L’istruzione ci salverà dalla crisi economica. Parola del Premio Nobel Amartya Sen
[Articolo pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 5/2013, La gioia dell’incontro]
Diritto di cittadinanza, diritto all’istruzione, uguaglianza. La ricetta per la ripresa economica e per superare la crisi mondiale degli ultimi anni annovera questi ingredienti fondamentali, almeno secondo Amartya Sen, economista indiano, Premio Nobel per l’Economia nel 1998. Al suo arrivo a Lucca, ospite di Fondazione Campus (che organizza da 10 anni corsi di laurea in turismo in collaborazione con FLAFR, Fondazione lucchese per l’alta formazione e la ricerca, e le Università di Pavia, Pisa e della Svizzera Italiana di Lugano) e del Comune di Lucca, Sen ha poche e lapidarie parole da rivolgere al pubblico nell’incontro intitolato Citizenship and Higher Education: an Alliance for Social Progress. L’incontro pubblico (l’unico in Italia previsto per quest’anno) è stato realizzato con la partecipazione dell’Associazione Industriali di Lucca e della Fondazione Piaggio, e voluto anche dall’amministrazione Tambellini, all’interno del percorso di incontri dedicati alla partecipazione.
Nel corso della sua carriera, Sen si è ampiamente occupato di fame e povertà, e di politiche pubbliche orientate a combatterle: ha sostenuto con dati empirici, analizzando alcuni grandi carestie che hanno colpito Cina e India, che la fame non dipende dalla scarsa quantità di cibo, ma dalla sua gestione e dai prezzi. Questo suo studio è divenuto, a metà del secolo corso, il nuovo standard per la realizzazione di interventi in questi ambiti. Quando parla, affascina l’assemblea: non fa uso di paroloni o di tecnicismi da cattedratico spocchioso.
Niente “spread”, “austerity”, nessun ricorso alla vituperata “spending review” e compagnia cantante sparati dai telegiornali, a volte senza spiegarne a fondo il significato.
«Io penso che siano diverse le cose che le nazioni possono fare – dichiara con semplicità –. Su di loro incombe una responsabilità sociale. L’Italia, in particolare, a mio avviso, non può non tenere conto del proprio passato, dalla Rivoluzione Industriale alla Seconda Guerra Mondiale, fino a quello che oggi chiamiamo Welfare State, lo Stato Sociale. La politica di austerità praticata da voi in Italia, come in Grecia, in Spagna, in Portogallo e in molte altre nazioni come la vostra, necessita, per essere concretamente realizzata, di riforme istituzionali, a partire dalle pensioni: l’austerità da sola comporta soltanto una caduta precipitosa verso il basso, e sta facendo più male che altro. Non serve a nulla limitarsi a “tagliare”».
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Diverso il discorso sui BRICS, ovvero le cinque nuove potenze economiche emergenti racchiuse nell’acronimo, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Sen le definisce economie vivaci, certamente, ma molto fragili, in mano ad una élite di pochi ricchi. Sulle quali, dunque, non serve interrogarsi a lungo. Almeno per il momento. Sono le questioni etiche a premere principalmente nella relazione di Sen. Autore di una corposa bibliografia, il premio Nobel ha sempre puntato l’accento sui nodi di natura etica che riguardano l’economia di mercato, riflessioni di ampio respiro, a cavallo tra la filosoia, l’economia, il diritto e la finanza. Del resto, ne La ricchezza della ragione. Denaro, valori, identità (Il Mulino, 2011), Sen scrive che «È solo con la ragione che possiamo individuare, nel mondo globalizzato, il modo giusto e più rispettoso per entrare in contatto con gli altri popoli, altre culture, altre istanze sociali». Il suo è, infatti, un approccio sostanzialista ai diritti e alle libertà: è il rivoluzionario approccio delle capacità. Per l’economista indiano, non è sufficiente che siano riconosciuti dei diritti, ma è necessario che le persone abbiano la capacità di esercitarli. Ne è un esempio il suffragio universale: diventa un diritto “vuoto”, se i cittadini non sanno leggere e scrivere, o non conoscono il meccanismo elettorale e politico. Da qui l’importanza chiave dell’istruzione come contributo al benessere e allo sviluppo umano delle persone.
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