L’autismo raccontato a fumetti
Il progetto si chiama Trame solidali. Si tratta di laboratori creativi che intendono spiegare a più persone possibile che «se giudichiamo un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, passerà la sua intera esistenza a sentirsi stupido». Come farlo? Con i fumetti, ad esempio.
Perché sentirsi stupido, un pesce fuor d’acqua, è proprio quello che capita a tanti bambini autistici. Ragazzini come Luca, ad esempio, che è attratto dalle trame colorate a tal punto da non rendersi conto del passare del tempo. Chi lo segue ha dovuto insegnargli i concetti di “inizio” e “fine” con una candela, altrimenti non avrebbe mai voluto smettere di tessere. Ragazzine come Alice, che realizza fogli di carta che diventano quaderni e, quando ha saputo che sarebbero stati venduti nei mercatini, ha sorriso come forse mai prima in vita sua. Già, finalmente qualcuno riconosceva la sua arte.
Sono due delle storie contenute, appunto, in Trame solidali. Il progetto, curato dall’associazione L’Ortica di Milano, ha alla base un omonimo laboratorio di tessitura a mano con finalità sia formative/educative che di aggregazione, rivolto a ragazzi e ragazze dai 14 ai 20 anni. Il laboratorio, nel tempo, si è sviluppato diventando un libro. Ma non un libro come tanti altri.
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Il volume, infatti, è interamente a fumetti, realizzato da sei giovani illustratori, di cui due affetti da sindrome di Asperger. Nel volume raccontano, con le immagini, le storie di Fabrizio, Luca, Alice e Simone, quattro dei dieci ragazzi con autismo coinvolti nei laboratori organizzati un anno fa dall’associazione L’Ortica: recitazione, pittura, tessitura, ogni ragazzo ha trovato il linguaggio giusto per esprimere la propria creatività e comunicare con il mondo.
«Nessuno ha mai sottolineato che il famoso pianista ha il diabete, e il premio Nobel per la medicina è calvo – scrive nella postfazione Thomas Taioli, affetto da Asperger, che ha disegnato una delle storie e coordinato gli altri autori – quando si parla di disabilità, invece, scompaiono Luca, Francesco e Filippo e al loro posto resta solo un’etichetta: il disabile».
Ma i fumetti, ora, ecco che provano a raccontare anche storie “atipiche” come quelle di questi ragazzi, illustrando le persone, le loro passioni e le loro capacità creative. «Si pensa che sono bravi, “nonostante”, come se la disabilità fosse un concetto pervasivo, che impedisce di sviluppare capacità in altri ambiti», continua Taioli, citando Einstein: «Se giudichiamo un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, passerà la sua intera esistenza a sentirsi stupido».
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