"La donna che pensava di essere triste", una lieve fiaba contemporanea
Marita Bartolazzi, consulente editoriale romana, dopo aver scritto libri d'altro genere esordisce nella narrativa con La donna che pensava di essere triste (Exòrma, 2017), un romanzo che non è facile inquadrare in un genere preciso, perché si presenta al lettore come una combinazione tra lo schema classico di un viaggio iniziatico e la pura divagazione onirica. Un viaggio, insomma, che si svolge nel mondo dei sogni di una donna, di cui noi conosciamo pochissimo, ma che vediamo muoversi in una sia pur deformata realtà contemporanea.
In una città senza nome seguiamo quindi le vicende di una protagonista destinata a restare senza nome, di cui sappiamo solo che "pensava di essere triste", definizione che viene ripetuta ogni volta come un mantra.
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Il suo viaggio si compie attraverso luoghi di una quotidianità che può essere la stessa di un qualsiasi lettore – il tram per andare al lavoro, l'ufficio, il supermercato, la casa –, ma che presentano sempre qualche aspetto particolare: l'ufficio, ad esempio, compare e scompare a giorni alterni, al supermercato si acquistano soltanto sogni di ogni tipo, forma e dimensione e le cassiere hanno teste da coniglio o da giraffa. E ancora, sul tram si fanno strani incontri e passando per un parco dove giocano tranquillamente i bambini ci si può fermare a scambiare due chiacchiere con un monumento di bronzo.
Cercando qualcuno che le possa confezionare una coperta di tristezza, la donna che pensava di essere triste passa quindi da un sogno all'altro, incontra parti di se stessa abbandonate in passato lungo la strada della vita, che potrebbero essere fasi superate della crescita o forse rimpianti di possibilità scartate, senza però spiegarci mai il motivo della sua tristezza.
Di tristezza si parla molto, in questo libro ma, paradossalmente, questo non rende affatto triste la narrazione, che si snoda in modo leggero e uniforme per guidare il lettore in un viaggio fantasioso, oltre che carico di forti suggestioni letterarie.
Il primo romanzo a cui viene subito in mente di accostare l'opera della Bartolazzi è senz'altro il classico Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, al cui Stregatto si può accostare il gatto parlante che dialoga con la protagonista, ma è possibile trovare anche riferimenti al personalissimo mondo delle favole creato dal grande maestro Gianni Rodari nei suoi libri, mentre, in campo cinematografico, non si può fare a meno di pensare al meraviglioso personaggio della Tristezza del recente film disneyano Inside Out.
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Si tratta quindi di un libro destinato a lettori che prediligono le storie insolite e poco convenzionali, che hanno qualche nostalgia del mondo delle fiabe, ma soprattutto che amano viaggiare con la fantasia.
Il viaggio in tutte le sue accezioni – reale o immaginario non importa – è del resto uno dei temi fondamentali dell'interessante catalogo di Exòrma, casa editrice piccola ma che presenta scelte editoriali molto interessanti, pubblicando letteratura di viaggio, narrativa, divulgazione, arte, cinema e fotografia, oltre a patrocinare il "Festival della Letteratura di Viaggio" che si tiene ogni anno a Roma alla fine di settembre, da cui scaturisce la pubblicazione di un FestBook ufficiale della manifestazione.
La donna che pensava di essere triste, con il suo lungo viaggio tra i sogni della protagonista, entra dunque a pieno titolo in questo interessante progetto editoriale.
Per la prima foto, copyright Ariel Lustre.
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