L’Isis è uno Stato?
La domanda del giorno è questa: ma l’Isis è uno Stato o è qualcos’altro? Un’entità anomala, informe, sovranazionale e interstatuale?
Assurto agli onori della cronaca quando i servizi occidentali hanno deciso di diffondere finalmente notizie su questo movimento islamista radicale, l’Isis si pone in netta contrapposizione rispetto ai suoi predecessori di Al Qaeda, perché fa proseliti dentro una cornice politica che si nutre del crollo delle democrazie occidentali per affermare un’idea di grande Stato fideistico che loro chiamano, per semplificazione, Califfato.
Se fosse un vero califfato, il capo se ne gioverebbe e apparirebbe come un novello Bin Laden, ma quello che spaventa le democrazie occidentali è proprio la capacità politica dell’Isis di darsi una connotazione al passo coi tempi: un’entità fluida che penetra negli organismi morti degli stati arabi e se ne nutre.
Non siamo alle solite, ma di fronte a un fenomeno nuovo e di portata mondiale. Forse era storicamente inevitabile l’avvento di un’entità simile, e non del tutto imprevedibile. Tanto è vero che la retorica antislamica americana crolla e fa passi indietro, e lo stesso Obama deve dichiarare che questa non è una guerra contro l’Islam, costruendo una coalizione con quei Paesi Opec che non vogliono perdere egemonia in Medio Oriente. I proclami dei cosiddetti islamici moderati non raggiungono gli obiettivi ideologici voluti, semmai inaspriscono gli animi e rinnovano il sentimento anti-occidentale in tutta l’area.
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Va fatta poi un’altra considerazione: l’Isis si pone come forza innovatrice rispetto a tutti i regimi islamici ancora in piedi, da quello siriano di Assad a quello degli Ayatollah iraniani. Rappresenta e vuole rappresentare, l’Isis, il debutto di una forma nuova di autoritarismo mediorientale in un mondo che ha globalizzato la guerra, i mercati e la violenza, demolendo la centralità del dibattito democratico. A maggior ragione quando lo stesso Obama non ha pattuito con nessuno o quasi l’avvio degli attacchi contro la Siria. Pertanto, la risposta armata dei bombardamenti e della sempre più eventuale battaglia di terra è la riproposizione di uno schema fallimentare in uno scenario nuovissimo. Forse sarebbe più opportuno ammettere di aver sbagliato e su quest’ammissione di responsabilità chiamare tutte le popolazioni coinvolte a un’iniziativa di libertà. Ma questa è pura utopia, e a prevalere, purtroppo, sarà un lungo eccesso di morte mentre noi ancora ci domanderemo se l’Isis è uno Stato.
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