L’amicizia per sfuggire all’odio. “La nostra folle, furiosa città” di Guy Gunaratne
Qual è l’altra faccia della Londra abbiente e avanzata che tutti abbiamo in mente? Una realtà ricca di odio e di violenza, fatta di scontri e discriminazioni, in cui, però, un’unica verità s’innalza e si impone con forza maggiore restando intatta: l’amicizia, descritta con potente realismo in La nostra folle, furiosa città (Fazi Editore, traduzione di Giacomo Cuva) da Guy Gunaratne.
La periferia degradata di Londra è l’unico scenario di questo romanzo, che ci sbatte in faccia come anche in una città così bella e agiata ci siano delle profonde zone d’ombra prodotte da un processo storico di sostanziale intolleranza.Gruppi di immigrati provenienti da vari Paesi appartenenti al passato impero britannico sono costretti a vivere “segregati” e ammassati, emarginati proprio in quella nazione che vanta una multietnicità e multiculturalità talvolta, ahimè, non armoniosa e integrante. Una rappresentazione della metropoli che non ci aspetteremmo, che sfida il nostro immaginario e ci riporta coi piedi per terra. Quella che abbiamo davanti ai nostri occhi è la descrizione viva di un luogo in cui nascere e crescere non è facile. Soprattutto quando si viene tacciati come diversi, pur essendo nati lì, in quanto figli di immigrati. Da ciò deriva un senso di spaesamento, una divisione interiore per cui è impossibile sentirsi completamente parte del posto in cui si è nati, e allo stesso tempo non ci si può sentire nemmeno estranei. Quest’impossibilità nel trovare un’identificazione, un senso di appartenenza, risulta essere il cuore pulsante e amaro del romanzo.
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Sono proprio Selvon, Yusuf e Ardan però, tre amici nati e cresciuti in quest’aera disagiata, a mostrarci come, nel campo dei sentimenti e dei sogni, queste differenze vengano annullate. I loro progetti, i loro pensieri sono gli stessi di ogni ragazzo della loro età, sogni di evasione, di successo, di affermazione, di felicità, di una vita migliore. Le loro speranze sono uguali alle speranze di tutti i giovani che si trovano “dall’altro lato”, nella Londra benestante, dei figli delle famiglie londinesi. Perché quando si va al nocciolo delle cose, quando si esaminano le istanze più pure, nessuna differenza esiste o resiste. E nell’oscurità del loro mondo brilla limpida la loro amicizia, il loro affetto concreto.
Scopriamo presto i pensieri di Selvon, ossessionato dal sogno di diventare un corridore professionista, che si allena senza sosta, determinato a raggiungere un giorno il suo obiettivo. Leggiamo di lui e del suo interesse per le ragazze. Di lui e suo padre, che non l’avrebbe voluto vedere crescere lì, che è orgoglioso di lui, ma non può dirglielo. Ci appassioniamo al suo orgoglio, alla sua forza di volontà, al suo sentimento di amarezza, al suo coraggio.
Veniamo a conoscere Yusuf, giovane musulmano cresciuto con i sani insegnamenti religiosi del padre ormai morto, che non può moralmente condividere un modello di religione radicale che il nuovo imam sta imponendo alla loro comunità. Non c’è posto per quelli come lui lì. Deve essere piegato, deve obbedire, deve essere come gli altri. Yusuf, con una madre depressa e un fratello problematico che arriverà a un gesto estremo, incarna la possibile terza via tra due mondi in contrasto fra di loro.
E infine il piccolo Ardan, appassionato di musica, con il sogno di diventare un rapper professionista. Le parole gli compaiono automaticamente in mente, quello è il suo destino, e lui vuole compierlo, vuole rendere orgogliosa sua madre, nonostante in lei rimanga ben poco da condividere rispetto alle dolci illusioni della giovinezza.
Guy Gunaratne ci presenta dunque anche gli adulti, i loro genitori, con le loro vite rotte per via di condizioni di vita che non si sono meritati, ma in cui sono nati. Sembra che il testimone passi da una generazione all’altra e che la storia fatichi a cambiare. In particolar modo, durante la narrazione, la tensione cresce alle stelle quando un ragazzo di colore uccide un soldato bianco britannico, generando un crescendo incontrollato di violenze reciproche, in cui i tre giovani amici si ritrovano coinvolti pur non volendolo.
Il mondo non cambia. E comunque i tre giovani amici ci provano. La loro amicizia, dipinta con semplicità e vividezza in quella che finirà per essere una tragica estate, lascia tracce di speranza nel cuore del lettore, pur in mezzo alla constatazione che la violenza e l’odio non si placheranno.
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Un romanzo che concilia speranza e amarezza, che mostra dure realtà e sprazzi brillanti di luce. Con una scrittura schietta e una narrazione immediata, La nostra folle, furiosa città ci intrattiene e ci fa riflettere, spingendo il lettore a sentirsi parte di questo mondo difficile in cui solo l’amicizia è in grado di scardinare l’oscura forza dell’odio in cui i nostri protagonisti si ritroveranno risucchiati.
Per la prima foto, copyright: Alexander London su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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