«L’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza». Lettera di Mario Rigoni Stern
Nel 2007, pochi mesi prima della morte, Mario Rigoni Stern inviò una lettera al Convegno Provinciale dell’Anpi di Treviso, a ringraziamento per il messaggio di saluto che gli era stato rivolto.
L’autore di Il sergente della neve tocca punti molto importanti che da sempre hanno accompagnato la sua riflessione intellettuale e morale.
Cari compagni,
sì, compagni, perché è un nome bello e antico, che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino «cum panis», che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza, con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze.
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È molto più bello compagni che camerati, come si nominano coloro che frequentano lo stesso luogo per dormire, o anche di commilitoni, che sono i compagni d’arme.
Ecco, noi della Resistenza siamo compagni, perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche insieme vissuto il pane della libertà, che è il più difficile da conquistare e mantenere.
Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra risolto il problema dell’esistere e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione. All’erta compagni!
Non è il tempo di riprendere in mano un’arma ma di non disarmare il cervello sì, e l’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza.
Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite.
Altri sono i problemi della nostra società: la pace, certo, ma anche un lavoro per tutti, la libertà di accedere allo studio, una vecchiaia serena; non solo egoisticamente per noi, ma anche per tutti i cittadini. Così nei principi fondamentali della nostra Costituzione nata dalla Resistenza.
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Vi raggiunga il mio saluto, compagni dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, e Resistenza sempre.
Vostro,
Mario Rigoni Stern
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