“La macchinazione”, al cinema il film sugli ultimi giorni di Pasolini
La macchinazione di David Grieco racconta gli ultimi giorni di vita di Pier Paolo Pasolini. La pellicola, tratta dall'omonimo libro dello stesso Grieco, pubblicato da Rizzoli, arriverà nelle nostre sale il prossimo 24 marzo e si propone di raccontare la verità relativa all'omicidio dell'intellettuale italiano, ucciso all'Idroscalo di Ostia il 2 novembre del '75. Ma è possibile parlare di “verità” in relazione al caso di Pasolini? Negli ultimi quarant'anni sono stati numerosi gli articoli, i saggi, i film che hanno voluto dire la loro su una vicenda mai del tutto chiarita che, alla fine, ha riconosciuto un unico colpevole in Pino Pelosi.
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Nel maggio 2015 è stata archiviata l'ultima inchiesta sull’omicidio di Pasolini: per la procura non era stato possibile dare un volto ai cinque profili genetici rinvenuti sul luogo del delitto. Il legale della famiglia di Pasolini, Stefano Maccioni, aveva poi presentato al presidente della Camera, Laura Boldrini, diecimila firme raccolte con lo scopo di caldeggiarel'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare, volta ad approfondire ulteriormente le indagini sulla mortedi Pasolini. Nel corso della conferenza stampa de La macchinazione, la richiesta di una commissione d'inchiesta è stata rinnovata, in presenza del regista, dell'attore protagonista (Massimo Ranieri), degli onorevoli Paolo Bolognesi e Serena Pellegrini, e di Silvio Parrello, poeta, pittore e amico di Pasolini.
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Ma che cosa racconta, di preciso, La macchinazione? Come anticipato all'inizio, il film è incentrato, appunto, sugli ultimi giorni di vita di Pasolini. Grieco lascia intendere che l'omicidio sia in parte legato alla scomparsa dei negativi di Salò o le 120 giornate di Sodoma, sottratti il 26 agosto 1975 dall'edificio della Technicolor. Dal tentativo di recuperare quei negativi scattò la trappola mortale che decretò la morte di Pasolini, impegnato, in quel periodo, oltre che su Salò, anche nella stesura di Petrolio, la sua opera rimasta incompiuta. Grieco non manca di contestualizzare il suo film in un preciso momento storico, collocandolo in quella Roma in cui muoveva i suoi primi passi la Banda della Magliana, diventata, negli anni successivi, una delle organizzazioni criminali più famose d'Italia.
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Un paio di mesi fa è stato messo online il poster de La macchinazione. In primo piano c'era una macchina Lettera 22 della Olivetti con inserito un foglio, su cui spiccavano le parole «io so i nomi», che aprono «Cos’è questo golpe? Io so», un articolo scritto da Pasolini e pubblicato sul «Corriere della Sera» il 14 novembre 1974. Sotto la Lettera 22 vediamo scorrere del sangue, quello di Pasolini, sulla scritta «un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori», che troviamo scolpita sul Palazzo della Civiltà Italiana a Roma.
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Che a uccidere Pasolini non sia stata una mera faccenda tra omosessuali è fatto risaputo (o meglio, è difficile credere davvero a questa versione degli eventi), così com'è noto che la voce di Pasolini, negli ultimi tempi, si era fatta ancora più forte nella sua opera di denuncia. Tuttavia, al di là delle congetture, non si è mai giunti a una chiara e univoca verità giudiziaria sui fatti, anche solo per l'impossibilità di stabilire l'appartenenza di quei profili genetici ritrovati all'Idroscalo. Il regista de La macchinazione, che è stato anche collaboratore di Pasolini (e tra i primi a giungere all'Idroscalo dopo la sua morte, insieme al medico legale Faustino Durante), promette di raccontare qualcosa di nuovo sull'episodio e noi ci chiediamo, in effetti, quale sia questa sua verità. La risposta alle affermazioni di David Grieco la troveremo, forse, nelle sale la prossima settimana, con La macchinazione.
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