L'Italia è omofobica
L'Italia è omofobica e pare non abbia nessuna voglia di cambiare. Lo dicono gli episodi di cronaca, lo dicono i sondaggi, lo dice anche la politica. A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, in programma per il prossimo 17 maggio, il nostro Paese per molti versi sembra fermo al Medioevo.
Lo dice la cronaca, che l'Italia è omofobica. Risatine, sbeffeggiamenti e ironie sono all'ordine del giorno, ma spesso lasciano il campo a vere e proprie aggressioni, verbali o fisiche. Episodi “normali”, purtroppo, in tante scuole, per le strade e spesso anche nei luoghi di lavoro. Guardando i titoli degli ultimi 30 giorni sui soli giornali online si trovano notizie come Aggredito dopo un bacio al compagno. La comunità gay: Polesine omofobo [pubblicato sul corrieredelveneto.it il 21 aprile 2015], Andria, omofobia all'ipermercato: 'Insultati dai commessi perché siamo gay' [pubblicato su bari.repubblica.it il 5 maggio 2015], Arcigay: «C’è anche omofobia nel caso De Luca» [pubblicato su corrieredelmezzogiorno.itil 6 maggio 2015], oppure 'Kill the Faggot', ritirato il videogame omofobo. Ma il gioco è ancora online [pubblicato su www.ilfattoquotidiano.it il 6 maggio 2015].
Anche dai sondaggi non emergono notizie confortanti, tutt'altro. Le immagini che ne escono sono di un'Italia che ha sempre più a che fare con l'intolleranza e con l'omofobia. Secondo una recente indagine dell'Agenzia europea per i diritti civili in Italia, ad esempio, il 96% degli intervistati pensa che per gli italiani sia normale fare battute offensive sui gay, mentre il 69% ritiene che in Italia possano verificarsi aggressioni fisiche ai danni del mondo LGBT (contro il 31% del Regno Unito, il 26% della Germania e il 23% della Spagna). Da un altro sondaggio riportato recentemente dal settimanale «Panorama» emerge che secondo il 59,7% degli intervistati è "sbagliato" che le coppie omosessuali (anche se conviventi) possano sposarsi, mentre per quanto riguarda il fronte adozioni il no arriva all'81,9%. Può bastare per dire che l'Italia è un Paese omofobico?
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Ma il vero problema, in Italia, è a livello politico. L'omofobia, l'intolleranza in generale, è una questione su cui ancora troppo spesso la politica fa leva per ottenere facili consensi. E anche quando si tratta di prendere decisioni la paura di mettersi contro la maggioranza (votante) del Paese la fa da padrona. Così in Italia, finora, si è sempre fatto un gran parlare, ma non si è ancora presa nessuna decisione concreta su matrimoni gay, unioni civili o, più in generale, per i diritti degli omosessuali. Tantomeno si è fatto qualcosa per le adozioni da parte di coppie gay.
Cosa aspettarsi, d'altronde, da una politica che non è capace di sentirsi libera e soccombe sotto il peso di ingerenze di gruppi tradizionalmente dominanti. Una politica abituata da sempre a pensare in piccolo, a limitare una libertà piuttosto che ampliarne una già esistente, perché in fin dei conti è sempre meglio lasciare le cose stanno. E allora ecco il ministro dell'Interno Angelino Alfano che (limitandosi ad applicare la legge esistente) annulla le trascrizioni, nei comuni italiani, delle coppie gay sposatesi all'estero; ecco che si grida allo scandalo se si propongono a scuola libri che parlano (anche) di omosessualità, come è accaduto a Venezia, e si organizzano censimenti delle scuole dove si parla di gender, come accaduto a Milano, dove la curia ha chiesto agli insegnanti di religione di trasformarsi in una sorta di “spie”, mentre un noto settimanale cattolico pubblica online “Gender a scuola, un decalogo per difendersi ”.
C'è molto da fare, soprattutto a livello di formazione, per poter dire con fierezza, un giorno, che l'Italia non è omofobica.
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