La musica al suono di Zarathustra
C’era una volta la musica persiana; ha perso le sue caratteristiche originarie, integrandosi sempre di più con i modelli statunitensi ed europei con il risultato che hip hop e musica elettronica sono diventati parte integrante della musica iraniana oggi. I principali musicisti attuali sono: Yas, Hossein Alizadeh, Zebhazy, Arash, Sogand.
Ma cosa era la musica persiana alle origini e come si è trasformata attraverso i secoli? Lo scoprirete leggendo l’agile libretto di Ramin Bahrami edito dalla Nave di Teseo nell’ottobre del 2021.
Il titolo Mille e una musica. Breve storia della musica persiana non tradisce le aspettative riposte. Ramin in 123 pagine con uno stile ampio e disteso, armonioso, ricostruisce il percorso della musica persiana dalla sua nascita nel VI millennio a. C. fino ai giorni nostri; e lo fa musicista, considerando che lui, nato a Teheran nel 1976, è uno dei massimi interpreti viventi di Bach, per il quale nutre una passione profonda e totale.
Il medesimo stile, rilassante anche se affronta tematiche complesse, caratterizza gli altri due libri sempre pubblicati dalla Nave di Teseo nel 2019: Wolfang Amadeus Mozart. Il genio sempre giovane e Ludwig van Beethoven. Il genio ribelle.
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L’idea portata a realizzazione nel presente libriccino lo ha accarezzato fin da giovane, nonostante le difficoltà del caso, stante la scarsezza di fonti scritte e gli deriva – si legge nella prefazione – dall’input ricevuto dal nonno Mehdi Bahrami, grandissimo archeologo e stimato ricercatore, morto a soli quarantasei anni con quaranta pubblicazioni tradotte in tutte le lingue, il quale ha generato in lui il seme della ricerca antichistica.
Ben fece il nonno se questo è il risultato: Ramin infatti con questa opera colma una lacuna vistosa della cultura mondiale, visto che pochi sono gli scritti su questo tema. E poi pregevole è l’aspetto sintetico del volumetto che in poche pagine attraversa in modo esaustivo la musica persiana colta nei suoi elementi salienti attraverso i secoli: dalla preistoria della musica persiana e le sue relazioni col culto di Zarathustra alla nascita ed espansione della Persia per arrivare agli Achemidi, e poi al dominio ellenista di Alessandro Magno, alla dinastia degli Arsacidi. Attraversa poi i tempi dei Sasanidi per arrivare alla Persia islamica, agli Abbasidi, ai Safarditi, all’invasione afghana, alla dinastia dei Qajar, alla dinastia dei Pahlavi. Si passa poi alla nascita della Repubblica islamica (1979). Segue un piccolo compendio teorico di musica persiana per concludere il libretto con una sognante riflessione: Io, Bach e la musica persiana.
Come si può osservare, l’opera si dirige in ogni epoca e lo fa con quella leggerezza che solo un grande musicista può conseguire. Nello specifico, la musica persiana aveva una funzione non marginale negli usi e costumi del popolo, anzi influiva direttamente nella vita quotidiana della società. I Persiani, aperti al mondo e agli scambi culturali, seppero mescolare le loro esperienze con quelle delle civiltà mesopotamiche, come quella assiro-babilonese, creando «sorprendenti alchimie e dando vita a un mondo musicale multiforme che avrebbe influenzato in maniera determinante non soltanto i popoli vicini, ma addirittura i vicini nemici, come i Greci e il loro modo di intendere l’arte delle muse».
Questi esempi di dialogo musicali si possono osservare nei reperti archeologici, nelle statue e nei documenti iconografici. Tali scambi si intensificarono a partire dalla conquista di Babilonia ad opera di Ciro (538 a. C.)
Per quanto sia difficile dare una data precisa della nascita della musica persiana, questa è collocabile intorno al VI millennio a. C. ed ebbe la grande fioritura con il magistero del profeta Zarathustra. I primi canti si svilupparono sull’altipiano iranico e incitavano i soldati a esaltare le virtù e i meriti dei loro re. La musica persiana ha quindi influenzato la lirica greca arcaica, in cui si tessono le lodi dei capi militari e si invita al combattimento. Sia nella musica persiana che nella lirica greca è presente l’elemento amoroso.
Ma è soprattutto nell’arco di tempo tra il XVIII e il XV secolo a.C. che la musica persiana raggiunse la sua maturazione in concomitanza con la nascita di Zarathustra o Zoroastro. Questo è attestato dalla vasta opera Avesta, il testo sacro dello Zoroastrismo. Qui Ramin si sofferma a spiegare le relazioni tra musica e religione iraniana che vede al suo centro il Dio del bene Ahura Mazda (nome dato all’unico Dio, creatore del mondo sensibile e sovrasensibile, da cui l’altro nome della religione monoteista, Mazdeismo.
«Il profeta Zarathustra avrà anche un ruolo imprescindibile nella fondazione e nella formazione della musica iraniana gettando le basi per una musica in grado di sviluppare un carattere riflessivo, che poi ha generato anche grandi melismi e melodie struggenti in grado di commuovere profondamente».
Nonostante il carattere enigmatico, oscuro, allusivo dei testi sacri il messaggio è chiaro e ricorrente: la lotta tra il bene e il male, tra le persone dedite alla verità e quelle alla menzogna; il che è ben espresso anche nella musica.
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In questa relazione intima tra religione e musica affonda le sue radici la musica persiana e retaggi di questa arrivano ai nostri giorni, per quanto, come dicevo all’inizio, l’introduzione della tv satellitare in Iran dagli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, si siano diffusi modelli statunitensi ed europei.
Il prezioso libriccino è corredato di immagini a colori e nella sua fruibilità è consigliato anche ai non esperti.
Per la prima foto, copyright: Marius Masalar su Unsplash.
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