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La letteratura potrebbe salvare la Corea del Nord, vi spieghiamo come

La letteratura potrebbe salvare la Corea del Nord, vi spieghiamo comeLa letteratura potrebbe salvare la Corea del Nord. L'arte di scrivere, custode della memoria e paladina del libero pensiero, potrebbe essere la chiave per liberare il Paese asiatico da anni di dittatura. Sempre che il paese “guidato” da Kim Jong-un lo voglia.

 

Come si vive in Corea del Nord?

Si perché la Corea del Nord, nei documenti Repubblica Popolare Democratica di Corea, è un Paese misterioso per chi non ci vive (forse anche per chi ci vive). Gli abitanti sono poco più di 26 milioni, vivono con stipendi medi di meno di 2 euro al mese, non sono proprietari di nulla (neppure dei vestiti che indossano) ma vivono convinti che nel resto del mondo si stia peggio. Nel Paese d'altronde non si possono importare libri, giornali o supporti informatici (anche se qualche dvd dalla vicina Corea del Sud pare che di tanto in tanto arrivi) e internet non esiste, al suo posto vi è una rete intranet gestita dal governo attraverso la quale i cittadini possono consultare i siti governativi, le notizie filtrate dal regime e collegarsi a una biblioteca virtuale (pure epurata di qualsiasi fastidio per il leader).

 

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Eppure vi sono dei segnali che lasciano sperare. Nel Paese non vi è criminalità, certo, ma nelle carceri (o nei campi di concentramento) ci sono circa 20 mila persone (c'è chi sostiene 200 mila), per lo più per motivi politici: segno che esiste anche una qualche scintilla di opposizione interna. Poi ce la scolarizzazione. Tutto è gestito dal regime, è vero, ma intanto pare che il tasso di analfabetizzazione sia tra i più bassi del mondo. E si sa che saper leggere, saper interpretare, è una delle basi necessarie a un sano scambio di informazioni e idee, a una corretta interpretazione della realtà e alla comprensione della propria condizione umana, qualunque essa sia.

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La lettura in Nord Corea

Ecco perché diciamo che la letteratura (e più in generale la lettura) potrebbe salvare la Corea Del Nord. Perché nonostante i costanti e asfissianti controlli della dittatura imposta dal Partito del Lavoro di Corea (di fatto l'unico partito del Paese) la letteratura, anche di qualità, non manca. Pensiamo nomi come Hyok Kang, che si è fatto conoscere con il suo autobiografico La rondine fuggita dal paradiso (Piemme, 2004), che narra la sua fuga dalla Corea del Nord attraverso la Cina e la Corea del Sud. Kang Chol-hawan, che nel campo di Yodok ha vissuto con parte della sua famiglia dai 9 ai 19 anni, un’esperienza poi narrata nel 2000 in The acquariums of Pyongyang (in italiano presentato da Mondadori nel 2005 con il titolo L'ultimo Gulag).

Così come ci sono nomi meno fastidiosi per il regime, ma comunque conosciuti anche all'estero: Ri Ki-yong, Hong Myong-hui e Han Sorya. Oppure autori non coreani che richiamano l'attenzione sulla Corea del Nord con inchieste dettagliate, come il grande lavoro di indagine sui casi di rapimento di Stato compiuti dalla Corea del Nord tra il 1977 e il 1983 svolto da Robert S. Boynton, professore di giornalismo alla New York University, e pubblicato con il titolo The Invitation-Only Zone: The True Story of North Korea's Abduction Project, uscito da poco negli Usa.

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Il Solženitsyn coreano

E poi c'è Bandi. Bandi, o Bandi Teacher, è lo pseudonimo di un autore che vive sotto il regime di Kim Jong-un. Uno dei pochi dissidenti che riesce a lavorare, senza farsi scoprire, restando nel suo paese natale. Di lui si sa solo che è nato nel 1950, che è uno scrittore rispettato e membro dell'elite letteraria riconosciuta dal regime, che si è posto, col passare degli anni, su posizioni sempre più critiche nei confronti del governo nord-coreano. Superfluo dire che rischia la vita ogni giorno a causa della sua opera. Viene considerato il Solženitsyn coreano per la sua denuncia nei confronti della durezza del regime e delle condizioni dei detenuti politici in Corea del Nord. Di Bandi si parla negli ultimi tempi perché suo probabilmente sarà uno dei casi editoriali del prossimo periodo.

«I miei lavori – ha scritto nel prologo del suo The Accusation – non sono scritti per merito del talento, ma sono mossi solo da una legittima indignazione. Non scrivo con l'inchiostro e la penna, ma con lacrime, sangue e ossa». The Accusation è una raccolta di sette racconti scritti da Bandi negli ultimi vent'anni; sette storie di persone o famiglie che hanno quotidianamente a che fare con le restrizioni imposte dalla dittatura di Pyongyang.

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I diritti dell'opera di Bandi (lucciola, in coreano) sono stati già venduti in tutto il mondo. Bandi Teacher continua le sue collaborazioni con le principali riviste nord-coreane, sapendo di rischiare la vita, ma dicendosi convinto che il suo racconto della realtà coreana debba essere diffuso in tutto il mondo. La sua agente letteraria, Barbara Zitwer, ha recentemente dichiarato al «Guardian» che «mi occupo di letteratura coreana da oltre dieci anni, ma mai avevo trovato, prima d'ora, un autore simile a Bandi». Un giudizio condiviso anche da coloro che si stanno muovendo per fare ottenere a Bandi il premio Nobel per la letteratura. Un motivo in più per sostenere che la letteratura potrebbe salvare la Corea del Nord.

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