“L’inverno più nero”, un libro tra le indagini per omicidio e l’inferno del 1944
Tra le indagini del commissario De Luca, quella che Carlo Lucarelli racconta ne L’inverno più nero è senza ombra di dubbio la più intricata e particolare. Soprattutto perché il noto autore e conduttore televisivo, in questo suo sesto lavoro dedicato al citato personaggio, ha sviluppato un intreccio narrativo che si snoda attraverso tre vicende separate.
Ma come amava scrivere e ripetere spesso lo stesso Lucarelli, partiamo dal principio...
La storia è ambientata a Bologna, nel 1944. Un periodo cupo e tragico, che vede la città occupata dai tedeschi, martoriata dai bombardamenti e vittima di continue e ripetute incursioni dei partigiani. E non solo. È teatro di scontri tra questi ultimi e le Brigate Nere, ferita da atti di violenza e oppressa dalle molte organizzazioni e squadriglie che portano avanti i propri ideali e la propria giustizia.
È nel bel mezzo dell’inverno più nero, come recita il titolo, arena di misteri, intrighi e sotterfugi, in cui sguazzano criminali noti e personaggi corrotti, che si contrappongono alla gente comune, spesso alla ricerca di cibo e di un lavoro per tirare a campare.
In questo caos il commissario De Luca, ormai facente parte della polizia politica di Salò, si troverà a dover far i conti con tre differenti omicidi. Tre cadaveri ritrovati nella Sperrzone, al centro di Bologna, un luogo sorvegliato dai soldati della Feldgendarmerie. Dovrà lavorare per tre differenti committenti, rimanendo in bilico tra i pericoli e l’angoscia di un tempo che Lodovico Terzi etichetta come “senza gloria”. Un tempo fatto di allarmi antibomba e sirene che urlano paura.
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Il romanzo, edito da Einaudi nella collana Stile libero big, si caratterizza – come già scritto – per l’intreccio creato dal suo autore. L’indagine raccontata da Lucarelli si dipana in tre vicende separate, che vedono il protagonista impegnato nel seguire più piste nello stesso momento. Ed è forse per questo motivo che la storia sembra partire piano, sembra non decollare di botto come, spesso, l’autore è abituato a fare nei suoi scritti.
Ma è una sensazione che dura poco.
L’ambientazione suggestiva, la descrizione minuziosa dei personaggi attraverso le azioni che compiono, i macabri ritrovamenti dei cadaveri e, in particolar modo, i rischi che il commissario De Luca sopporta, e che provengono in parte dagli stessi committenti della risoluzione dei casi, accrescono di colpo la suspense. E allo stesso tempo sottolineano la bravura nella scrittura e tutta l’esperienza di uno scrittore navigato come Lucarelli.
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, infatti, vista la difficile opera del dover incastrare tanti elementi derivanti da tre differenti indagini, la lettura non risulta quasi mai priva di tensione narrativa. Anzi, afferra il lettore e lo trascina, riga dopo riga, fino in fondo alle circa trecento pagine che compongono la foliazione del libro.
Lo stile usato dall’autore è il solito: pochi fronzoli e un linguaggio diretto, puntuale. Quasi “parlato”. Chi conosce il modo di esporre i fatti tipico di Lucarelli, quella che lo stesso autore utilizzava ad esempio durante la nota trasmissione Tv Blu notte, non farà fatica e riconoscere il suo caratteristico sistema di descrivere le vicende. Scarsa propensione ad allungare le frasi con descrizioni superflue o eccessivamente dettagliate, una preferenza evidente nel presentare ogni personaggio mediante il racconto per immagini o facendo compiere allo stesso delle azioni che lo descrivono.
Per quanto riguarda il genere, il sesto libro che ha come protagonista il commissario Achille De Luca può essere inquadrato esattamente come i precedenti (Carta bianca, Sellerio, 1990; L’estate torbida, Sellerio, 1991; Via delle Oche, Sellerio, 1996; Intrigo italiano, Einaudi, 2017; Peccato mortale, Einaudi, 2018). Ovvero, come un poliziesco/storico, che spesso si avvicina al noir, visto che in quest’ultimo caso si ha tipicamente un racconto dal punto di vista dell’antieroe e che De Luca è stato, e lo tuttora, un personaggio positivo ma, allo stesso tempo, alquanto controverso.
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Riassumendo, L’inverno più nero, di Carlo Lucarelli, è libro che merita di essere letto, soprattutto dagli amanti del genere poliziesco/noir e da chi ha la passione per la storia. Perché oltre a trasportare il lettore all’interno delle indagini, infatti, è in grado di catapultarlo in un mondo suggestivo e lontano, fatto di guerra e paura, come lo era il 1944. Ed è questa, forse, una delle caratteristiche migliori del romanzo: la presenza di molti elementi legati al periodo poco conosciuti o, comunque, non raccontati abbastanza. Elementi che fanno da sfondo all’intricata trama inventata dall’autore.
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