che tanta fatica facciamo a capire. È fondamentale non escludere nessuno strumento che ci può permettere di fare un passo in avanti nella comprensione di ciò che non conosciamo. Gli animali, per esempio, possono insegnarci tanto proprio perché sono molto diversi da noi.

Spesso critico nei confronti della società contemporanea, dove domina la «cultura dell’impazienza» e l’ottimizzazione e l’asciuttezza sono assurti a «nuovi idoliK, Casati annota come a dominare ormai sia un ideale di semplificazione, un ideale che molto si allontana dalla natura, che sempre si è dimostrata prudente e disposta ad accogliere il cambiamento, alla perenne ricerca di un equilibrio capace di dar conto dell’inevitabile complessità del mondo.

Il freddo, poi, insegna che il giorno è prezioso e che è un errore pericoloso accettare uno stile di vita senza aver tentato esperimenti alternativi. Lo scrittore, per esempio, si è reso conto che l’ideale organizzazione della sua giornata consiste nel lavorare da prima dell’alba a mezzogiorno, in modo da avere l’intero pomeriggio libero da impegni professionali. Ah, ma allora lavori part time? Gli viene detto quando prova a comunicare a qualcuno quest’idea. L’uomo – un’altra lezione del freddo – è meno propenso ad accettare il cambiamento rispetto alla natura.

La neve e i suoi insegnamenti ne “La lezione del freddo” di Roberto Casati

Nella consapevolezza che il freddo scomparirà dalla Terra, Roberto Casati ha costruito un libro potente che ha il sapore di un testamento. Sono pagine capaci di raccontare con semplicità l’inestricabile complessità delle cose. Il linguaggio non è poetico e ricercato ma ordinato e composto, come un paesaggio innevato. Tutto ha importanza e merita dignità, sembra dire Casati, dimostrando di aver ben assimilato la lezione di Thoreau. La lezione del freddo conferma l’attenzione che il mondo della letteratura italiana da qualche tempo ha cominciato a dedicare alla montagna e al regno del gelo, uno scenario fino a qualche anno fa poco approfondito. Alte altitudini per basse temperature pare oggi un’equazione molto attraente.

 

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Due sono gli esempi più eclatanti che precedono Casati: Mauro Corona, da L’ombra del bastone (Mondadori 2005) a La via del sole (Mondadori 2016), passando per La fine del mondo storto (Mondadori 2010), e Paolo Cognetti, da Il ragazzo selvatico (Terre di mezzo 2013) al premio Strega Le otto montagne (Einaudi 2016), per settimane in cima alle classifiche dei libri più venduti. Queste narrazioni e il successo che stanno ottenendo testimoniano l’attrazione che luoghi così lontani dal marasma delle città stanno provocando in noi, che ci scopriamo ogni giorno più irrequieti e impauriti, alla disperata ricerca di autenticità. Forse solo la lezione del freddo potrà rispondere a queste nostre urgenti esigenze.


Per la prima foto, copyright: Emanuel Hahn.

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