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“La luce dei giorni” di Jay McInerney, quando la vita è solo illusione

“La luce dei giorni” di Jay McInerney, quando la vita è solo illusioneÈ stato da poco pubblicato in Italia, edito da Bompiani nella traduzione di Andrea Silvestri, La luce dei giorni, l'ultimo romanzo di Jay McInerney, terza tappa di un ciclo cominciato nel 1992 con Si spengono le luci e proseguito con Good life nel 2006.

MacInerney, vero enfant prodige della letteratura statunitense grazie al successo inatteso e duraturo conquistato con il suo primo romanzo (Si spengono le luci), vive con la sua quarta moglie in un attico newyorkese e ha come vicini (è l’autore stesso ad averlo sottolineato in un’intervista) Susan Sarandon e Richard Gere, con i quali forse gusta cocktail elaborati sulla sua terrazza, godendosi i cromatismi serali dell’Empire State Building. Un po’ come i protagonisti del suo romanzo, Russell e Corrine Calloway, una coppia di coniugi cinquantenni, membri dell’upper class newyorkese (sebbene colpita dalla crisi del 2008, anno in cui è ambientato il romanzo), che forse ricorderanno al lettore Gatsby e Daisy, i protagonisti de Il Grande Gatsby di Fitzgerald, impersonando la coppia esemplare a cui si guarda per capire come è bene comportarsi. Intorno a loro la città. Le carriere, gli amori, i tradimenti, le amicizie vere o false di tanti uomini e donne, che sembrano cercare una felicità, che sfugge loro continuamente. Forse perché basata sul sesso e non sulla fedeltà, sulla bellezza rifatta e non sulla capacità di nutrire sentimenti, sul desiderio smodato di far danaro e di apparire: «l'unica religione cittadina è di scambiare costantemente quel che si ha per qualcosa di meglio».

 

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“La luce dei giorni” di Jay McInerney, quando la vita è solo illusione

Anche la politica e il problema razziale si fanno largo fra i discorsi dei protagonisti, nelle feste in cui la speranza di Yes, we can portata come bandiera da uno sconosciuto senatore nero dell'Illinois riesce a spostare l’attenzione su un futuro che deve essere migliore. Tutti sembrano alla ricerca di un nuovo tempo, con nuovi ideali, capaci di rendere felici ed essere in grado di sopravvivere al dolore creato dalle inquietudini e ambizioni di una generazione impreparata all’instabilità economica, politica e sociale da cui si vede accerchiata.

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La vita è molto cambiata a New York ed è profondamente cambiata anche per Russell e Corrine, lui alla costante ricerca di un novello scrittore di successo, lei immersa nella beneficenza per dare un senso alle sue giornate. Sono lontani i giorni scapigliati e la passione degli anni Ottanta e quando Corrine farà un bilancio della sua vita con Russell dirà: «Tutto qui? Rose una volta all'anno e una trombata da avvinazzati obbligatoria? Abbiamo cinquant'anni. Dove è finito il sentimento?  Che ne è stato della passione?».

Eppure, nel dolore del tradimento e della separazione, Corrine continua a sperare nella passione o forse nel ricordo di essa che la lega a Russell, perché sono le tempeste della vita che ci mettono davvero alla prova, mentre: «con calma di mare ogni naviglio, qual che sia la stazza, si mostra in grado di tenere il mare»[1].

“La luce dei giorni” di Jay McInerney, quando la vita è solo illusione

Le vite dei due protagonisti del romanzo di MacInerney vengono messe a dura prova, non c'è la gioventù e la bellezza di un tempo, vi sono le rughe sul viso e sul cuore, anche la loro vita all’apparenza così esclusiva è una vita pagata a caro prezzo, ma l'arte e l'amore in cui Russell e Corrine continuano a credere con ostinazione lascia spazio a una speranza, al racconto di un felice Natale col tacchino farcito e un abete del Colorado di oltre due metri, perché la vita ne La luce dei giorni è soprattutto illusione.


[1]Da Coriolano di W. Shakespeare

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