L’editoria indipendente tra luci e ombre. Intervista a Ivano Porpora
Dal 6 all’8 ottobre si terrà presso il Castello di Belgioioso, in provincia di Pavia, il primo Festival dell’Editoria Indipendente e delle Arti.
Realizzato grazie al patrocinio del Comune di Belgioioso (PV) e diretto da Fabio Ivan Pigola, Indipendentemente porrà al centro delle sue giornate non solo la voce e l’opera di apprezzati scrittori e poeti del nostro tempo, ma anche pittori, musicisti, storici, fotografi, drammaturghi, attori, cultori del diritto e dell’intelletto.
«Il Festival», spiega il direttore artistico Fabio Ivan Pigola, «nasce nella stessa sede ma non sulle ceneri di Parole nel Tempo, fiera della piccola editoria di grande successo fino al 2011. Il concetto è nuovo e prevede, oltre agli spazi per l’editoria indipendente, occasioni di confronto per scrittori e artisti, laboratori, mostre, dibattiti aperti al pubblico».
Indipendentemente sarà un momento di condivisione culturale collettiva con alla base la missione dell’arte: creare consapevolezza. Il nome, Indipendentemente, è una dichiarazione d’intenti. Vivere ed esprimersi in modo indipendente significa porre il proprio pensiero, e dunque le azioni, in contrasto con il conformismo passivo della società.
Numerosi gli autori e gli artisti in calendario: i due grandi maestri del giallo italiano Raul Montanari e Romano De Marco, alcuni tra gli scrittori più amati dal pubblico come Francesco Muzzopappa, Marco Proietti Mancini, la scrittrice e traduttrice Francesca Mazzucato, la critica Daniela Brogi, sono solo alcuni dei nomi che prenderanno parte alla manifestazione. Tra gli artisti da segnalare la presenza del drammaturgo Rosario Palazzolo (premio della Critica teatrale 2016), il comico fondatore dell’Officina Calix, attore e scrittore Stefano Vigilante, dell’attrice e doppiatrice Federica Sassaroli, del chitarrista Luca Falomi.
Tra loro ci sarà anche Ivano Porpora che il 6 ottobre alle 16.30, presso la Sala degli Affreschi del Castello di Belgioioso, presenterà Nudi come siamo stati, insieme al conduttore tv Pietro Russo e a Francesca Destefanis (Marsilio Editori). E proprio in occasione della sua partecipazione a Indipendentemente abbiamo posto qualche domanda a Ivano Porpora.
Lei è tra gli ospiti del Festival Indipendentemente. Perché ha aderito all’iniziativa? Cosa l’ha convinta a partecipare?
Ah, di fatto tutto. Conosco il posto, e Belgioioso per me si presta molto – andai anni fa, alcune volte, a un festival di alimentazione naturale. Mi sembra che sia stato organizzato bene, a occhio, e ogni contatto è stato molto garbato. Ho avuto un problema che ha rischiato di far saltare tutto; il modo in cui è stato affrontato e risolto mi sembra abbia mostrato una cura non usuale. E infine, viviamo in un mondo così bello che incontrarsi per parlare di libri è sempre un piacere.
Da scrittore, cosa si aspetta dall’editoria indipendente? Quale potrebbe essere la sua funzione nel mercato editoriale e nel mondo culturale italiano?
Mi aspetto il rischio, mi aspetto l’amore per la letteratura, mi aspetto la capacità economica. E con capacità economica non intendo i soldi, quanto la capacità – appunto – di capire che un libro è un oggetto, ha un costo, si inserisce in una catena economica. Sopporto poco le case editrici indipendenti che si lamentano che i loro libri hanno poca presa; amo quelle che si chiedono il perché e reagiscono di conseguenza. Sennò trovo molto più sensato, invece che aprire una casa editrice nuova, consorziarsi con altre già esistenti, portare dentro capitali e competenze, dare idea di voler creare progetti nuovi. Per dire: alcuni generi letterari in Italia sono totalmente scoperti a causa della paura anche dei piccoli editori. È un peccato.
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Lei ha esperienze di pubblicazione sia con grandi gruppi sia con piccoli e medi editori. Quali differenze ha potuto riscontrare nel loro operato?
Le piccole case editrici hanno spesso avuto problemi di distribuzione. Ho trovato faticoso io reperire i miei libri, e questo è sciocco. In compenso, spesso hanno reagito con maggiore brillantezza sui social – càpita che la comunicazione social sia ingenua, ma almeno è stata attenta. Con le case editrici grandi il discorso si rovescia: la distribuzione è sostanzialmente perfetta – c’è stato un piccolo problema nel lancio del romanzo uscito con Marsilio ma che non imputerei all’editore – e l’attenzione mediatica sicuramente maggiore, mentre a volte la comunicazione social difetta. Ho la sensazione che in questo le grandi case editrici siano ancora farraginose; prendere un buon social media manager allo stato delle cose secondo me sposta molte, molte copie. Più di quante ne possano concepire.
La sua partecipazione a Indipendentemente è legata a Nudi come siamo stati, edito qualche mese fa da Marsilio. Mi è sembrato, nel leggerlo, di trovare un grande scavo psicologico nei personaggi. Quanta fatica comporta un’operazione di questo tipo? Quanto lo scrittore mette in gioco se stesso e le sue ferite?
La risposta è semplice: tutto. Metti tutto te stesso, e vedi che succede. Entri nel pentolone della Strega di Hansel e Gretel, ma ci entri di tua volontà; e se provano a tirarti fuori getti loro verdure lesse. Questo fai. Lo scrittore per me si deve mettere in gioco totalmente. E quello che non lo fa, o lo ha fatto in passato e non è più disposto a farlo, e non se lo ricorda nemmeno, oppure non è capace di farlo e attua lo sport più praticato in Italia – il tiro al bersaglio sulla Croce Rossa.
Con LiberAria ha pubblicato all’inizio di quest’anno Fiabe così belle che non immaginerete mai. Qual è per uno scrittore la magia della fabia?
Il divertimento puro. La scoperta di parti di sé che erano vive venti anni fa, quando scrivevo e non avevo nessuna idea di dover rendere conto a nessuno. Mettermi a ridere, a piangere, mettere storie inconsulte, senza senso. Questa per me è la magia. Non sapere dove andare a parare, e andarci.
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Corrado Alvaro chiude il suo Quasi una vita, diario che copre gli anni dal 1927 al 1947, con un inserto breve e intenso: «La favola della vita m’interessa ormai più della vita». Quest’approccio alla vita e alla scrittura vale anche per lei?
Dovrei leggere il contesto; in sé, come frase, per me ha poco senso. Dove si collocano bere insieme agli amici, l’amore, il sesso, scrivere, leggere, questa luce che mi si infrange sugli occhi e infastidisce mentre scrivo e che mai e poi mai oscurerei?
Se nella favola della vita o nella vita, non lo so. Scegliete dove stanno, e mettetemi lì.
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