“La metafora”: da ornamento del linguaggio a fondamento del pensiero
Nell’ambito delle scienze umane non c’è forse nessun altro argomento che abbia ricevuto, fin da quando gli uomini hanno cominciato a riflettere sulla natura del pensiero e del linguaggio, un’attenzione così diffusa e generale come la metafora; filosofi, psicologi, studiosi della poesia e del linguaggio, hanno guardato alla metafora come ad uno dei luoghi privilegiati, e al tempo stesso più problematici, per la verifica delle proprie ipotesi.
Così Patrizia Violi, nell’introduzione all’edizione italiana (da lei curata nel 1982) di Metafora e vita quotidiana, opera fondamentale degli americani George Lakoff e Mark Johnson, descrive in modo eloquente il trattamento che la metafora, nel corso dei secoli, ha subìto da parte degli studiosi di ogni ramo e formazione, suscitando un interesse trasversale e, forse, maggiore rispetto ad ogni altra “figura retorica”. Considerata spesso come la “figura fondante”, il “genere” di cui tutte le altre (figure) sono la specie, in termini tradizionali la metafora rappresenta, a partire dalla retorica latina e con Quintiliano (I sec. d.C.), un procedimento di “sostituzione di una parola con un’altra il cui significato letterale abbia una qualche somiglianza col senso letterale della parola sostituita”. In altre parole, consisterebbe (banalmente) in una sorta di similitudine contratta e scorciata del come, che nel paragone esplica e rende chiara la somiglianza.
Ma la gran parte degli studi moderni, sulle orme di Vico (il primo a intenderla come “forma originaria del linguaggio”, nel 1725), riconosce alla metafora ben altri ruoli, primo fra tutti quello di apportare informazione alla frase, non limitandosi, cioè, ad abbellirne o nasconderne il significato letterale. Ad esiti sorprendenti, soprattutto, pervengono le tesi di Lakoff & Johnson (rispettivamente, filosofo e linguista), che si spingono ad affermare che «la metafora è diffusa ovunque nel linguaggio quotidiano, e non solo nel linguaggio ma anche nel pensiero e nell’azione: il nostro comune sistema concettuale, in base al quale pensiamo ed agiamo, è essenzialmente di natura metaforica». La metafora, quindi, si riscontrerebbe in ogni ambito e momento della nostra vita quotidiana, rappresentando uno strumento senza il quale sarebbe impossibile qualsiasi delle nostre operazioni concettuali, dalle più banali alle più complesse.
Per dimostrare la natura metaforica dei concetti che strutturano le nostre attività quotidiane, gli studiosi prendono in esame un concetto metaforico assodato quale “il tempo è denaro”, nonché tutte le espressioni a esso collegate, come “sto sprecando tempo”, “hai perso un sacco di tempo, ecc. Partendo dal presupposto, ormai unanimemente condiviso, che il “tempo”, nella nostra cultura, è una merce pregiata e una risorsa limitata, Lakoff & Johnson passano in rassegna i molti modi diversi in cui “il tempo è (diventato) denaro”: nei salari a ore, negli scatti telefonici, nelle tariffe delle camere d’albergo. Diventato, perché «tutte queste pratiche sono relativamente recenti nella storia della razza umana, e non sono assolutamente comuni a tutte le culture. Esse si sono costituite nelle moderne società industriali e oggi strutturano le nostre fondamentali attività quotidiane in modo molto profondo».
Per dirla con altre parole, così come la nostra società è abituata ad agire come se il tempo fosse una risorsa limitata, così è portata a concepire il tempo allo stesso modo. Da qui dipendono tutte le espressioni e i concetti metaforici sopra riportati, e soprattutto la nostra tipologia di “concettualizzazione” del tempo, che non è affatto comune a tutti gli esseri umani, e nemmeno l’unica possibile. In base a questa specifica concezione metaforica del tempo, la società vive e agisce in quel modo specifico: è la cosiddetta “coerenza culturale”, secondo cui i più fondamentali valori di una data cultura sono coerenti con la struttura metaforica dei più fondamentali concetti di quella stessa cultura.
Da ornamento del linguaggio, da belletto della frase e della parola, la metafora si scoprirebbe quindi fondamento di gran parte della nostra conoscenza e, di conseguenza, del nostro modo di concepire e vivere il mondo.
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