La forza creatrice delle parole. “Dizionario inesistente” di Stefano Massini
Intellettuale/artista estremamente poliedrico, drammaturgo e autore di opere di narrativa ma anche saggista, giornalista, regista teatrale, docente e, dopo lo straordinario successo di Lehman Trilogy, portato sulle scene da Luca Ronconi, consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa,Stefano Massini è uno degli autori italiani più conosciuti, premiati e rappresentati sulle scene internazionali.
Con Dizionario inesistente, edito da Mondadori, Massini, nato a Firenze nel 1975 e noto al pubblico anche per la sua partecipazione settimanale al talk show Piazza Pulita, fornisce l’ennesima prova di uno straordinario talento sui generis, omaggiando la meraviglia delle parole e la loro «portentosa invenzione».
Filo conduttore del suo viaggio, volto a dare un nome a quei territori emotivi che ne sono privi, è infatti il ruolo salvifico per la razza umana del linguaggio, incandescente «materia lavica» che è vitale arricchire e aggiornare, al fine di creare sempre nuovi «ponti tra noi e gli altri stesi sopra il fiume delle cose». Massini parte da un duplice presupposto: l’inadeguatezza del linguaggio a coprire l’intera gamma dell’emotività umana e la sua non neutralità, perché il non aver dato dignità di parola a determinati stati d’animo/sensazioni non è mai casuale, ma frutto di scelte valoriali. Come l’analogia legis e iuris colma le lacune dell’ordinamento giuridico, l’autore si propone col suo dizionario di colmare i vuoti di quello linguisticoe, dopo una veloce disamina di celebri vocaboli derivati da nomi di persone vissute in epoche passate, inizia il suo personalissimo procedimento analogico, ispirandosi a propria volta alle vicende di personaggi realmente vissuti, a partire dall’ufficiale della Serenissima Morosina Morosini che, dopo 23 anni di una guerra estenuante costata quasi 140 mila morti, decise fosse giunto il momento di accordarsi col sultano. Il termine che dà avvio alla narrazione è non a caso proprio morosinità/vastitudine, «la sublime virtù di chi, davanti a una battaglia divenuta inutile, abbia il coraggio di tirarsene fuori».
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Innovatore e amante delle sfide, capace di far coesistere in un armonico insieme diversi generi artistici, col suo sguardo sospeso tra sorridente sberleffo e rigore documentaristico Massini ci offre l’ennesimo squarcio di storia e creatività, finalizzato in un migliore futuro. Perché più conosciamo bene noi stessi, le mille declinazioni del nostro essere e del nostro sentire, più riusciamo a dar loro un nome capace di esprimerle e fissarle nella nostra consapevolezza a futura memoria, più gettiamo le premesse per poter sviluppare/tradurre in azioni quelle positive e correggere quelle negative.
«Noi ci esprimiamo in quanto creature vive, noi parliamo con lo specifico fine di migliorarci l’esistenza. Potremmo dire che il nostro bisogno di condividere è pari a quello di nutrirci: non saremmo uomini senza raccontare. Cosa c’è dunque di male se da ogni racconto nasce una parola? Non è in fondo un modo di ricordare, ovvero di sigillare l’esperienza del passato in un monito per il futuro?»
L’autore riesce a cogliere raffinatissime sfumature emotive, oggettivandole in paroleinesistenti ma necessarie per la forza dell’“esistente” che contengono.
Ciascuna delle storie da cui nascono i vocaboli è di agile quanto godibile lettura, capace di stimolare la nostra capacità di riflettere su noi stessi e il modo in cui ci rapportiamo agli altri. Ma illuminando semisconosciuti aspetti di grandi/piccole vicende del passatol’autore ci spinge anche a meditare sulla Storia, che ha contribuito a renderci ciò che siamo oggi, e a interrogarci ancora una volta su chi siamo e dove stiamo andando, cioè sul senso dell’umano stare nel mondo.
Lo stile è colloquiale, intriso di una lucida ironia a tratti briosa a tratti malinconica, e capace di adattarsi con grande versatilità ai diversi personaggi. Dal terribile Newton, dedito a distruggere il mite rivale Hooke, al timido Kafka, che stenta a scrivere «il suo nome sul certificato di proprietà»della vita, sino all’incontenibile geniaccio Leonardo da Vinci alle prese con le sue diverse e non sempre risolte passioni, i protagonisti dei racconti da cui il dizionario massiniano trae origine ci vengono restituiti nella loro dimensione più intima e segreta, calati in una quotidianità lontana da ogni sensazionalismo. Tra annotazioni sui travestimenti sessuali delle piante e accecanti intuizioni sul futuro, rievocazioni di atroci “esperimenti sociali” e di fratricide disfatte austro-ungariche, strepitose rappresentazioni teatrali in funzione antinazista e analisi allegramente dissacranti della «ubriacatura di lavoro»,Massini accompagna il lettore lungo le tappe di un percorso che si vorrebbe non avesse mai fine. Un viaggio intriso anche di spunti di riflessione, relativi sia al nostro mondo interiore sia a quello esteriore, dal ruolo delle menzogne al bisogno d’inventarsi nemici esterni, dalle «alchimie sociali» da mezzi pubblici con annessa «multipla resistenza»alle maschere di ruolo che la società obbliga a indossare – pena la bollatura come sleale di chi se ne libera – mentre appassionate storie di comunione/dedizione si alternano a pirandelliani “fischi di treni” capaci di sconvolgere il mondo e viene ricostruita la verità storica sulla nascita di rivoluzionarie macchine, dal telescopio a quelle per cucinare.
La gamma di neologismi/stati d’animo che urgono di essere “ufficialmente” riconosciuti e condivisi, è molto ampia e va dalla perdita di tutti gli appuntamenti con gli attimi d’oro della vita (Sensinismo) all’esasperato dualismo di chi non sa conciliare pensiero e azione (Hearstiano), dalle connotazioni estreme delle perdita d’identità (Unferismo) alla «leggerezza di chi riesce a giocare con doppie identità» (Nellitudine), dal diapason dell’angoscia da solitudine (Attacismo) al bisogno di essere illusi/ingannati con una splendida menzogna talora salvifica(Liarismo e Fusagìa), sino a incursioni nelle più raffinate declinazioni dell’amicizia(Grantèrico o totonnico o lowiano e Gamènico) e dell’amore(Rosabelliano), per citarne solo alcuni. Tre parole s’impongono però all’attenzione in modo speciale, per la forza intrinsecamente rivoluzionaria e salvifica del messaggio che veicolano.
La prima, Dottismo (derivante da “Dottie”, soprannome di Dorothy Parker), «indica l’invincibile primato di chi riesce a convertire qualsiasi dramma, sciagura o pregiudizio in un siparietto comico. E così trionfa, sempre». La storia ispiratrice, oltre a essere piacevolissima – alcune scene della vita della ciclista Morini sono irresistibili – è importante perché, soprattutto oggi in cui, tra multiformi discriminazioni, si assiste a rigurgiti di misoginia e maltrattamenti di genere, c’è bisogno di vedere, nell’indomito spirito libero e caustico della Parker che riusciva a ridere persino dei propri tentativi di suicidio, un modello da seguire. Uno spirito che probabilmente avrebbe permesso ad altre due figure ritratte in Dizionario inesistente, Henriette d’Angeville e Alfonsina Morini, rispettivamente antesignane la prima dell’alpinismo l’altra del ciclismo, di dare un sapore diverso alle proprie storiche imprese, e magari alle donne venute dopo di loro di diventare a propria volta protagoniste nei due ambiti, ancora oggi monopolizzati dagli uomini.
La seconda è Villanismo, l’irresistibile, «meravigliosa forza che ti porta a perseguire ostinatamente la tua vocazione naturale»,obbligando anche Leonardo da Vinci a rischiare l’ira di umili e potenti pur di assecondarla.
Altrettanto potente è Parksismo, risveglio interiore dotato di carica sovvertitrice tanto più dirompente quanto più nata da dettagli, che ci rivelano improvvisamente «l’insostenibilità della nostra condizione», come accadde alla mite sarta Rosa Parks, fattasi promotrice inconsapevole del movimento per i diritti civili degli afroamericani, e al ventenne Mohandas Gandhi, destinato a trasformare la sua cacciata da una carrozza ferroviaria nel primo seme, in parallelo con la propria metamorfosi in Mahatma, dell’indipendenza indiana e di principi fondativi dell’umana civiltà come la verità e la non violenza
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Se è vero, come dice Massini, che «Ogni parola che diciamo è sempre un qualcosa che ricade su chi ci sta intorno», e che «Le parole sono un impegno, cui dovranno far seguito dei fatti», è bello pensare che tutte le donne e gli uomini di buona volontà introiettino, tra le altre, Dottismo, Villanismo e Parksismo, facendosene almeno un po’ rappresentazioni viventi. Ne acquisteremmo tutti in rispetto di noi stessi, attitudine al cambiamento e capacità di capirci/accettarci l’un l’altro, perché, per dirla con l’editore A.F. Formìggini, suicidatosi nel 1938 per protesta contro le leggi razziali, «nulla è più umano del ridere, nulla è più fautore di affratellamento in questo mondo di cani ringhiosi». E se riuscissimo come Massini a credere un po’ di più nel valore salvifico delle parole, diminuirebbero anche i rischi sottesi ai due più crudeli contenitori inesistenti/contenuti (tragicamente più che) esistenti: la «trasformazione del conflitto in ostilità accanita, (…) sostanzialmente irrisolvibile» (mapuchare) e l’abbandonarsi «gratuitamente al proprio peggiore istinto» (nazinarsi), riducendo così anche le probabilità che si ripetano le terribili pagine di storia in cui l’uomo si è lasciato precipitare nella spirale della più atroce violenza fine a se stessa.
In definitiva c’è di che ringraziare Massini per averci regalato un’opera che ci aiuta a capirci e a comunicare meglio gli uni con gli altri, unendo amore per la ricostruzione storica e bruciante attualità, vertigini inventive e oggettività giornalistica, piacere affabulatorio e trascinante passione civile.
Dizionario inesistente: le “parole inesistenti” che danno un nome all’esistente di un grande intellettuale delnostro tempo.
Per la prima foto, copyright: Jelleke Vanooteghem on Unsplash.
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