“L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza, le due anime di un romanzo
Goliarda Sapienza doveva godere di una grandissima autostima e amare i propri romanzi con enorme convinzione. Per questo dovette soffrire molto a vedere chiusi in un cassettone i suoi manoscritti, frutto di un lavoro puntuale e di vera passione. Allo stesso tempo e allo stesso modo doveva nutrire attaccamento verso i suoi lettori, li ha attesi a lungo. Forse ha aspettato loro più che una casa editrice disposta a pubblicare il suo lavoro massimo, il più completo. L'incipit de L'arte della gioia è una liberazione, una soddisfazione immensa: possiamo leggerlo con le tonalità più disparate, ma ci parrà sempre simile ad un sospiro di sollievo. Non accade niente nelle prime righe del romanzo, tutto è statico, eppure si percepisce quanto Goliarda Sapienza fosse smaniosa di mostrarci i risultati delle sue fatiche:
Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. […] Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente.
Goliarda Sapienza era convinta che, dopo aver letto tutto, un lettore sarebbe arrivato finalmente alle soglie del suo romanzo. É difficile sopportare l'idea di dover rimanere in silenzio, senza raccontare, messi a tacere da un ambiente al quale, in realtà, si è convinti di appartenere. Anche per questo Modesta, la memorabile protagonista del romanzo, è portata naturalmente al racconto. La prima volta, si è detto, la incontriamo immersa nel fango, tra il Cristo sofferente lungo il Calvario e i carusi siciliani, Ciàula e Rosso Malpelo. Poche narrazioni in prima persona, tuttavia, hanno una portata simile, una capacità affabulatoria di assoluta grandezza. Modesta si racconta in presa diretta e fin da bambina è già la voce della Sapienza, sa già competere sul terreno della grande letteratura. É un altro autore tout court,più che una semplice protagonista, e di conseguenza Goliarda Sapienza non fa che mettere per iscritto quanto testimoniato da Modesta.
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Modesta è un singolo, come possiamo immaginare i grandissimi scrittori moderni: Dante, Kafka, Tolstoj. Seduti a un tavolo scrivono racconti epocali e bellissimi, in solitudine. In maniera simile, i cantori greci raccontavano ad alta voce, in pubblico, le avventure leggendarie degli eroi omerici. Modesta racconta quanto le accade, mentre Goliarda Sapienza registra meticolosamente sul foglio.
Ogni mattina, nel suo appartamento di Roma, Goliarda Sapienza forse non aspettava altro che sentire quanto le veniva dettato da Modesta. Succedeva tutto nella sua mente e la scrittura era perciò un gesto automatico e istintivo. Dante (che Goliarda Sapienza dimostra di leggere e studiare) nella Commedia era allo stesso tempo un pellegrino e un grande poeta, Achille un combattente e un poeta. Sarebbe bello pensare che Goliarda Sapienza, ogni mattina, affacciata sul viavai romano, raccontasse al pubblico qualcosa che già mandava a memoria da tempo. La Sicilia dei primi del Novecento, un po' medievale e claustrofobica, infliggeva dolore a Modesta e Goliarda Sapienza lo riferiva al mondo; il peccato maggiore era che non potesse essere letto e riconosciuto.
Uscire allo scoperto era probabilmente la paura più intima della Sapienza. Al dil à degli affetti familiari e del lavoro di attrice, Goliarda Sapienza faticava a vedere ostacolate le proprie intenzioni, anche ideologiche e politiche. Nel romanzo, Modesta fatica a divincolarsi dagli spazi minimi in cui è costretta; uscire alla luce è sempre un atto traumatico, ma liberatorio. L'alternativa è solo la morte:
Per uscire da quella situazione, dovevo morire.
La libertà assoluta per Modesta è il mare di Catania, che la ragazza conosce nelle ultime righe della Parte prima:
E, forse, perché mi aspettavo di vederlo dall'alto come prima, dovetti alzare gli occhi per trovare quel cielo liquido rovesciato che fuggiva calmo verso una libertà sconfinata. […] I polmoni liberati s'aprivano e per la prima volta respiravo.
Quella sensazione Goliarda Sapienza non riuscì a provarla in vita e forse, al mattino, non aspettava altro che Modesta gliene parlasse.
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