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L’amicizia tra Pasolini ed Eduardo De Filippo

L’amicizia tra Pasolini ed Eduardo De FilippoQuella tra Eduardo De Filippo e Pier Paolo Pasolini fu un’amicizia che si protrasse per molti anni a partire probabilmente dal 1950, quando fu proprio Eduardo a consegnare a Pasolini il Premio Cattolica, attribuitogli per la poesia El Testament Coran da una giuria composta, oltre che dallo stesso Eduardo, tra gli altri anche da Salvatore Quasimodo, Ernesto De Martino e Antonello Trombadori.

A testimoniare la durata del loro legame possiamo menzionare il fatto che Pasolini si era espresso molte volte in senso positivo sul teatro di Eduardo arrivando al punto di scrivere:

«Eduardo De Filippo che non è solo il nostro migliore attore, ma un grande attore in assoluto, recita in dialetto. Ma con ciò non fa del naturalismo. Egli parla in realtà, più che il dialetto napoletano, l’italiano medio parlato dai napoletani, cioè un italiano reale. Ma non ne fa una mimesis naturalistica: vi ha creato sopra una convenzione che gli dà assolutezza e lo libera da ogni particolarismo. Quella di De Filippo è una purissima lingua teatrale».

 

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Ma come se non bastasse, ulteriore riprova della stima reciproca è il fatto che nel 1972 Eduardo De Filippo doppiò un vecchio viandante nella trasposizione pasoliniana dei Racconti di Canterbury e che Pasolini avesse pensato all’autore napoletano per un ruolo in un nuovo film (Porno-Teo-Kolossal) a cui stava lavorando, come testimonia la lettera inviata a De Filippo nel settembre del 1975:

 

«Roma, 24 settembre 1975

Caro Eduardo,

eccoti finalmente per iscritto il film di cui ormai da anni ti parlo. In sostanza c'è tutto. Mancano i dialoghi, ancora provvisori, perché conto molto sulla tua collaborazione, anche magari improvvisata mentre giriamo.

Epifanio lo affido completamente a te: aprioristicamente, per partito preso, per scelta. Epifanio sei tu. Il "tu" del sogno, apparentemente idealizzato, in effetti reale.

Ho detto che il testo è per iscritto. In realtà non è così. Infatti l'ho dettato al registratore (per la prima volta in vita mia). Resta perciò, almeno linguisticamente, orale. Ti accorgerai subito infatti, leggendo, di una certa sua aria un po' plumbea, ripetitiva, pedante. Passaci sopra. Mi era impossibile - per ragioni pratiche - fare altrimenti.

Io stesso l'ho letto per intero oggi - poco fa - per la prima volta. E sono rimasto traumatizzato: sconvolto per il suo impegno "ideologico", appunto, da "poema", e schiacciato dalla sua mole organizzativa.

Spero, con tutta la mia passione, non solo che il film ti piaccia e che tu accetti di farlo: ma che mi aiuti e m'incoraggi ad affrontare una simile impresa.

Ti abbraccio con affetto, tuo

Pier Paolo»

 

Pasolini purtroppo fu ucciso nel novembre di quello stesso anno, e il film in questione non poté essere realizzato. È proprio in occasione della morte di Pasolini che Eduardo si esporrà senza mezzi termini a favore dell’amico, al punto che in un’intervista televisiva rilasciata poco dopo, arriva a dire:

«Perché io so distinguere morti da morti e vivi da vivi. Pasolini era veramente un uomo adorabile e indifeso; era una creatura angelica che abbiamo perduto e che non incontreremo più come uomo; ma come Poeta diventa ancora più alta la sua voce e sono sicuro che pure gli oppositori di Pasolini oggi cominceranno a capire il suo messaggio e quello che ci ha voluto dire. E che ci sarà di molto aiuto. E forse non diciamo niente più, non c’è bisogno di dire altro.»

L’amicizia tra Pasolini ed Eduardo De Filippo

Eduardo affiderà le sue parole più belle su Pasoli a una poesia, scritta sempre nel 1975 e intitolata semplicemente Pier Paolo:

«Non li toccate

quei diciotto sassi

che fanno aiuola

con a capo issata

la «spalliera» di Cristo.

I fiori,

sì,

quando saranno secchi,

quelli toglieteli,

ma la «spalliera»,

povera e sovrana,

e quei diciotto irregolari sassi,

messi a difesa

di una voce altissima,

non li togliete più!

 

Penserà il vento

a levigarli,

per addolcirne

gli angoli pungenti;

penserà il sole

a renderli cocenti,

arroventati

come il suo pensiero;

cadrà la pioggia

e li farà lucenti,

come la luce

delle sue parole;

penserà la «spalliera»

a darci ancora

la fede e la speranza

in Cristo povero.

 

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I diciotto sassi – a cui fa riferimento Eduardo De Filippo – sono quelli posti, all’Idroscalo di Ostia, per indicare il punto esatto in cui fu lasciato il corpo di Pasolini. Qui fu anche lasciata una croce che recava scritto Pier Paolo Pasolini.

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