L’amicizia ci salverà dall’inferno? “Babilonia” di Yasmina Reza
L’autrice de Il dio del massacro, Yasmina Reza, torna in libreria con Babilonia, pubblicato da Adelphi, con la traduzione di Maurizia Balmelli. Ancora una volta la scrittrice indaga la mostruosità che si nasconde dietro a ogni esistenza, anche quella apparentemente più banale e tranquilla, al contrario vittima delle convenzioni sociali e dei pregiudizi.
Reza ci porta nella periferia parigina, all’interno di un palazzo dove vivono due coppie, al quarto e al quinto piano. La protagonista – una signora di sessant’anni, Èlisabeth, voce narrante della storia – stringe un’amicizia col vicino, Jean-Lino Manoscrivi, un uomo discreto, non particolarmente bello o interessante, sposato con l’eccentrica Lydie e padrone di un gatto, Eduardo, a cui è particolarmente affezionato. Un’amicizia (una parola dall’«esattezza perfetta», decreta la protagonista), un legame che avvicina Èlisabeth a un essere umano solo e che la spinge, una notte, a ritrovarsi coinvolta in una drammatica faccenda che potrebbe costargli molto: il matrimonio, il lavoro, una vita equilibrata e placida. O, forse, a condurla nell’abisso è la voglia di fuggire dalla mediocrità, da giorni e gesti sempre uguali, dalla noia.
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«A farci vivere non sono né i grandi eventi né le grandi idee, sono cose più ordinarie» leggiamo in Babilonia. E, infatti, a scatenare la tragedia nel romanzo è una banalità, un litigio tra due coniugi alla fine di un incontro tra amici, in seguito a un acceso scambio di opinioni in merito a un polpettone di pollo (lei aveva chiesto della provenienza del pollo, se da filiera biologica o meno, lui non aveva gradito la lezioncina di morale impartita dalla consorte ai presenti). Da lì l’irreparabile, la bomba che esplode, il tran-tran quotidiano che si ferma e deve fare i conti con il caos che governa il mondo.
Reza è una grande scrittrice proprio per la sua capacità di raccontare l’assurdo che si nasconde dietro alle storie più semplici. A scatenare la tragedia nel romanzo è appunto una frase di troppo, detta senza pensarci, e forse è proprio in questo che si nasconde il dramma, perché, come sosteneva Michele Apicella in Palombella rossa, le parole sono importanti. Babilonia è un big mess di personaggi, stati d’animo e situazioni al limite dell’irreale: solo l’amicizia può ristabilire un po’ d’ordine e d’equilibrio, un sentimento nel quale Reza pare credere molto, forse più che nell’amore, soprattutto quello coniugale, luogo di malintesi e dissapori che allontanano i membri della coppia, ogni giorno di più e senza nemmeno che i due se ne accorgano.
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Così come gli ebrei, esuli a Babilonia dopo la deportazione da Gerusalemme, sedevano in riva al fiume e piangevano al ricordo di Sion, così gli uomini vivono in esilio da loro stessi e dagli altri: gli esseri umani sono simili nella loro solitudine, parlano ma non comunicano, si sentono ma non si ascoltano. Come nella maggior parte dei libri della Reza, anche in Babilonia non c’è una vera e propria trama, piuttosto un pretesto per parlare d’altro, delle persone, delle maschere che indossano e dell’assoluta straordinarietà dei dettagli, delle cose apparentemente insignificanti che finiscono col diventare fondamentali. In Babilonia a diventare importantissimo è proprio questo «piccolo uomo che vive e muore senza nessuno che se ne accorga», il timido Jean-Lino Manoscrivi, il primo personaggio italiano della Reza, che ha scritto Babilonia quasi interamente a Venezia, dove ha comprato casa qualche anno fa.
Due parole su quest’autrice: nata a Parigi nel ’59, da padre iraniano e da madre ungherese, entrambi di origini ebraiche, Yasmina Reza è una delle scrittrici e drammaturghe più famose di Francia. Abbiamo citato in apertura il suo Il dio del massacro, da cui Roman Polanski ha tratto il bellissimo Carnage, ma ricordiamo che Adelphi ha pubblicato anche Felici i felici. Con Babilonia, Reza ci riporta nell’inferno della vita: se per Sartre «l'enfer, c'est les autres», per lei l’inferno è anche dentro noi stessi.
Per la prima foto, copyright: Priscilla Du Preez.
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