La mafia vista con gli occhi di Gaspare Mutolo
«Ho anche lavorato, ma quando viene fuori chi sei stato, la gente smette di fidarsi. Non rinnego nulla del passato, sono orgoglioso di quello che sono diventato, e quindi è anche grazie al mio passato se oggi sono una persona diversa.»
Queste parole sono parole difficili, che ci catapultano in una realtà lontana, diversa, estranea, portando tutti noi a riflettere, a cercare di capire, seppur con difficoltà, cosa voglia dire essere un collaboratore di giustizia. La storia raccontata da Anna Vinci, in Gaspare Mutolo, la mafia non lascia tempo (Chiarelettere) è quella dell’ex braccio destro di Totò Riina e dal 1992 collaboratore di giustizia. Un racconto che scava nel profondo, tornando indietro nel tempo, portando il lettore in un mondo passato.
In particolar modo, il mondo che viene presentato è quello di un ragazzino senza possibilità, quello di una Sicilia degli anni Cinquanta con una realtà difficile da affrontare.
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Allo stesso modo non è semplice parlare di chi si è stati, di cosa si è fatto e di come si è cambiati. La realtà che traspare è come una finestra che apre le sue ante su ciò di cui tante e spesse volte si sente parlare o si vede rappresentato sugli schermi, ma questa volta quel mondo è raccontato dall’interno, da un punto di vista che è mutato, che è voluto cambiare per cercare di divenire qualcos’altro.
La storia di un cambiamento unito alla storia di chi si era prima, la storia di una seconda vita e di una seconda possibilità, ecco ciò che è racchiuso nel libro di Anna Vinci. Unito a tutto ciò vi è il racconto di un mondo che muta costantemente le regole, i dettami, gli schemi di gioco, portando anche una realtà come la mafia a dover seguire gli inevitabili mutamenti, a modificarsi e adeguarsi. Non è una lettura semplice quella proposta da Anna Vinci, poiché mostra e racconta concretamente e realisticamente una serie di difficili risvolti, non sempre facili da assimilare e non sempre conosciuti.
«Sì, ripensandoci, restano soprattutto i rimpianti. Il resto qualcuno dice che lo metto nei quadri.»
La storia di Gaspare Mutolo è una reale, controversa e difficile da capire, ma permette di seguire il filo conduttore di un esame di coscienza profondo e autentico di colui che prima si trovava a essere parte di un meccanismo losco ma solido, arrivando poi a decidere di dissociarsene per poter divenire un’altra persona, quella che fino ad allora non era mai stata, imponendosi un cambiamento per amor suo, dei figli e della moglie.
«L’essere soldato continua ad assolverlo da ogni responsabilità oggettiva; soggettivamente la storia è più complessa. Resta, sempre, l’appartenenza alla mafia. Partendo dal passato che è rimasto dentro, indelebile e non più invadente, unico sempre è l’approdo: «Oggi, sono pittore…pittore naϊf» aggiunge con il suo immutato accento palermitano. Mutolo ha scoperto su internet questa dicitura riferita alla sua arte e precisa con orgoglio: «Il secondo per importanza dopo Ligabue sono.» Il verbo essere resta sempre alla fine della frase.»
È una sicilianità che permane, costante e indiscussa quella che traspare dalle parole di Gaspare e che rivela orgoglio e nostalgia per una terra ormai lontana, nella quale forse potrà tornare o forse no, un luogo di ricordi belli e brutti, che si mescolano in un sapore dolce-amaro dal retrogusto indimenticabile. Un animo che rimane, comunque e indipendentemente, tormentato, segnato da una vita che sembra averne vissute due, come se uno spartiacque avesse contraddistinto per sempre la sua esistenza. E come la storia insegna, è dai migliori tormenti che nasce la migliore arte. Gaspare Mutolo nella sua seconda vita e possibilità dedica all’arte il suo tormento interiore, ma anche le gioie dovute alla rinascita.
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Cosa ci lascia il libro di Anna Vinci? Ci lascia una storia lunga una vita e non solo, ci lascia entrare in una realtà lontana, presente e assente come un fantasma, reale, vera ma anche sfuggevole, difficile da afferrare e da comprendere. Non è solo la storia di un uomo, ma la storia di un’intera generazione, con la quale confrontarsi risulta complesso, ma la cui conoscenza risulta fondamentale per ognuno di noi.
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