“La grande bellezza”: una nuova strada per il cinema italiano?
La vittoria de La grande bellezza nella notte degli Oscar, al di là delle critiche legittime che possono essere mosse al film, rivela la necessità di cambiare passo nel cinema italiano.
Le commedie familiari e familistiche, il piagnisteo cafone o la comicità pecoreccia non innalzano il nostro cinema al bello, ma lo trascinano verso il basso di modelli vecchi e banali. Allora va bene la vittoria di Sorrentino, dietro la quale c’è una carriera, un profilo registico, un’autorevolezza artistica smarrita nella maggior parte della produzione cinematografica italiana.
La via non è l’imitazione di Sorrentino, ma la ricucitura di un rapporto tra arte e società, attraverso visioni e narrazioni più ampie della commediucola intradomestica all’italiana.
Il cinema è l’arte del racconto novecentesco, con potenzialità ancora inespresse e una forte disposizione tecnica a far credere, a far compiere atti di fede verso le storie. Allora perché il cinema italiano pare quasi sempre così inverosimile? Forse perché realisticamente piatto, senza sugo, privo di grandi storie, di epica, di coralità.
Il merito davvero indiscutibile del film di Sorrentino, di questo suo ultimo film, è proprio la concentrazione corale del racconto su un pezzo medio-alto di Italia, assenti le classi medie e popolari. Ma tutta la cialtroneria italiana esce, e ne esce colpita e affondata. In qualche misura, sia pure con un registro differente e con altre intenzioni, esce sconfitto il Paese dal film Tir di Fasulo: un documentario lucido sulla vita dei camionisti sottoposti a regime si sfruttamento da parte dei medi e grandi padroni italiani.
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Due film per un cinema nuovo, con echi e richiami alla storia della nostra cinematografia, il neorealismo e il fellinismo, la maschera e il dolore, il circo e la strada. Ecco tracciate due strade, che sono già esempi discordanti, fuori dal coro. Altri se ne possono fare, ma soprattutto si può cominciare a costruire un altro cinema, un’altra visione dell’Italia, un altro sistema culturale e narrativo che riparta dall’interno del Paese. Allora son contento della vittoria di Sorrentino, come son contento di aver visto Tir, e sono ancora più contento quando guardo un film interessante viaggiando oltre lo schermo nell’immedesimazione felice con quel che accade dentro la pellicola. Tutto il resto è noia.
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