La forza della parola. “Gridalo” di Roberto Saviano
Una mappa, una guida e un indirizzo per la vita e nella vita in cui la parola svolge un ruolo primario: questo è quanto emerge nell’ultima, coinvolgente opera di Roberto Saviano, Gridalo (edito da Bompiani). È, per l’autore, un ritorno al passatoper comprendere il presente, per capire l’evoluzione che c’è stata e che potrebbe esserci; ciò poiché non esiste l’Io d’oggi se non è esistito l’Io di allora perché siamo il risultato delle scelte che abbiamo enucleato. Ma non solo: siamo anche, e soprattutto, l’esito di ciò che non abbiamo scelto, dell’altra via che non abbiamo percorso e della parola che non abbiamo detto. La forza delle parole emerge sin dalle prime pagine: esse sono i segni dei segni, ovvero i segni attraverso cui esprimiamo i nostri pensieri e le nostre idee che otteniamo dalla realtà che ci circonda, dall’osmosi con le informazioni che vivono nel nostro ambiente e che influenzano il nostro percorso esistenziale.
«Voglio essere io a dirti cosa si vede da questo punto del cammino. Ti ripeto, voglio solo darti una mappa.»
E la mappa ci conduce attraverso le storie di uomini e donne che hanno affrontato la vita con le parole o che si sono opposti a esse quando queste avrebbero potuto distruggere le loro esistenze così brevi ma così piene di vocali e consonanti che, isolate, furono inermi ma che, unite in contesti, frasi ed espressioni, mostrarono il loro essere parziale,non neutro e talvolta violento.
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Dalle pagine di Saviano emergono risposte a una serie di domande significative che dovrebbero essere poste in auge da chiunque: la società odierna trabocca davvero di Libertà? È quella che viviamo la Libertà per cui si combatté a lungo? Quali sono le nuove forme di tirannidi e quale è il ruolo della parola in queste? Illuminante, a tal proposito, è il quinto capitolo, Trecentomila Unlike, in cui l’autore ci accompagna nell’infosfera nella quale nulla è privato e tutto quanto viene reso pubblico – anche quanto concerne l’intima quotidianità di ciascuno – ed è, in maniera deliberata e sconsiderata, accettato da noi tutti. Il Web, continua Saviano, non è né buono né cattivo ma non è neutrale e ivi risiede la chiave di volta per l’interpretazione dell’odierno:
«Abbiamo volontariamente spuntato ogni clausola, con spazientita noncuranza: accetto accetto accetto accetto acconsento acconsento acconsento acconsento. Mentre noi cercavamo di capire il Web, lui aveva già scoperto ogni cosa di noi.»
Siamo nudi di fronte all’universo di dati che riduce le nostre personalità in un binomio di numeri. Per questa cagione dobbiamo gridare e tutelare il nostro diritto spogliato dai cookies e dalle “condivisioni con terze parti”.
Ma l’opera di Saviano non si limita a tutto ciò: vaglia con profondo senso critico i motivi per cui le parole fanno paura ai regimi, il perché esse rendonoliberi e ci permettono di volare con il pensiero e coprire amplissimi spazi che non potrebbero essere nemmeno sfiorati senza un parimenti amplissimo vocabolario. Il ruolo dell’uomo dissidente, di colui che non accetta la situazione perché è sempre stata tale, che vuole cambiare il Mondo muovendo dal particolare e dal quotidiano è analizzato anatomicamente in Gridalo e il filo rosso che ci conduce attraverso le storie di individui che, a loro modo, sono stati eccezionali è la volontà e la necessità che costoro hanno sentito di gridare con tutte le loro forze. Passato e presente si intrecciano in una concatenazione di vicissitudini avvincenti che mostrano come le nostre idee di “modernità” e di società quale avamposto del futuro non siano altro se non delle mere illusioni e mere trasfigurazioni di un “prima” avito che non ci ha ancora abbandonato.
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Emancipazione e libertà, in positivo (di) e in negativo (da), sono, in ultima analisi, le coordinate prime utili all’esegesi di un testo denso di significato, foriero di conseguenze rivoluzionarie per tutti i lettori: la forza della parola persuade tutti coloro che si dimostrano capaci di accettarne gli esiti e gli sviluppi. Ciò che Saviano, nella sua opera Gridalo, mostra chiaramente: gridare parole non è un vacuo esercizio libertario ma si dimostra essere il terreno prodromico dell’affermazione di una nuova società, di un nuovo presente scevro da pregiudizi atavici e anacronistici che, seguendo la via del pensiero libero già teorizzata da Gramsci, favorirà un futuro traboccante di idee nuove e di istanze davvero rivoluzionarie. Soltanto la forza delle parole ci salverà: questo il monito sotterraneo di Roberto Saviano.
Per la prima foto, copyright: Alexandra su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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