La forza di rinascere nonostante tutto. “Il rumore del mondo” di Benedetta Cibrario
Che rumori fa il mondo? È questa la prima cosa che viene in mente trovandosi tra le mani l’ultimo libro di Benedetta Cibrario intitolato Il rumore del mondo (Mondadori). Interrogativo banale? No, perché a ben pensarci il mondo emette tanti rumori, alcuni tenui e in sottofondo, altri più rimbombanti. I rumori sono tanti e il più delle volte scuotono le nostre menti come il suono di un clacson schiacciato con forza sul volante. C’è il rumore del tempo che passa e quello del cambiamento; c’è il rumore dell’attesa e quello della speranza. E ancora il rumore della natura selvaggia e quello della storia con i suoi mutamenti. Tra tutti questi innumerevoli rumori come può un individuo far sentire la propria voce?
Di anni dalla vittoria del Premio Campiello con il romanzo Rossovermiglio (2008) tradotto in diversi paesi e dal Premio Rapallo Carige con Sotto cieli noncuranti (2010) ne sono trascorsi parecchi, ma anche stavolta Benedetta Cibrario conferma di essere una tra le scrittrici più talentuose del panorama letterario italiano, capace di creare un romanzo storico delicato e intenso al tempo stesso che scuote il lettore dalla prima all’ultima pagina.
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Il rumore del mondo è la storia di Anne Bacon, una londinese figlia di un ricco mercante di seta («figlia della seta» è così che viene definita la giovane protagonista), e del suo amore per Prospero Carlo Carando di Vignon, un uomo bellissimo e ben consapevole di esserlo, che si rivelerà presto un essere altezzoso, sicuro di sé e arrogante, deludendo tutte le aspettative che questa diciannovenne, la quale crede fermamente nell’amore e nell’unione suggellata dal matrimonio, può avere. Anne e Prospero si sposano e Anne deve raggiungere il marito che l’ha preceduta in Piemonte. Deve quindi lasciare «tutto quello che conosceva, e per sempre. Non soltanto i familiari o gli amici ma anche i luoghi» a lei più cari. Durante il viaggio Anne si ammala di vaiolo e quando giunge a Torino per ricongiungersi al marito non è più la donna di cui Prospero si era innamorato: «sembrava ancora più piccola di come la ricordava, come se fosse rimpicciolita dentro il vestito». Pur essendo sopravvissuta a una grave malattia, la giovane donna non sente di essere stata fortunata, poiché la malattia le ha non solo rovinato la pelle, ma deturpato il futuro e sciupato ogni cosa. La vita coniugale si rivela inoltre diversa da come l’aveva immaginata. L’amore di Prospero sembra essersi consumato come una candela e Anne non ha altre alternative se non rassegnarsi al fallimento del suo matrimonio. Persino l’intimità che avrebbe pensato naturale tra un marito e una moglie non viene mai nominata e lei comprende con amara sofferenza che «l’estrema metamorfosi dell’amore non è il dolore; è la sua assenza».
Se la vita le ha giocato degli sgambetti inaspettati, Anne, personaggio forte e tenace, riesce a rimettersi in piedi e a ricominciare a camminare, con spirito ottimista, non vedendo tutto nero, ma imparando a vedere le cose da più punti di vista per cogliere quello più favorevole. Nella vita occorre sempre andare avanti, senza voltarsi indietro, qualunque cosa accada, perché come le ricorda la sua amica Theresa Manners, compagna di viaggio da Londra a Torino, e tra i personaggi degni di nota di questo libro, «dovranno cercare qualcos’altro in voi, e non accontentarsi di un bel viso. Voi fate in modo che lo trovino questo qualcos’altro e del viso non si ricorderanno più».
La forza di ricominciare Anne riesce a trovarla anche grazie alla vita di campagna. Il suocero Casimiro, un conservatore dell’ancien régime, per sbarazzarsi della presenza di questa «forestiera», di questo sbaglio compiuto dal figlio, la invita a occuparsi della loro proprietà di campagna, Il Mandrone. Dovrà tuttavia ricredersi sul conto della nuora quando scoprirà in lei un ottimo fiuto per gli affari e un grande spirito altruistico. Come tutti i proprietari piemontesi, i Vignon trascorrevano in città sei mesi all’anno e gli altri sei in campagna. In città si faceva vita di corte, tra salotti, balli e teatri, ma «i redditi necessari per una vita sociale dispendiosa traevano origine proprio da quella campagna in cui si viveva nel modo più frugale, apprezzando piaceri a cui, in città, nessuno avrebbe badato». Immersa in questo nuovo luogo, struggente e romantico come i quadri «dipinti da Turner, con le montagne sfumate nella foschia», Anne proverà la sensazione di aver trovato finalmente una nuova casa. Tra la natura e la dedizione per le opere benefiche e la vita operosa che vi conduce, come la promozione dell’istruzione, e grazie alla frequentazione di persone gentili che con modi semplici e amichevoli riusciranno a coinvolgerla e a farla sentire una di loro, Anne rinascerà di nuovo.
La storia di Anne e della famiglia Vignon s’intreccia con quella dello spirito del tempo, con quella di un’Italia che giorno dopo giorno inizia a cambiare: «Guardati attorno. Spira ovunque, è il vento del secolo». È il periodo delle lotte per l’indipendenza dagli Stati invasori e per la conquista dell’unificazione nazionale italiana. Il Paese è in fermento, infiammato da nuovi orizzonti ideali e dai progressi compiuti nel campo dell’economia, della morale e della cultura. La nazione Italia appare ancora vista in lontananza ma come un obiettivo sempre più raggiungibile.
Il rumore del mondo percorre un decennio di storia italiana (1838-1848). Nelle ultime pagine del libro, in una lettera indirizzata alla sorella Grace, Anne scriverà: «A giugno saranno trascorsi dieci anni da quando ho lasciato Londra. Salendo in carrozza credevo di andare incontro al futuro più luminoso che potessi desiderare […] Ho vissuto, invece, soltanto in un’epoca di tempesta. Le ho attraversate cercando di non perdere mai la speranza».
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Lo stile di Benedetta Cibrario è molto attento ai dettagli e alle emozioni dei protagonisti. La narrazione è arricchita da più punti di vista; vi sono capitoli interi dedicati all’epistolario di Anne con i familiari lasciati in Inghilterra e tutti gli appunti di viaggio trascritti dall’umoristica Theresa Manners.
In mezzo a tutto il rumore del mondo Anne riuscirà alla fine a trovare il proprio posto, imparando a non tener conto dell’opinione di una società che vive solo di apparenza, sopprimendo i sentimenti, e a ricominciare una nuova vita, perché come lei stessa afferma in un passo del libro «Dopo una stagione buia deve esserci per forza una primavera di speranza».
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