La letteratura tra empatia e responsabilità. “Emulazioni pericolose” di Luca Mastrantonio
Da grandi romanzi derivano grandi responsabilità. Lo sa bene Luca Mastrantonio, che all’interno del saggio Emulazioni pericolose (Einaudi), rivela il lato oscuro della letteratura che conosciamo: gli stessi libri che hanno deliziato migliaia di lettori (e, allo stesso modo, film, serie tv, videogiochi) hanno rappresentato per qualcun altro un’arma a doppio taglio.
Dinanzi al successo di un libro o di un film, ad esempio, si sono verificati episodi allarmanti, che l’autore del saggio riconosce come processi di immedesimazione con i personaggi conosciuti fra le pagine o sullo schermo. Indipendentemente dal fatto che questi personaggi possano essere stati concepiti dai creatori come buoni o cattivi, il lettore tende a identificarsi con essi, umanizzandoli ed empatizzando con la loro storia. In questo modo, le classiche barriere socioculturali cui, nella vita reale, non potremmo mai rinunciare vengono abbattute, eliminate.
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La sovraesposizione a questi contenuti, sollecitata dai molteplici strumenti a disposizione del fruitore e da una sorta di bombardamento di contenuti extra orchestrati ad hoc per essere in linea con gli interessi del destinatario a opera dei poteri forti, abbatte ulteriormente la distinzione tradizionale tra reale e finzione, con conseguenze nefaste. Uno dei primi casi di emulazioni pericolose è geolocalizzabile in Germania: in seguito alla pubblicazione nel 1774 del romanzo I dolori del giovane Werther a opera di Goethe, e al successo che riscosse presso il grande pubblico, l’autore assistette al verificarsi di episodi dai contorni sconvolgenti. In preda a una sorta di febbre da suicidio, in Germania e nel resto d’Europa si verificarono infatti casi di emulazioni con protagonisti per lo più giovani ragazzi che scelsero consapevolmente di ricreare le modalità del suicidio di Werther raccontato da Goethe. In particolare, la dama Christel Lassberg fu trovata priva di vita nelle fredde acque del fiume Ilm, con una copia del romanzo in tasca. Aveva diciassette anni e si era uccisa per un amore non corrisposto, gettandosi nel fiume poco lontano dal giardino del cottage di Goethe a Weimar.
Non è necessario quindi giungere ai giorni nostri per rinvenire casi di emulazioni pericolose che hanno causato un vero e proprio cortocircuito tra vita reale e vita fittizia. Nel caso di Goethe, le reazioni da parte delle istituzioni politiche e religiose furono piuttosto decise, al punto da arrivare a mettere al bando il libro incriminato. L’autore, sorpreso della reazione censoria, inserì una postilla per i suoi lettori nell’edizione del 1778, invitando a non emulare in nessun caso le azioni che avrebbero ritrovato nel romanzo.
I secoli passano, gli episodi continuano a ripetersi, le reazioni sono pressoché le stesse, fatta eccezione per gli strumenti usati. È il caso di Gomorra, la serie tv liberamente ispirata al romanzo best-seller di Roberto Saviano. In seguito al successo riscosso, in Italia iniziano a verificarsi casi di emulazioni che, anche stavolta, interessano giovani ragazzi che scelgono di adattare il proprio stile di vita a quello dei protagonisti dello schermo. Non soltanto indossando gli stessi abiti, adottando le identiche movenze, ma – talvolta – portando avanti atteggiamenti criminali nella vita di tutti i giorni. Un altro cortocircuito, quindi.
In molti si scagliano contro la serie tv, chiedendo a chiare lettere di fermare la messa in onda per evitare che nuovi episodi si sommino ai precedenti. Ma quanto è corretto intervenire con mano censoria davanti a casi come questo? È giusto eliminare automaticamente il problema senza scavare nella radice? Probabilmente no. Grazie al contributo di Mastrantonio è possibile riflettere in termini inediti su un dibattito che coinvolge la cultura così come la conosciamo da sempre. Dal momento che il prodotto “Gomorra” è stato concepito non per suggerire ai suoi spettatori un’emulazione, quanto piuttosto per raccontare l’attività camorristica dal punto di vista dei camorristi, non è mettendo al bando la serie tv che la situazione tornerà a stabilizzarsi. Nel saggio si suggerisce, invece, un atteggiamento volto all’educazione ai media e ai prodotti culturali: far comprendere, soprattutto ai più giovani, che quanto vedono sullo schermo non è reale, non va emulato ma compreso. Portando nelle scuole questi contenuti e dissezionandoli come in una sala operatoria, raccontando le radici creative e socioculturali che vi sono sottese, è forse possibile arginare il fenomeno.
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Il saggio ricorre a una casistica estremamente ricca, che si compone di contaminazioni dal mondo del cinema, della letteratura, dei videogiochi, delle serie tv, della musica, dando vita a un mosaico del panorama culturale italiano e internazionale ben orchestrato. Conosciamo la storia dell’assassino di John Lennon e la sua ossessione per l’Holden di Salinger; conosciamo il pericolo di possedere un’arma in America e le conseguenze che un solo romanzo di Stephen King può portare all’interno delle scuole; conosciamo il potere della musica di Kurt Cobain, e molto altro ancora.
Emulazioni pericolose svela con intelligenza risvolti sociologici sui quali è necessario interrogarsi e offre gli strumenti per appropriarsi dei contenuti dell’industria culturale senza esserne inglobati.
Per la prima foto, copyright: Fares Hamouche su Unsplash.
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