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“La Nebbiosa”: lo sguardo di Pasolini su una Milano ormai scomparsa

Pasolini, La nebbiosaDopo aver dato alle stampe nella sua collana Le Silerchie il testo di una sceneggiatura per un film ambientato a Milano, da cui il titolo La Nebbiosa, scritta da Pasolini e rimasta sconosciuta ai più per decenni, la casa editrice Il Saggiatore, in collaborazione con il Comune di Milano e il suo Polo Musei Storici e Archeologici, presenta dall’8 maggio al 14 settembre, presso Palazzo Moriggia (sede del Museo del Risorgimento), un’iniziativa molto interessante che prende spunto dal testo pasoliniano.

Si sa che Pier Paolo Pasolini nel 1959 visse per alcune settimane a Milano, percorrendola in lungo e in largo in cerca degli scenari dove ambientare la storia a cui stava pensando, basata sulle scorribande di alcuni teddy boys, come venivano chiamati allora quei ragazzotti che vestivano in jeans e giubbotto di pelle come James Dean, Marlon Brando e altri attori dei film americani dell’epoca sulla “gioventù bruciata”, e ambientata nella notte di Capodanno del 1959, momento di passaggio dagli anni Cinquanta ai Sessanta.

Lo scrittore era affascinato da questi ragazzi, che considerava differenti dai “ragazzi di vita” romani, in quanto figli della borghesia e spinti a comportarsi da piccoli delinquenti non per necessità, come nel caso dei proletari e sottoproletari delle borgate, ma soprattutto per noia e spirito di emulazione.

Si trattava di scrivere non un romanzo ma la sceneggiatura di un film, che gli era stata commissionata da due oscuri registi, alla quale dopo vari ripensamenti finì per dare il titolo La nebbiosa.

I curatori della mostra hanno cercato di immaginare e rappresentare quella Milano in gran parte scomparsa, o almeno profondamente modificata, che passò allora davanti agli occhi di Pasolini e che avrebbe dovuto essere protagonista di un film rimasto sconosciuto al pubblico, dal momento che i registi che alla fine lo realizzarono alterarono profondamente la sceneggiatura originale e cambiarono il titolo, creando un prodotto che sparì dalla circolazione dopo soli cinque giorni di proiezioni in una sala milanese.

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Sono state dunque selezionate numerose fotografie dagli archivi del Museo Fotografico Contemporaneo e dell’agenzia Contrasto, scattate a Milano tra il 1950 e il 1965 da fotografi celebri come Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Federico Garolla, Mario Cattaneo e altri, allineate a formare un percorso ideale scandito da frasi tratte dalla sceneggiatura scritta da Pasolini.

La Milano della crescita frenetica e disordinata degli anni del boom, tra la ricostruzione degli edifici distrutti dalla guerra e il desiderio di modernizzazione, simboleggiato dai primi grattacieli e da nuovi quartieri periferici, per l’epoca avveniristici, come Metanopoli, si presenta ai visitatori con tutte le sue luci e le sue ombre: osterie che oggi non ci sono più, vigili che dirigono il traffico nella nebbia, nuove case costruite in mezzo ai campi incolti della periferia, ragazzi che si affollano attorno ai meravigliosi juke-box e scorrazzano in motoretta nelle loro notti brave.

A questa prima parte della mostra, basata sulle immagini d’autore, è destinata ad affiancarsi, dal 5 giugno, una seconda sezione che dovrà essere costruita attraverso le fotografie d’epoca più significative in possesso dei cittadini milanesi, che sono invitati a consegnarle a Palazzo Moriggia in occasione della visita.

Fino a 1850 immagini potranno essere selezionate, ristampate ed esposte in apposite bacheche contrassegnate dal nome dell’offerente, per andare a costituire quella che, nelle intenzioni dei curatori della mostra, dovrà essere la prima social exhibition milanese, per creare e condividere una storia collettiva che, come la sceneggiatura di Pasolini, non ci è stata mai raccontata.

Se questa iniziativa avrà successo, Il Saggiatore ripeterà l’esperimento il prossimo anno basandosi su un testo di Camilla Cederna per raccontare gli anni Settanta.

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