L’arte spiegata ai bambini: intervista all’esperta di didattica Leontina Sorrentino
Quanti conoscono la didattica dell’arte per i bambini? Leontina Sorrentino è una giovane esperta d’arte, mamma di Lorenzo e Martina, che ha messo a frutto anni di studio e di lavoro sul campo e che spiega ai più piccoli le opere di Van Gogh, gli scavi di Pompei o la primavera di Botticelli. Il suo sito internet è una miniera di informazioni per mamme, insegnanti, operatrici e addetti ai lavori che sentono la necessità di formare gli adulti di domani alla conoscenza (e si spera anche alla cura e alla conservazione) del bello che c’è nel nostro Paese. Quasi una missione, quella della Sorrentino, che sa di eroismo in tempi come questi di incuria, a tratti selvaggia. E non sorprende che riceva molte visite e contatti dall’estero (Stati Uniti e Cina in prima fila) per parlare della didattica dell’arte ai bambini.
Perché la didattica dell'arte ai bambini? È un modo per preparare i futuri fruitori del patrimonio artistico?
Viviamo in un Paese in cui l’arte è, volenti o nolenti, parte della nostra identità storica e culturale. È tuttavia trattata ancora come argomento elitario e noioso, e non come ragione d'essere di un popolo. Farla conoscere ai bambini non è solo un investimento per il futuro, allo stesso modo tramandare il nostro patrimonio artistico non ha solo valore di memoria. Lavoro per raccontare una storia dell'arte fatta di uomini e non di miti, di duro lavoro e non solo di geniale sregolatezza, di esperienze di vita e non solo di commercio e vanità, di scelte sociali e non solo di successo! Avvicinare i bambini e le bambine all’arte, tra l'altro, vuol dire educare al rispetto, alla pluralità, all’autostima, alla tolleranza, alla collaborazione.
Come ha fatto a specializzarsi in questo settore? Esistono scuole o facoltà universitarie per formare queste figure?
Esistono corsi di Didattica dell’arte nell’ambito di facoltà di pedagogia e di storia dell’arte, corsi in Accademie di Belle Arti e corsi specifici tra management e didattica. Io ho fatto un percorso diverso, nasco come conservatore dei Beni Culturali. Lo stage del Master in Restauro e Comunicazione dell'arte, che ho frequentato a completamento degli studi, mi ha portato a contatto con una mostra di giochi didattici sull’arte dedicata ai bambini. Quell’esperienza ha canalizzato competenze, passioni e predisposizione personali in questo settore. E ha dato inizio alla mia ricerca di divulgazione dell’arte.
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Ci parla delle tue conversazioni sull’arte?
Le mie conversazioni sull’arte (rivolte agli adulti) non sono delle lezioni, ma incontri in cui propongo la mia maniera di parlare di arte ai bambini, con un approccio innovativo e interattivo. Parlare di arte ai bambini non vuol dire solo conoscere pittori o movimenti artistici, ma creare le condizioni adatte all'apprendimento sereno, alla sperimentazione personale, per esprimersi liberamente, giocare, crescere, conoscersi. Ho previsto 5 percorsi, ciascuno con un argomento specifico, in cui il punto di partenza non è l'informazione che devo veicolare, ma il contesto in cui devo intervenire. Occorre conoscere le teorie, ma anche saperle adattare ai propri mezzi e alle proprie preferenze perché diventino efficaci e incisive.
Come si comportano i bambini di fronte alle opere d'arte? Curiosità o indifferenza?
Nella mia esperienza non ho ancora trovato un bambino cui non piaccia ascoltare una bella storia, che preferisca i cartoni animati all'invito di trascorrere del tempo insieme, o che sia indifferente all’arte! Ovviamente occorre essere accattivanti, attivare una relazione personale e creare un clima di complicità e curiosità. È importante dosare bene informazione e gioco, valutare le età a cui ci rivolgiamo, gli ambienti in cui siamo chiamati a operare, gli argomenti che proponiamo: per ogni situazione esiste una strategia comunicativa più o meno funzionale che determina il successo o meno di un laboratorio d’arte. Rispettare il bambino come individuo ricordandosi che c’è differenza tra banalizzazione e semplificazione.
Riceve numerosi contatti, specie dall'estero: qual è la differenza della percezione di questa importante attività didattica tra l'Italia e il resto del mondo?
Ho deciso di attivare il mio blog avendo coscienza della carenza di proposte in questo settore in Italia (basti pensare che il nome del mio sito lo potevo richiedere con qualsiasi dominio!) ma non avevo idea del reale coinvolgimento che si è creato e che si incrementa giorno per giorno. Mi ha sorpreso inoltre l’interesse che sta suscitando anche all’estero, cosa che mi ha consentito di fare esperienze di formazione on line e di attivare contatti interessanti con cui sviluppare nuovi progetti. La differenza che ho notato è che all'estero, a parità di figure professionali cui mi sono rivolta, sembra più consapevole l’interesse per la mia specializzazione sui bambini, mi risulta più semplice spiegare la differenza tra un laboratorio di didattica e la semplice animazione, capire che non è solo una questione di costi ma anche e soprattutto di qualità di contenuti.
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