La memoria degli italiani ed Emilio Salgari
La memoria degli italiani non è stata tanto indulgente con lo scrittore Emilio Salgari (1862-1911). Per dirla tutta il nostro popolo ha la strana, discutibile, tendenza a cancellare il ricordo storico di troppi personaggi ed eventi, relegandoli a un oblio che ha il sapore forte della negligenza.
L’Italia è un Paese talmente colmo di Storia da non riuscire a farla entrare tutta nella mente dei suoi abitanti, ma è pur vero che in alcuni casi siamo noi, per svariate ragioni come il giudizio affrettato, a volerci disfare di quelli che, a torto, riteniamo “fardelli” usurati di un tempo lontano.
È accaduto anche con Emilio Salgari. Dapprima etichettato, anzi, incastrato con noncuranza tra i nomi della letteratura per ragazzi, oggi Emilio Salgari e le sue indimenticabili opere fanno ormai parte di un passato fumoso, che le nuove generazioni a stento conoscono.
Grazie ai bei film diretti dal compianto Sergio Sollima, due fra i più celebri personaggi salgariani, Sandokan e il Corsaro Nero, si sono in parte salvati dall’oblio, ma non basta: le trasposizioni cinematografiche, seppur di buon livello recitativo e ben dirette, non possono sostituire, per evidenti motivi, la lettura delle storie da cui sono state tratte, né rendere in alcun modo lo stile e il mondo di Salgari.
Lo scopo delle suddette parole non è quello di dar vita a un confronto tanto inutile quanto snob tra i libri e i film e, quindi, neppure cercare un contrasto a tutti costi (atto, peraltro, opinabile). In realtà si tratta solo del tentativo di spronare i giovani, qualora non l’avessero ancora fatto, a scoprire le avventure nate dalla testa e dal cuore di Emilio Salgari, ad avvicinarsi ai suoi personaggi, agli intrighi, agli amori, agli odi e alle vendette da lui descritti e che nulla hanno da invidiare ai moderni romanzi e saghe spesso di origine straniera (anche in questo caso l’intento è quello di far conoscere questo grande autore purtroppo sottovalutato, non certo accusare gli italiani di eccessiva esterofilia o, peggio, “condannarne” le scelte e i gusti letterari; chi ha scritto questo articolo non ha competenze, né diritti per fare una cosa del genere e neppure vuole averne, poiché la lettura deve aprire la mente, stimolare la creatività e non essere uno strumento di deleteria censura).
Lo scrittore, nato a Verona all’alba dell’Unità d’Italia, possedeva una fervida fantasia che gli ha consentito di affrontare temi ancora attuali e con uno stile molto personale e accattivante. Sfortunatamente la sua vita fu costellata da avvenimenti drammatici quali il suicidio del padre, la follia della moglie, Ida Peruzzi, internata in manicomio nonostante le costose e vane cure che dissestarono ancor di più le già infelici condizioni economiche della famiglia Salgari. A tutto questo si aggiunse la pesante mole di lavoro che l’autore, nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia dalla regina Margherita di Savoia nel 1897, doveva affrontare, rispettando rigidi tempi di consegna dei romanzi alle case editrici.
Salgari riuscì a ottenere un buon seguito grazie alle sue storie, ma non raggiunse mai le vette più alte della popolarità. Perfino i suoi colleghi e una parte della critica, allora riuniti nei celebri salotti letterari, furono magnanimi con lui. La sua vita si concluse con il suicidio e una lettera d’accuse agli editori che lo avevano portato sull’orlo dell’esaurimento nervoso.
Nonostante le vicissitudini, l’estro di questo scrittore, tanto ligio al lavoro, quanto gioioso e allegro con i suoi figli e sempre intento a inventare per loro nuovi giochi, è tuttora vivo nei suoi romanzi, rigenerandosi a ogni nuova lettura, nel cuore di ciascun lettore.
I detrattori di Emilio Salgari non mancano nemmeno oggi, a più di cento anni dalla sua scomparsa. È il caso di vedere alcune delle critiche più comuni mosse, nel tempo, a tutta la sua opera letteraria, in modo da poterle analizzare e discutere, riscontrando i tratti attuali di una produzione letteraria che non ha eguali.
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- Un autore minore che produsse solo storie per ragazzi. A questa critica si potrebbe obiettare in diversi modi. Su quali basi Emilio Salgari dovrebbe essere considerato uno scrittore meno importante di altri? Basta la popolarità a decretare un simile giudizio? Ricordiamo che lo scrittore fu osteggiato da una parte della critica, ma aveva comunque molti ammiratori. Inoltre scrivere letteratura per ragazzi non può certo divenire motivo di “declassamento”, poiché un simile giudizio non renderebbe giustizia al ruolo letterario, all’influenza e alla serietà di tale genere. Emilio Salgari non è solo un autore per giovani: anche stavolta le etichette sono come vestiti troppo stretti che si logorano con il passare degli anni. I suoi romanzi trattano temi universali, che possono essere compresi, in modo diverso e a seconda dell’esperienza, dai ragazzi e dagli adulti. Provate a leggere I drammi della schiavitù (editore Viglongo, 1992), scritto nel 1896 ed edito dalla casa editrice Voghera, in cui l’avventura si mescola alle atmosfere cupe della vendetta e della tragica vita in schiavitù in Africa nell’Ottocento.
- Uno stile d’altri tempi che mal si concilia con il gusto dei lettori moderni. Non smettiamo di leggere i grandi classici solo perché hanno un linguaggio e uno stile diversi da quelli dei romanzi moderni e contemporanei. Al contrario. Lo stesso dovrebbe valere per Emilio Salgari; ricordiamo, inoltre, che il suo stile non è per nulla ostico, né ridondante, anzi, ogni storia è costruita per coinvolgere, travolgere il lettore e condurlo per mano fino all’ultima pagina senza mai annoiarlo. Vi consiglio di assaporare la lettura del romanzo edito da Donath nel 1904 La città del re lebbroso, (Biblioteca economica Rizzoli, 1998), una storia d’amore, complotti, scenari esotici del Siam magistralmente descritti e, sullo sfondo, la leggenda del mitico elefante bianco.
- Favole con personaggi poco credibili. Emilio Salgari passava giornate intere a documentarsi nelle biblioteche, non scriveva mai di ciò che non conosceva e tutte le sue storie sono fortemente ancorate alle diverse realtà dei luoghi in cui venivano ambientate. L’autore, poi, era anche un giornalista e questo ruolo incise profondamente sulla scrupolosa ricerca e verifica delle fonti. La fantasia e il realismo sono sempre state a stretto contatto nell’opera di Salgari e nessuna poteva escludere l’altra. Leggete Le meraviglie del Duemila, (Viglongo, 1995) romanzo del 1907 pubblicato da Bemporad e considerato pioniere della fantascienza italiana, in cui ricerca, fantasia e il tema del viaggio nel futuro creano una storia irresistibile, preziosa base d’appoggio dal valore letterario inestimabile e indiscutibile.
Nonostante tutto questo Emilio Salgari non ha avuto, purtroppo, la fortuna e la celebrità di un altro grande autore di libri d’avventure: Jules Verne. Il dibattito sulle ragioni di tale ingiustizia è ancora aperto, ma noi italiani possiamo, intanto, rinfrescare la memoria (ri)scoprendo e (ri)leggendo Emilio Salgari, parte di un patrimonio letterario che non possiamo permetterci di dimenticare.
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