L’allarme ebola nei tweet degli italiani: una ricerca dell’agenzia WatkinsMedia
Il 2014 è l’anno della diffusione dell’allarme del virus ebola nei tweet degli italiani. Lo afferma uno studio condotto da WatkinsMedia, think thank digitale pugliese con quartier generale con sede a Bari, che ha raccolto, categorizzato e analizzato tutti i tweet in lingua italiana contenenti la parola ebola condivisi sulla piattaforma di microblogging tra l’1 gennaio e l’8 ottobre 2014, grazie al software di digital monitoring offerto da Brandwatch, società leader nell’internet intelligence, già protagonista in analisi di questo genere a livello internazionale, dai London Riots del 2011 al lancio di Spotify negli Stati Uniti d’America. Nel periodo indicatosono complessivamente 149 281 i tweet degli italiani contenenti la parola “ebola”, secondo l’agenzia WatkinsMedia.
Pur crescendo progressivamente nel corso dei mesi e pur registrando volumi importanti a cavallo dei mesi compresi tra aprile e giugno, l’interesse su Twitter verso la questione ebola resta modesto. È a partire dal mese di luglio che il volume di tweet al giorno cresce a dismisura superando frequentemente la quota dei 2500 tweet al giorno e non scendendo mai sotto il tetto dei 1000 tweet/giorno. Il primo picco è dell’8 maggio, con 441 mention della parola “ebola” nel giorno delle dichiarazioni di Matteo Salvini sul legame tra immigrazione, ebola e tubercolosi. Del 21 maggio è il secondo picco, con 432 mention della parola “ebola” nel giorno delle dichiarazioni di Le Pen sulla malattia come soluzione al problema immigrazione. È evidente che in questa prima fase sia tutta politica e a tratti xenofoba la discussione sull’ebola.
«I social network rappresentano oggi un punto di vista privilegiato sulla nostra società, sono il luogo virtuale in cui milioni di italiani esprimono quotidianamente pareri, sentimenti, giudizi, impressioni – spiegano Matthew Watkins e Marco Sebastio curatori della ricerca – sebbene conti meno iscritti, Twitter rispetto a Facebook, poggia le basi su una rete sociale incentrata su temi (anziché su rapporti) e su contenuti condivisi in grande maggioranza pubblicamente (anziché entro cerchie). Ciò ha reso Twitter una sorta di simulacro della pubblica opinione. Sebbene la popolazione attiva su Twitter non sia demograficamente corrispondente alla popolazione italiana, Twitter resta oggi pratico strumento di indagine sui processi socio-comunicativi in atto».
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Dai tweet degli italiani emerge chiaramente che il virus è derubricato a un problema “dell’altro”, da debellare o da tenere fuori dai confini, mentre è assente il concreto tentativo di comprendere il fenomeno da un punto di vista medico-scientifico. Un atteggiamento psicotico e ben lontano dalla ricerca di informazioni utili a una comprensione adeguata del fenomeno: altro dato da tenere in considerazione sono le fonti informative che si riducono qui a blog genericamente anti-sistema (informatitalia.blogspot.it, bastacasta.altervista.com, piovegovernoladro.info). Quando ad essere condivise sono invece fonti più autorevoli, i pezzi di cronaca più twittati sono riferiti a esternazioni populiste ad effetto.
Nella seconda fase, da segnalare un nuovo picco di mention che si raggiunge il 12 agosto, all’indomani del decesso del missionario spagnolo infettato dal virus e dell’autorizzazione dell’OMS all’uso di farmaci sperimentali. La vittima non è più un generico “altro”, ma un occidentale: nel corso della giornata saranno complessivamente 3370 i tweet sul tema. Dopo la smentita del primo caso italiano nelle Marche, va scemando lentamente il volume di tweet su ebola, fino al 29 settembre. E si arriva alla cronaca di queste settimane. I 42 867 tweet dal 30 settembre al 8 ottobre generano un picco nel volume delle conversazioni che è segnale tangibile di una psicosi divenuta vero e proprio allarme.
Cambia la consapevolezza e la conoscenza del virus, eppure resta etnocentrico l’approccio alla questione, come dimostra il grande uso delle parole USA, Spagna e Madrid, le più menzionate nel boom di conversazioni che nell’ultima settimana analizzata hanno superato quota 10mila al giorno, dopo i primi due casi in Occidente. Due casi, appunto. Capaci in qualche giorno di produrre in Italia più conversazioni dei quasi 7500 che li hanno preceduti. Passati in secondo piano anche rispetto ad Excalibur, l’incolpevole cane colpito da ebola. L’hashtag #salvemosaExcalibur è tra quelli legati ad ebola più twittati in Italia.
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