L’arte per l’arte al Castello Estense, a Ferrara la cultura non si ferma
In Emilia, quattro anni dopo il sisma che colpì le province di Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Bologna, la voglia di ricominciare è più viva che mai. E ciò si respira in ogni aspetto della vita quotidiana: la maggior parte degli abitanti, ad esempio, è rientrata nelle proprie case, le aziende riprendono le attività e le iniziative culturali non si fermano, anzi proliferano, nonostante i danni ingenti provocati dal terremoto. In tal senso, è davvero degna di nota la mostra curata da Chiara Vorrasi, L’arte per l’arte: da Previati a Mentessi, da Boldini a De Pisis, che espone nella sontuosa cornice del Castello Estense di Ferrara le opere delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Massari, chiuso per restauro proprio a causa del terremoto del 2012.
La mostra, inaugurata il 15 giugno scorso, resterà aperta al pubblico fino al 4 giugno 2017 e propone più di 80 opere, tra dipinti, sculture e disegni degli artisti ferraresi più importanti tra Otto e Novecento. «L’intento di questa mostra è quello di continuare a tenere vivi i musei, nonostante la chiusura della loro sede per restauro, e offrire una nuova opportunità per visitare il Castello Estense». Queste le parole del sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, che ben sintetizzano lo scopo e il valore di questo percorso espositivo, che, sfruttando gli spazi del Castello, intrisi di storia secolare, permette al pubblico di ammirare nuovamente gli eleganti capolavori di Ferrara apprezzati in tutto il mondo. Basti pensare, infatti, che proprio in questo periodo si è tenuta al World Art Museum di Pechino la prima retrospettiva in Cina dedicata al più famoso pittore ferrarese: Giovanni Boldini.
Che Giovanni Boldini sia conosciuto è così apprezzato all’estero – quasi più che in patria – non è tanto insolito. Con i suoi dipinti e in particolar modo coi ritratti, Boldini infatti ha colto l’immagine di un’epoca estremamente affascinante, la Belle Époque, e inevitabilmente quest’ultima nell’immaginario collettivo ha finito con l’identificarsi con il suo tratto inconfondibile e con i colori sfavillanti delle sue tele. Tra tutti i suoi colleghi ferraresi, poi, Boldini fu sicuramente il più internazionale. Egli visse per lungo tempo a Milano, all’epoca molto vicina al panorama culturale francese e in seguito trovò fortuna proprio a Parigi, dovei suoi ritratti erano così richiesti da diventare dei veri e propri status symbol. Non a caso sono innumerevoli i ritratti raffiguranti bellissime donne dell’alta società del tempo che, con la loro pelle diafana, i gioielli e gli abiti sfarzosi hanno forgiato l’immagine leggera e sognante degli anni della Belle Époque. Nelle sale del Castello Estense, in occasione della mostra, si può ammirare in tutta la sua bellezza una delle più famose delle donne di Boldini, la Madame X, la cognata di Helleu.
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Ma di questo percorso espositivo Boldini non è che uno dei protagonisti. E infatti un altro pregio di questa mostra risiede proprio nel voler far conoscere ad un pubblico più ampio tutti gli altri talenti della città estense. Tra questi ritroviamo anche Gaetano Previati. Quest’ultimo, come Boldini, costruì gran parte della sua carriera e del suo successo a Milano. È qui che il pittore si formò all’Accademia di Brera e cominciò a esporre per importanti gallerie e mostre. Dopo un primo legame con le tematiche care alla Scapigliatura, Previati si avvicinò sempre di più alla tecnica del Pointillisme francese e alla corrente del Simbolismo, diventando poi uno dei principali teorici ed esponenti del divisionismo italiano, insieme a Pellizza da Volpedo e Segantini. Uno dei primi capolavori dell’artista ferrarese fu Gli ostaggi di Crema (1879), ma le opere per cui Previati è più noto al pubblico sono quelle raffiguranti scene tratte dalla letteratura, come le illustrazioni per i racconti di Edgar Allan Poe, i dipinti delle scene dei Promessi Sposi e il quadro Paolo e Francesca (1909), uno dei più belli ed intensi tra quelli messi in esposizione al Castello.
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Giuseppe Mentessi è un altro dei protagonisti di questa mostra. Diversamente da Boldini, Previati e De Pisis, Mentessi nacque da umili origini contadine e trovò minor fortuna all’estero, ma riuscì ugualmente, anche se con grandi sacrifici, a frequentare i corsi dell’Accademia di Brera a Milano. Orfano di padre già a 5 anni, Mentessi ebbe un’infanzia e un’adolescenza molto povere e tribolate e inevitabilmente gli eventi della sua vita sono confluiti nei suoi quadri ricchi di pathos e nel suo stile costantemente teso alla rappresentazione del sentimento e della commozione. E questo si evidenzia particolarmente nei dipinti dal tema rurale e contadino, come in Panem nostrum quotidianum (1894-95) e Pace (1907), quadro divenuto uno dei simboli di questa mostra.
Infine, giunti negli ultimi saloni, incontriamo Filippo De Pisis. Se Boldini fu il pittore del lusso e dell’agiatezza, De Pisis, pseudonimo di Luigi Filippo Tibertelli, fu invece il pittore della quotidianità. Pur essendo grande amico di De Chirico, padre della pittura metafisica italiana, e pur affascinato da questa concezione artistica, De Pisis sviluppò uno stile diverso e del tutto personale, concentrato soprattutto sull’osservazione della quotidianità e su soggetti all’apparenza più umili e dimessi. Sono infatti numerose le nature morte, come I pesci marci (1928), I grandi fiori di casa Massimo (1931) e La lepre (1933), che sono esposte nella mostra in una sezione dedicata a lui. Tuttavia in altrettanti suoi dipinti è possibile notare influenze talvolta metafisiche, come in Le cipolle di Socrate (1927) e talvolta futuriste come nel quadro Strada di Parigi (1938). Insomma De Pisis fu davvero un pittore trasversale, sempre presente e coinvolto nei fermenti e nelle trasformazioni artistiche del nostro Paese tra Ottocento e Novecento. Curioso di tutto, egli si interessò anche di poesia e di prosa, avvicinandosi soprattutto alla letteratura futurista e dedicò tutta la sua vita all’arte e al disegno. Le sue prime tavole risalgono, infatti, al 1908, quando l’artista aveva soltanto 12 anni. Da lì in poi la sua carriera è stata un costante confronto con sé stesso e con il suo pubblico, che non esitò a criticarlo per i suoi dipinti di nudi maschili, ancora mal tollerati all’epoca. Uno su tutti ricordiamo il Ritratto di Allegro del 1940.
Nata per promuovere l’arte e la cultura della città di Ferrara e dei suoi talenti, la mostra L’arte per l’arte si dimostra un’ulteriore gemma tra i tanti eventi culturali offerti dalla città emiliana. Sempre di più essa attira turisti da tutta Italia e dal resto del mondo per i musei, le opere d’arte, i mercati ed i festival estivi, ma anche perchéqui l’arte si respira per le strade e la cultura, in ogni sua forma, non si ferma mai.
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