L’agonia dell’impero austro-ungarico raccontata da Miroslav Krleža
Miroslav Krleža (1893-1981) è il più grande intellettuale croato del XX secolo e uno dei più importanti letterati mitteleuropei. Mitteleuropeo, perché pur essendo nato e morto a Zagabria, e nel dopoguerra fosse considerato ormai solo il più grande nome della cultura croata, le sue opere precedenti erano nate ancora sotto l'egida della monarchia austro-ungarica o per effetto della dissoluzione di quello che per secoli era stato l'impero, l'anello di congiunzione dei popoli dominati dagli Asburgo. In quella prolifica fase produttiva nacquero alcuni dei suoi capolavori assoluti come il dramma In agonia che grazie a Infinito Edizioni e Anita Vuco ora possiamo leggere anche in italiano.
In agonia è il secondo dramma del ciclo Glembay che consiste di tre pièce teatrali – I signori Glembay, In agonia e Leda -, e di una serie di novelle, saggi e frammenti. Un insieme di opere ispirate dalla drammaturgia di Ibsen e Strindberg, un grande affresco familiare innovativo nella forma, per narrare l'ascesa e la caduta di una grande famiglia di Zagabria, che al contempo è anche la metafora dello splendore e della decadenza della Monarchia. Con affermazioni drammatiche che investono lo spettatore con la forza di una lavina, con dialoghi dinamici e monologhi interminabili, I signori Glembay è un'istantanea prima della catastrofe, In agonia fotografa la catastrofe,Leda immortala invece la fuga.
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Questa trilogia rappresenta anche l'abbandono della sperimentazione da parte dell'autore che, come dice la traduttrice Anita Vuco nella Prefazione, lascia la via quantitativa per quella qualitativa. Sono indubbiamente drammi sociali, la vita dei protagonisti risente del mutare delle condizioni socio-politico-economiche, ma più dell'effetto delle circostanze i loro destini risentono dei conflitti interiori che non riescono a risolvere. Così come non è possibile sciogliere il nodo delle loro incapacità di comunicare con efficacia fra di loro.
La trilogia fu portata in scena per la prima volta nel 1928a Zagabria. Nel 1932 Krleža aggiunse sei novelle, e cinque anni dopo completò il ciclo con altre cinque. In particolare In agonia ancora oggi è una delle pièce teatrali più frequentemente rispolverate sui palcoscenici dell'Europa centrale. Nel 1928 In agonia si svolgeva in due atti, trent'anni più tardi Krleža ne aggiunge un terzo, che mette il punto finale, definitivo, intuibile fin dalle prime battute, eppure di forte effetto drammatico.Di comprensione immediata, una testimonianza, quasi uno stereotipo del microcosmo che la Monarchia e la sua estinzione rappresentavano anche nella psiche, oltre che nelle pratiche di vita e nell'uso della lingua. Quest'ultimo è uno specchio del multilinguismo che caratterizzava quell'area geografica e che ha messo la traduttrice di fronte al compito complesso di un testo che alterna il croato d'epoca con locuzioni austriache d'inizio Novecento. Quindi l'edizione italiana di In agonia è anche una curiosa trasposizione linguistica: la traduzione non da una, ma da due lingue, come d'altronde prevedeva la consuetudine della buona borghesia e dell'aristocrazia nella Monarchia, qualunque fosse la lingua madre.
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Leggere un testo teatrale spesso è comparato alla lettura di un libretto musicale: poco godibile senza gli attori o i cantanti, e un palcoscenico, la recitazione è un contributo essenziale per ottenere l'effetto pieno. Eppure leggere In agonia sa appagare i sensi anche senza il teatro, perché i monologhi e i dialoghi delle parti sono plastici, mettono in moto la fantasia del lettore. Fino al punto di arrivare persino a sentire la recita con la sola forza della carta. La prefazione di Anita Vuco e la postfazione di Silvano Ziliotto offrono strumenti preziosi per rendere la lettura consapevole, dunque più agevole e molto più piacevole; vale davvero la pena dedicare loro qualche minuto di attenzione. E poiché il libro non è solo nutrimento dello spirito e della mente ma è anche un oggetto, la bella e armonica copertina di Giulia Pasqualin rende In agonia un volume attraente anche dal punto di vista estetico.
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