“La musica segreta dei ricordi” di Alyson Richman
Lo scrittore Roberto Bolaño raccontando il Cile di Pinochet riesce a creare un'atmosfera estremamente realistica che trasuda il dolore e la miseria, il patimento di un'intera generazione rovesciatosi, per riflesso, nei decenni successivi. I figli di questa sofferenza hanno taciuto il loro passato, alcuni non l’hanno conosciuto se non in età adulta, altri hanno rielaborato quel poco che i genitori sono stati in grado di raccontare. Bolaño dipinge la disperazione di quegli anni e il lettore corre veloce sul filo delle parole incastonate dallo scrittore, il quale definisce la struttura e la forma della dittatura di Pinochet. Ora, se proviamo a immaginare queste atmosfere come sfondo politico e sociale di un romanzo e aggiungiamo una storia d'amore adolescenziale che matura e sprigiona la sua forza nell'arco di un trentennio per poi subire il peso di un passato devastante tra luci e ombre, abbiamo gli ingredienti dell'ultimo libro di Alyson Richman che, attraverso una trama fitta di avvenimenti giocati su continui flashback, porta il lettore in un viaggio dal Cile al Perù, dalla Finlandia alla Svezia, seguendo le note di un grammofono che a stento trova spazio tra i bagagli prima della partenza per l'Europa.
In questo modo, si presentano Salomè, giovane collezionista improvvisata, mente creativa, curiosa del mondo, colta madre cilena, emigrante in Svezia con la famiglia, dopo l'accettazione della richiesta di asilo politico; Octavio dapprima ragazzo impacciato e follemente innamorato di Salomè, poi uomo premuroso e sempre accanto alla moglie nonostante le atrocità della vita; Samuel iscritto a medicina e in analisi che cerca di diventare "un medico migliore" mentre tenta di rievocare la sua infanzia tra immagini che aveva rimosso e ricordi sfocati; Kaija, magra ed esile (o almeno così appare a Samuel), che riesce a dare un aspetto nuovo al giovane medico fresco di studi.
Ma sono soprattutto i personaggi come i bambini, figli innocenti e spesso spettatori di crudeltà, ad avere un ruolo determinante come occhi su un mondo che non dovrebbe neppure essere immaginato, figure che, se me lo si concede, possono sembrare marginali, ma contengono un potenziale narrativo che talvolta prevarica gli stessi protagonisti. È quel loro essere "allo stato brado" che li rende così forti e al tempo stesso esili, tanto da volerli preservare dalle atrocità e da tanta disumanità.
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E qui entra in scena l'attualità del romanzo di Alyson Richman, La musica segreta dei ricordi, abilmente tradotto da Isabella Zani e in uscita per Piemme il 19/11/2013. Salomè ha provato a difendere gli innocenti (tutti, nessuno escluso) dal suo passato, da quello che la dittatura ha fatto al suo corpo e alla sua mente, ma è stato proprio l'atto di nascondere il fango ad avere inciso nei rapporti coltivati con costanza nel tempo e negli spazi, quelli che la vita le ha concesso. Richman chiede al lettore quanto possa far male un segreto.
Si tratta di uno sforzo non indifferente, quello a cui ci chiama Richman con il suo ultimo romanzo. Uno sforzo che mette in discussione le nostre stesse convinzioni e mentre riflettiamo, ripensando alle atrocità di un periodo storico come quello raccontato in questo libro, ci accorgiamo della complessità della domanda a cui siamo chiamati a rispondere. E forse ci arrendiamo e preferiamo tacere. Ma nel momento stesso in cui certi meccanismi sociali vengono raccontati e dibattuti capiamo che gli stessi meccanismi esistono. In virtù di questo esiste anche l'umanità che ha portato a superarli.
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