“L'arte di ricordare tutto” di Joshua Foer
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto tra le mani un mazzo di carte: un cinque di fiori, un tre di quadri, una regina di picche. Nella mente di Joshua Foer, queste rappresentano rispettivamente Dom DeLuise, Albert Einstein e la sitcom Cheers (molto amata negli anni Ottanta).
Memoria fotografica, si potrebbe pensare. Ma “la memoria fotografica è una deprecabile leggenda.” (pag. 16)
E allora, come funziona? Come è possibile che esistano persone quali Ben Pridmore, un uomo in grado di memorizzare 1528 cifre a caso rispettandone l’ordine e qualunque poesia gli dessero da imparare?
L'arte di ricordare tutto, tradotto in Italia da E. Valdrè per Longanesi, è un libro bellissimo, che si legge velocemente e con curiosità perché racconta la storia di una persona come tante altre, un giornalista, che, dopo aver assistito alle Olimpiadi della memoria, decide di cimentarsi anche lui nell’arte di ricordare, scoprendo e sperimentando tecniche e metodi nuovi perché “se l’esperienza è davvero la somma dei nostri ricordi e la saggezza è la somma delle nostre esperienze, avere una memoria più efficiente significa non solo conoscere meglio il mondo, ma anche se stessi.” (pag. 14)
Eppure, come aggiunge lo stesso Foer: “Questo non toglie che l’oblio di cui siamo vittime per certi versi è necessario e salutare. Se non dimenticassi gran parte delle stupidaggini che ho fatto, probabilmente sarei un insopportabile nevrotico.” (pag. 14)
Un nevrotico particolare, direi. Infatti, Joshua, classe ‘82, co-fondatore dell’Atlas Obscura, una guida su curiosità e meraviglie del mondo, è il fratello minore di Jonathan, autore, per esempio, di Tutto è illuminato.
Moonwalking with Einstein, questo il titolo in lingua originale, si presenta come il racconto dell’esperienza dell’autore nel mondo della memoria: un anno durante il quale Foer ricerca attivamente e con crescente entusiasmo come una persona ‘normale’ riesca a potenziare il lavoro di quello che, in realtà, è “un muscolo” (pag. 19). Lo fa, prima di tutto, andando a spulciare i libri che riempiono gli scaffali della libreria vicino a casa e mostrando il suo scetticismo per coloro che sembrano vendere soluzioni miracolose quali l’utilizzo dell’“altro novanta per cento del cervello, un cliché pseudoscientifico campato in aria quanto il voler insegnare a qualcuno come si usa l’altro novanta per cento della mano.” (pag. 25)
Foer sostiene che utilizziamo solo una minima parte del nostro cervello, e delle nostre potenzialità. In altre parole, dovremmo cercare di superare i nostri limiti in tal senso, o meglio dovremmo rafforzare la memoria operativa, quella che filtra tra la percezione del mondo e la memoria a lungo termine, anche perché “invecchiando, ci sembra che la vita acceleri perché diventa meno memorabile.” (pag. 91)
“La maggioranza delle tecniche mnemoniche”, invece, “fa in modo di trasformare i dati noiosi immessi nella memoria in elementi così pittoreschi, eccitanti e diversi dalle cose che hai visto in vita tua da renderli indimenticabili.” (pag. 105)
La lettura di questo libro non è stato solo un viaggio attraverso le esperienze eccezionali di una persona qualunque che, con concentrazione, motivazione e tempo, diventa speciale. È stato anche un cammino di speranza, attraverso tutte quelle potenzialità ancora inesplorate che ciascuno di noi ha dentro e che dovrebbe, semplicemente, imparare a conoscere e sfruttare. È bello, questo libro. Contiene una lunga ed interessante bibliografia, ed è pieno di fatti veri, e curiosi.
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