L’impotenza davanti alla vita. “La vita involontaria” di Brianna Carafa
Puntata n. 114 della rubrica La bellezza nascosta
«Ecco però che a poco a poco tutto era miracolosamente permesso grazie a un rischio deliberato della volontà, un gioco di tentativi, una timida accettazione del peccato: esplorare gli spazi interstellari studiando astronomia a Houston, o seguire la via della teologia già battuta da Chardin, o creare nuove forme nei laboratori, o penetrare con una spedizione nelle foreste dell’Amazzonia, alla ricerca dei palazzi d’oro dell’Eldorado. Con il passare del tempo, tutte le meraviglie apparivano alla mia fantasia protese verso di me con braccia aeree e invitanti. Gabriele dalla faccia d’angelo, che tutto sapeva, che di tutto carpiva immagini, che tutto assaggiava tra le quattro pareti della sua stanza, seguiva infatti trepidante in un mucchio di relazioni, bollettini, riviste, come se gliene derivassero sempre nuove ispirazioni, le imprese compiute in ogni campo e in ogni luogo da altri. Alla fine perciò, un ventaglio di strade si aprì sotto ai miei piedi, con informazioni spesso minuziose, progetti e itinerari già tracciati sulle carte geografiche.»
Esistono destini da cui è impossibile fuggire, sono come delle strade tracciate con foga, sentieri che siamo costretti a percorrere, luoghi in cui siamo obbligati ad abitare senza neanche renderci conto di quanta costrizione esista nei nostri movimenti, nelle nostre decisioni, nei rapporti che decidiamo di allacciare e nelle scelte che ci illudiamo di compiere liberamente.
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Vivere spesso è scontrarsi contro una serie infinita di impossibilità, ci si accorge di essere mortali, ci si rende conto di quanto poco controllo abbiamo sugli eventi e sulle cose e sulle persone, ci si accorge di essere fragili e che la fragilità non viene quasi mai rispettata e quindi spesso si finisce rotti, rotti e in mille pezzi, vicini alla fine.
Brianna Carafa nasce a Roma nel 1924, dove poi morirà nel 1978, La vita involontaria è stato portato alle stampe, nuovamente, dalla casa editrice Cliquot.
Paolo Pintus vive in una città immaginaria della Germania, si trasferisce poi a Valona per intraprendere un percorso formativo, ma le cose prendono una piega difficoltosa; Pintus inizia a bere, si dà alla vita vagabonda e comincia poi gli studi di psicologia. Finisce il percorso di laurea in maniera brillante, ma gli resta sempre attaccata addosso la sensazione di non aver scelto mai niente da solo, liberamente.
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La vita involontaria è un romanzo che spiazza, denso, lucido, somiglia a un grido, a uno spostamento disperato di qualcuno che si vede forzato dentro qualcosa che non crede di aver scelto, dentro un’esistenza che sembra essergli piombata addosso come acqua ghiacciata.
Con uno stile asciutto, una scrittura che è anche forza espressiva, Brianna Carafa ci racconta la storia di un ragazzo qualunque, di un giovane uomo che crede di prendere decisioni che in realtà subisce e che cerca rifugio nelle scelte estreme, nei luoghi oscuri, tra le persone che non gli appartengono.
«Ora tenevo sempre nell’armadio qualche bottiglia di liquoreper far fronte alla giornata e però, allo stesso tempo non facendole fronte, me ne stavo torpidamente al riparo da ogni assaltoesterno, fermo in un deserto privo di desideri e d’impulsi. Mialzai dal letto e mi attaccai al collo di una bottiglia come a unpoppatoio. Poi mi stesi di nuovo, per frugare tra gli arabeschidel soffitto. E allora finalmente sulla zona vuota del centrosplendette nel deserto un’oasi remota, la pura immagine di unadonna mai avvicinata e non più uccisa da me, bensì giovanecome una ragazza, prima che su di lei si fossero abbattute lelunghe e silenziose disgrazie dell’esistenza. Era stata mia madrea dirmi per bocca di zia Beatrice: “Vivi la tua vita”, perché avolte gli spiriti si servono di tramiti inconsistenti e difettosi percomunicare con i loro cari. Così, mi aveva lasciato un messaggio amorevole, disinteressato di libertà.»
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Un romanzo che esplora l’impotenza davanti alle cose che ci impone il vivere, un libro che porta con sé una dose di coraggio e che è capace di esplorare il dolore e le scelte, tutto quello che prima o poi torna indietro travolgendoci con più forza di prima.
Per la prima foto, copyright: Romain Lours su Unsplash.
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