La musica, presenza viva nella letteratura di Hornby
Che cosa fareste se vi ritrovaste sulla soglia della mezza età, piantati dalla fidanzata, con un fatiscente negozio di dischi da gestire mentre la vostra vita va letteralmente a rotoli?
Il trentacinquenne Rob Fleming decide di affidarsi alla musica, unica certezza in un mondo da cui ha sempre cercato di scappare, metro di giudizio di ciò che lo circonda tanto da diventare presenza viva nelle sue giornate tra citazioni di canzoni e gruppi. Si presenta così il più famoso tra i romanzi di Nick Hornby, “Alta fedeltà”, il quale ha subito due adattamenti: oltre al film del 2000 con John Cusack è stato prodotto nel 2006 un musical di Broadway con lo stesso titolo. “Alta fedeltà” è il primo esempio di come la musica sia un elemento portante nelle opere Hornby, relazionandosi con la scrittura nei modi più svariati.
Stipato di riferimenti musicali, il romanzo si aggiudica il podio come indimenticabile incontro tra musica e letteratura.
Diversi sono i libri in cui l’autore sperimenta possibili legami tra queste due realtà, affidandosi anche alla esperienza musicale acquisita come critico del New Yorker. Questa esperienza gli ha procurato critiche mosse da altri giornalisti, i quali lo hanno biasimato per le sue recensioni di stampo conservatore a favore del rock classico piuttosto che il post-rock sperimentale sempre più in voga di questi tempi.
Dopo il rocker fallito di nome JJ di “Non buttiamoci giù” (2005) Hornby dipinge l’ennesimo prototipo di ex musicista squattrinato affetto da depressione cronica in “Tutta un’altra musica” (2008). L’autore affronta il tema del mondo virtuale, del ruolo sempre più influente che ricopre nelle comunicazioni e dell’insolito binomio amore e musica.
L’opera musico-letteraria più interessante dell’autore, che vede raggruppati ventisei tra i suoi lavori più ambiziosi, è sicuramente “31 Songs” (2002). Questa si propone come collezione di saggi su canzoni, album e il legame affettivo che hanno assicurato loro un posto privilegiato nella memoria dello scrittore. Una riflessione su cosa ha reso una determinata canzone degna di essere definita “un classico” o una “hit da classifica” e come possa essa diventare parte della colonna sonora della vita di un individuo. Hornby ha selezionato grandi classici come Bob Dylan e Bruce Springsteen, cantanti della scena indipendente come Ani DiFranco e artisti del panorama commerciale come Nelly Furtado.
Lo scrittore stesso si è a sua volta immerso nel panorama musicale, come dimostra la sua collaborazione con il gruppo americano Marsh. Sono stati realizzati diversi progetti tra cui la partecipazione dello scrittore a diversi tour europei della band, durante i quali leggeva parti dei suoi saggi. Il gruppo era solito reinterpretare cover degli artisti presentati dallo scrittore, quali Bruce Springsteen ed i Clash. Hornby ha inoltre dedicato un intero saggio al gruppo durante una delle loro performance live.
Nick Hornby ha recentemente collaborato con Ben Fold nella creazione di un album, componendo veri e propri “racconti brevi musicati”. “Lonely Avenue”, rilasciato lo scorso settembre, è il prodotto dell’incontro tra le melodie pop-rock di Ben Folds e quella malinconica realtà abilmente narrata dallo scrittore nei suoi romanzi, dando così possibilità agli ascoltatori di sperimentare una nuova forma di audiolibro, direttamente collegato al cuore pulsante della musica.
“Sembra quasi che se metti la musica (e i libri probabilmente, e i film, e il teatro, e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto non arriverai mai a chiarire la tua vita amorosa, e a considerarla un prodotto finito. [...] Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati o al settimo cielo e questi stati d'animo sono difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida. Forse Al green è responsabile di molte più cose di quanto mi sia mai reso conto.”
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