La conversione di un condannato a morte. Un racconto straziante
La moratoria sulla pena di morte, così come le richieste di una sua abolizione, sono oggi all’ordine del giorno, anche se ancora molto resta da fare per poter giungere alla sua eliminazione dagli ordinamenti giuridici di alcuni Stati.
Ci sono state però epoche storiche in cui la condanna a morte era praticata senza suscitare grandi polemiche e obiezioni, senza cioè che vi fossero movimenti popolari per richiederne l’abolizione. Così ad esempio accadeva nel XIV secolo, il secolo in cui visse e operò Santa Caterina da Siena, che tra le altre cose prestava assistenza spirituale ai condannati a morte.
Una di queste esperienze è raccontata in un’intensissima lettera indirizzata a frate Raimondo da Capua.
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Il racconto prende avvio dal primo incontro fra Caterina e il condannato a morte:
Andai a visitare colui che vi sapete, e elli ricevette tanto conforto e consolatione che si confessò e disposesi molto bene. E fecemisi promettare per l'amore di dio che, quando venisse il tempo della giustizia, io fusse con lui, e così promisi e feci.
Mantenendo fede alla promessa, Caterina si reca a visitare l’uomo anche il giorno dopo per accompagnarlo a ricevere l’eucaristia:
Poi, la mattina innanzi la campana, andai a lui, e ricevetti grande consolatione; menàlo a udire la messa e ricevette la santa comunione, la quale mai più non aveva ricevuta. Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di Dio; solo v'era rimaso uno timore di non essere forte in su quello punto: ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò, creandoli tanto affetto e amore nel desiderio di me in Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: Sta' meco e non m'abandonare, e così non starò altro che bene, e morrò contento! e teneva el capo suo sul petto mio.
Caterina rinnova la sua promessa, e conferma che sarò presente al momento in cui sarò giustiziato:
Io sentivo uno giubilo, uno odore del sangue suo, e non era senza l'odore del mio, el quale io aspetto di spandere per lo dolce sposo Gesù. Crescendo el desiderio nell'anima mia e sentendo el timore suo, dissi: Confortati, fratello mio dolce, ché tosto giognaremo alle nozze. Tu n'andrai bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, el quale non voglio che t'esca dalla memoria; io t'aspettarò al luogo della giustitia.
La sola promessa di Caterina allevia i timori dell’uomo e dà avvio a un primo cambiamento verso la conversione. Lo ritroviamo infatti lieto e libero di quella tristezza che invece ci aspetteremmo in tali circostanze:
Or pensate, padre e figliuolo, che 'l cuore suo perdé ogni timore, la faccia sua si trasmutò di tristitia in letitia, godeva e esultava e diceva: Unde mi viene tanta gratia che la dolcezza dell'anima mi m'aspettarà al luogo santo della giustitia? (è gionto a tanto lume che chiame el luogo della giustitia luogo santo!). E diceva: Io andarò tutto gioioso e forte, e parrammi mille anni che io ne venga, pensando che voi m'aspetterete ine; e diceva parole tanto dolci che è da scoppiare della bontà di Dio!
Caterina si reca sul luogo in cui la condanna a morte sarà eseguita e mette il collo sul ceppo perché vuole provare quello che anche l’uomo dovrà provare di lì a poco. Non può mancare l’invocazione a Maria perché doni all’uomo la pace nel suo cuore:
Aspettàlo al luogo della giustitia, e aspettai ine con continua oratione e presentia di Maria e di Caterina vergine e martire. Prima che giognesse elli, posimi giù, e distesi el collo in sul ceppo: ma non mi venne fatto che io avessi l'effetto pieno di me ine su. Pregai e costrinsi Maria che io volevo questa gratia, che in su quello punto gli desse uno lume e pace di cuore, e poi el vedesse tornare al fine suo. Empissi tanto l'anima mia che, essendo la moltitudine del popolo, non potevo vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me.
L’arrivo dell’uomo avviene poco dopo, e Caterina lo racconta così, sottolineando come l’atteggiamento dell’uomo sia di serena calma:
Poi egli gionse, come uno agnello mansueto, e, vedendomi, cominciò a rìdare, e volse che io gli facesse el segno della croce; e, ricevuto el segno, dissi: Giuso alle nozze, fratello mio dolce, ché testé sarai alla vita durabile! Posesi giù con grande mansuetudine, e io gli distesi el collo, e chinàmi giù e ramentàli el sangue dell'agnello: la bocca sua non diceva, se non «Gesù» e «Caterina», e così dicendo ricevetti el capo nelle mani mie, fermando l'occhio nella divina bontà, dicendo: Io voglio!
È a questo punto, quando il condannato apre il suo cuore a Cristo, che Caterina inizia a raccontare l’azione di Dio e della Sua bontà sull’animo dell’uomo:
Allora si vedeva Dio e Uomo, come si vedesse la chiarità del sole, e stava aperto e riceveva sangue nel sangue suo:uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell'anima sua per gratia, riceveva nel fuoco della divina sua carità. Poi che ebbe ricevuto el sangue e 'l desiderio suo, ed egli ricevette l'anima sua e la mise nella bottiga aperta del costato suo, pieno di misericordi, manifestando la prima verità che per sola gratia e misericordia egli el riceveva, e non per veruna altra operazione.
O, quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio, con quanta dolcezza e amore aspettava quella anima partita dal corpo, - vòlt l'occhio della misericordia verso di lui - quando venne a 'ntrare dentro nel costato, bagnato nel sangue suo, che valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio! Così ricevuto da Dio, - per potentia fu potente a poterlo fare, - el Figliuolo, sapientia, verbo incarnato, gli donò e fecegli partecipare al crociato amore, col quale egli ricevette la penosa e obrobriosa morte, per l'obedientia che elli osservò del Padre in utilità dell'umana natura e generatione.
E una volta che Dio ha operato nell’uomo, l’atteggiamento di quest’ultimo è ormai di grande apertura alla conversione e, come la sposa giunta all’uscio dello sposo, «con l’atto dimostra segni di ringraziamento». L’uomo cioè ringrazia Dio e Caterina per la letizia del suo animo in un momento così duro per lui:
Le mani dello Spirito santo el serravano dentro. Ma elli faceva uno atto dolce, da trare mille cuori (non me ne maraviglio, però che già gustava la divina dolcezza): volsesi come fa la sposa quando è gionta all'uscio dello sposo, che volle l'occhio e 'l capo adietro, inchinando chi l'à acompagnata, e con l'atto dimostra segni di ringraziamento. Risposto che fu, l'anima mia si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue che io non potei sostenere di levarmi el sangue, che m'era venuto adosso, di lui. Oimè, misera miserabile, non voglio dire più: rimasi nella terra con grandissima invidia.
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Al di là degli elementi propriamente religiosi e di fede, la testimonianza di Santa Caterina da Siene risulta importantissima per delineare come un gesto di vicinanza e di empatia possa alleviare i tormenti e le sofferenze di un condannato a morte, pur senza nulla togliere al peso delle sue possibili colpe e responsabilità.
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