La colonna sonora della scrittura
Ogni scrittore ha una musica in testa, ne sono convinto.
Mi sembra un’evidenza quasi lapalissiana. Ci sono casi meno palesi di altri, tuttavia è innegabile che ogni romanzo, racconto, capitolo, scena è accompagnato da una colonna sonora unica che, forse inconsapevolmente, l’autore adotta e porta nel suo zaino da viaggio, lungo il cammino verso la creazione della sua opera.
Non tutti i romanzi sono uguali e non tutte le musiche sono le stesse. Ci sono romanzi teneri e profondi che sondano la psiche umana e lasciano un profondo solco nella nostra coscienza, opere che vedo bene accompagnate da un notturno di Chopin o da una bella ballata come Mr. Tamburine Man di Bob Dylan. Poi ci sono, invece, romanzi energetici, potenti, concitati, in cui l’azione si svolge rapidamente, senza lasciare il tempo di riprendere il fiato. Con questi vedo bene un pezzo vigoroso come Whole Lotta LovedeiLed Zeppelin o Smells Like Teen Spiritdei Nirvanao, ancora,Starlightdei Muse, insomma, brani che spaccano i coni delle casse del vostro stereo (se ancora siete tra quelli che ne posseggono uno e non siete ancora passati alle cuffiette degli Mp3). Infine, mi vengono in mente quei racconti psichedelici, quasi surreali e anche un po’ melanconici, all’interno dei quali sento risuonare le note di The End dei The Doors, giusto per fare un esempio.
Gli scrittori, come i pittori e gli scultori, sono influenzati dalle arti che li circondano, vivono di suggestioni, immagini fugaci, inafferrabili e riversano sulla pagina bianca queste sensazioni, a volte sedimentate e fermentate per anni, altre morse e ingerite voracemente in un batter d’occhi. Allora il concetto di colonna sonora può essere allargato, scompigliato, per raccogliere anche le altre arti che, in un modo o nell’altro, costituiscono quel panorama di influenze dentro cui lo scrittore è immerso e con cui, volente o nolente, deve a un certo punto fare i conti, per una questione di onestà intellettuale – se volete –, per tributare un omaggio a coloro che, alla fine dei conti, rappresentano le sue ispirazioni.
Sarei curioso di conoscere le colonne sonore dei libri che ho letto, per comprenderli un po’ di più, per addentrarmi in quel sottobosco rappresentato da tutto ciò che vive oltre i confini del testo, per non soffermare la lettura al semplice significato letterale, per andare oltre la semplicità e osservare più da vicino il mondo che sta dentro e fuori la narrazione.
Tutto questo, tuttavia, non può non tenere conto di un aspetto importante e che fino a questo punto ho tenuto da parte: la colonna sonora della lettura. Sì, perché a ogni scrittura, con la sua colonna sonora, quella che ha accompagnato l’autore, corrispondono migliaia, milioni di letture, distanti nel tempo e nello spazio. Letture che avranno una loro propria colonna sonora, per la quale vale lo stesso ragionamento fatto riguardo alla fase di creazione del testo. Tra scrittura a fruizione esiste un dislivello notevole dato dalla distanza tra autore e lettore, non una distanza semplicemente fisica, ma anche culturale e temporale. Dante Alighieri è molto distante da me che vivo oggi, settecento anni dopo, in un’Italia profondamente diversa, sottoposto a stimoli culturali (più o meno) che poco hanno a che vedere con quelli dei suoi tempi.Quale sarà stata la colonna sonora di Dante? Quale quella di Ludovico Ariosto? E quella di Emily Brontë o di Walter Scott o di Alessandro Manzoni? E quale quella di John R. R. Tolkien?
Mentre le colonne sonore degli scrittori rimarranno immutate nel tempo, quelle dei lettori si evolveranno, muteranno assumeranno la forma che il tempo vorrà dare loro. Eppure la storia sarà sempre lì, uguale a se stessa eppure diversissima, circondata da una musica che non appartiene a lei, ma a colui che la stringe tra le mani e ne assorbe una dopo l’altra le parole.
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