“La caduta di Artù”, un inedito di Tolkien
Bentornati cari lettori in questo antro gastrico di approfondimento fantasy. È con grande piacere che Nella pancia del drago e Sul Romanzo vi offrono una chicca di Natale: l’ultimo inedito niente meno che di John Ronald Reuel Tolkien, La caduta di Artù, da poco pubblicato dalla Bompiani.
Si tratta di un poema epico incompiuto, ricostruito dagli appunti di Tolkien dal suo ormai miglior editor, il figlio Christopher; pubblicato questo maggio 2013 in Inghilterra dalla HarperCollins e dedicato al Ciclo Arturiano. Il poema è composto nei versi allitterativi dell’antica letteratura norrena che tanto furono cari a Tolkien e che il lettore potrebbe ricordare in certi canti lirici all’interno de Il Signore degli Anelli, nel Lay of the Children of Húrin e nel dialogo drammatico The Homecoming of Beorhtnoth.
La genesi e l’evoluzione dell’opera non risultano chiare dalle carte personali di Tolkien ma, tramite alcune corrispondenze epistolari, il poema si può datare tra il 1931e il 1934, anno in cui probabilmente fu abbandonato. Era il periodo in cui Tolkien ricopriva già la cattedra di Anglo-Sassone a Oxford, e il figlio Christopher attribuisce l’abbandono dell’opera ai numerosi impegni accademici, ma soprattutto al mutamento artistico che dopo The Hobbit diede vita al mito di Númenor e pose le basi per la grande epopea della Terra di Mezzo in The Lord of the Rings.
Prima ancora che per l’epica cavalleresca, il poema è frutto dell’amore di Tolkien per il metro allitterativo del Beowulf a cui dedicò parte della sua carriera accademica, e della sua intenzione di asservirlo all’inglese moderno. Il risultato è straordinario: un poema narrativo che, in soli cinque canti, risulta di grande potenza evocativa, eleganza e leggerezza. A leggere Tolkien in originale, e in versi, si ha la sensazione di leggere il vero Tolkien, il Tolkien filologo, il Tolkien filosofo.
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Il lettore si troverà di fronte una bellissima edizione con testo originale affiancato a una non meno elegante traduzione di Sebastiano Fusco. Nei cinque canti, il poema rielabora il mito arturiano concentrandosi sulla figura di Mordred, sulla guerra intestina scatenata in Britannia, su Artù lontano a portare battaglia ai Goti di Mirkwood (Schwarzwald, Foresta Nera, che diede poi il nome al Bosco Atro nella Terra di Mezzo), e in maniera minore sull’amore tra Ginevra e Lancillotto. Il lettore non appassionato del Ciclo Arturiano potrebbe avere qualche difficoltà nell’apprezzare la chiave interpretativa offerta da La caduta, ma il sistema di note e le appendici di approfondimento aiutano nel ripasso del corpus della Leggenda Arturiana attraverso i secoli, anche tramite le sinossi redatte dallo stesso Tolkien per supportare la creazione dei canti.
La pubblicazione merita davvero, ma il lettore deve considerare che il poema interrotto rappresenta non più di un terzo del libro, che per il resto è un’opera di approfondimento bibliografico e filologico. La caduta di Artù non è per i lettori del Tolkien più “mainstream”, ma è di certo imperdibile per gli amanti del Tolkien poeta più ispirato, per chi è alla ricerca della genesi etica, concettuale ed estetica di ciò che sarebbe stata la grandezza della Terra di Mezzo (specialmente in relazione a il Silmarillion), e per tutti coloro che sono appassionati di epica e del Ciclo Arturiano.
Augurando buone feste e una buona lettura, e in ascolto delle voci che bisbigliano di un film sulla vita di Tolkien, ci auguriamo anche che il signor Christopher trovi ancora qualche vecchia carta del padre chiusa e dimenticata in un baule polveroso di una soffitta.
Ci ritroveremo on line il 31/01/2014 con la puntata finale della rubrica Nella pancia del drago.
E vissero tutti felici e contenti
Si conclude Nella pancia del drago, l’esplorazione gastrica di quello che ormai, se non lo era, è diventato il vostro genere letterario preferito. Tirando le somme come asce da lancio: cosa rimane degli stereotipi sulla letteratura del fantastico? Ce la farà l’Italia a relazionarsi al fantasy con disinvoltura? Chi lo sa, il drago brontola, ed è ora di tornare all’aria aperta, anche se glisseremo sul come… magia!
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