“La capobanda” di Cinzia Tani, nel mondo degli adolescenti tra fobie e bullismo
La capobanda (LiscianiLibri, 2019) è il nuovo libro di Cinzia Tani, giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva che approda così alla narrativa young adult, dopo aver pubblicato inchieste, thriller e romanzi storici, tra cui una trilogia sul secolo di Carlo V.
Clarissa è una studentessa liceale che deve lottare contro una fobia, eredità di una brutta esperienza personale, che le condiziona pesantemente la vita. Anche fra i suoi amici c’è chi si dibatte fra ossessioni e paure, ma il problema più grave da affrontare resta quello di resistere agli scherzi pesanti e alle cattiverie organizzate dal gruppo di bulli della scuola.
Un aiuto inatteso arriva a Clarissa da Alex, il suo vicino di casa, un ragazzo che dopo la morte del padre ha adottato lo stile di vita degli hikikomori giapponesi, e vive, sempre chiuso nella sua stanza, un’esistenza solo virtuale: da lì studia e lavora in rete, ed è così bravo da trovare soluzioni ai tanti problemi che gli vengono sottoposti da Clarissa, l’unica a cui Alex inizia a permettere di entrare nella sua stanza.
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Tra problemi della crescita, avventure o disavventure scolastiche e rapporti con i genitori, spesso troppo presi dalle proprie vite e carriere per concedere l’attenzione necessaria a quelle dei figli, Clarissa e i suoi amici vivranno un anno di scuola molto intenso, destinato a cambiare parecchie cose dentro e fuori di loro, a partire dalla scoperta della forza di un gruppo ben affiatato.
Come mai uno scrittore decide di dedicarsi al mondo degli adolescenti? Lo abbiamo chiesto a Cinzia Tani.
Lei scrive abitualmente per gli adulti e poco tempo fa ha pubblicato anche un libro per bambini. Cosa l’ha portata a scegliere per questo libro il pubblico degli adolescenti?
Di solito scrivo quando mi viene un’idea forte. L’ho fatto con due libri per bambini a cui pensavo da anni e da diverso tempo, andando nelle scuole a presentare i miei romanzi storici, ho parlato a lungo con gli adolescenti. Ho scoperto che non è solo il bullismo il fenomeno in aumento che li spaventa ma sono anche vittime di paure, fobie, manie, fissazioni. Per questo ho voluto parlare di bullismo e di come combatterlo, delle paure e di come trasformarle. Inoltre uno dei protagonisti è un hikikomori. Anche di loro volevo scrivere da tempo. Quei ragazzi (in Giappone sono milioni e aumentano anche da noi) che lasciano gli studi, le amicizie, la vita reale per chiudersi in camera e vivere solo in rete.
Cosa cambia nel suo modo di scrivere cambiando fascia di pubblico?
Il mio stile è sempre lo stesso ma naturalmente cambia l’uso delle parole, più semplice per i bambini, una via di mezzo per gli adolescenti. Molti dialoghi, molti capoversi, capitoli corti. Prima di scrivere il libro ho letto decine e decine di romanzi young adult per capire quale potesse essere il modo migliore per appassionare i ragazzi.
L’adolescenza è sempre stata considerata l’età più critica, contemplando il passaggio dall’infanzia all’età adulta e con un carico non indifferente di momenti difficili da superare. A suo giudizio oggi è più difficile affrontarla rispetto al passato, oppure, al contrario, i ragazzi ne sono più consapevoli?
Oggi è più difficile affrontarla, anche se i ragazzi ne sono più consapevoli. Il problema sono le famiglie che sottovalutano questa età problematica, genitori troppo impegnati, che non ascoltano i figli. Anche a scuola con il bullismo e il cyberbullismo i ragazzi più vulnerabili, più indifesi, più sensibili vengono presi di mira e l’adolescenza diventa una tragedia per alcuni.
La capobanda è incentrata sul tema del bullismo. È un fenomeno in aumento oppure si ha questa percezione semplicemente perché oggi se ne parla di più?
È assolutamente in aumento. La rete ha amplificato il fenomeno che esiste da tempo. La possibilità di fare degli scherzi cattivi, di minacciare, di colpire la vittima e poi potersene vantare sui social ha dato più forza al branco. Gli insegnanti, almeno molti di loro, sono incapaci di affrontare il fenomeno visto che anche loro a volte vengono presi di mira e non hanno i genitori a spalleggiarli. Anzi, anche i genitori spesso si comportano come bulli nei confronti degli insegnanti: insulti, sputi, botte, come abbiamo appreso dalla cronaca degli ultimi tempi.
I bulli attingono forza dal loro muoversi in branco: senza il gruppo di supporto, tutto sommato, il singolo bullo prima o poi perde forza e potere. Quali possono essere, secondo lei, le strategie più efficaci per arginare il fenomeno del bullismo?
Il singolo bullo non fa niente di male. Ho voluto raccontarli anche singolarmente proprio per questo. Il bullo poeta, il bullo che adora la sorellina etc. È il branco che li rende crudeli. C’è un leader e i gregari vogliono fare bella figura (per modo di dire) con lui e con i compagni. Per questo nel libro consiglio alle vittime di formare un gruppo anche loro per contrastare i bulli. Solo attraverso la condivisione e l’amicizia si può diventare più forti.
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Dopo questa esperienza scriverà ancora romanzi per adolescenti?
No, almeno per ora. Anche perché i miei romanzi storici sono spesso assunti dalle scuole e letti dagli adolescenti. Quindi continuerò con i miei soliti libri. In questo caso volevo parlare di qualcosa che non ho trovato nei libri per ragazzi, a parte il bullismo. Le paure di cui soffrono, come superarle e la realtà degli hikikomori.
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Per la prima foto, copyright: Paul Garaizar su Unsplash.
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