La bellissima lettera di ammirazione di Charles Dickens a George Eliot
È ormai risaputo che per evitare i biasimi della società sua contemporanea, Mary Ann Evans si dedicò alla scrittura con lo pseudonimo di George Eliot, col quale è diventata una delle autrici più importanti della storia della letteratura. La sua prima occasione si presentò, nel 1857 quando aveva 37 anni, con la pubblicazione di Le tristi avventure del reverendo Amos Barton, il primo libro delle sue Scene della vita clericale, sul «Blackwood’s Magazine» per poi pubblicarlo in volume l’anno successivo. Eliot si assicurò che finisse nelle mani delle persone giuste, e infatti nella prima settimana del 1858 ne spedì copie a Dickens, Thackeray, Faraday, Ruskin, Tennyson e Carlyle. Il libro incontrò un certo successo, tutte le 1500 copie furono vendute e i primi recensori lodarono l’autore per la «sua conoscenza del cuore umano». Secondo alcune voci, l’opera si sarebbe dovuta attribuire a Joseph Liggins, che cercò di negare, salvo poi doversi rassegnare ad accettare l’immeritata celebrità.
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La testimonianza più viva del talento di Eliot è presente in una lettera scritta da Charles Dickens (che riprenderiamo al sito BrainPickings) che la inviò all’editore di Eliot prima che la sua identità fosse svelata.
Sebbene la lettera cominci con «Caro Signore», Dickens, che Eliot aveva già incontrato nel 1852 e si era detta «delusa per la mancanza di benevolenza nel suo viso e io penso che ce ne sia poca anche nel cuore», puntualizza la sua intuizione che, nonostante le voci sempre più diffuse, l’autore fosse in realtà una donna.
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18 gennaio 1858, Londra
Mio caro signore,
Sono stato così fortemente colpito dai primi due racconti nel libro che avete avuto la gentilezza di inviarmi tramite i signori Blackwood, che spero mi scuserete se vi sto scrivendo per esprimere la mia ammirazione per il loro straordinario merito. Non ho mai visto nulla di simile alla squisita verità e delicatezza, sia dell’umorismo sia del pathos, di queste storie; e mi hanno impressionato in una maniera tale che mi è molto difficile descrivervelo, sempre che io avessi l’impertinenza di provare a farlo.
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Nel rivolgere queste poche parole di gratitudine al creatore delle tristi fortune di Mr. Amos Barton e alla triste storia d’amore di Mr. Gilfin, sono (o almeno presumo) costretto ad usare il nome che questo eccellente scrittore ha avuto piacere di adottare. Non posso suggerirne uno migliore, ma avrei dovuto essere fortemente disposto a rivolgermi al detto scrittore come a una donna, se avessi potuto fare di testa mia. Ho osservato infatti quelli che mi sembrano essere dei tocchi femminili in questi commoventi racconti che, persino adesso, l’assicurazione sulla copertina non è sufficiente. Se fossero originati senza l’intervento di nessuna donna, credo che nessun uomo prima abbia avuto l’arte di farsi così simile a una donna, almeno mentalmente, da quando il mondo ha avuto inizio.
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Non pensate che io abbia il desiderio volgare di afferrare il vostro segreto. Menziono quest’aspetto come uno di grande interesse per me, non per mera curiosità. Se dovesse mai essere in linea con la vostra convenienza e inclinazione farmi vedere il volto dell’uomo o della donna che ha scritto in modo così affascinante, sarebbe un’occasione davvero memorabile per me. Altrimenti, manterrò intatto il mio attaccamento amoroso e il mio rispetto per questo impalpabile personaggio e mi arrenderò a tutte le future dichiarazioni che provengono dalla stessa fonte, con una fiducia perfetta nel fatto che mi renderanno più saggio e migliore.
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