L’afflato amoroso di Berger. “E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto”
John Berger torna in libreria nella nuova edizione di E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto, nelle mani de Il Saggiatore, che conferma la traduzione a cura di Maria Nadotti. L’opera si aggiunge a quelle già pubblicate dall’editore: Questione di sguardi, Perché guardiamo gli animali?, Smoke, Sul guardare, Sul disegnare, Ritratti e Paesaggi.
In libreria da oggi, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto è, perlomeno in fase embrionale, una lunga lettera d’amore che l’autore rivolge e indirizza alla donna amata. Al suo interno, confluisce l’animo stesso di un uomo che è stato giornalista, pittore, scrittore, pensatore potremmo aggiungere, da quanto si evince dal testo. Scritto nel 1984, questo libro potrebbe essere assimilato, con grande libertà di chi legge, a molteplici generi letterari e non essere, allo stesso tempo, accostato a nessuno di quelli.
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Il titolo, estremamente poetico, devia però dal contenuto reale delle parole. Berger infatti riversa una varietà così ampia di considerazioni personali su fatti pubblici e privati da esimere se stesso da qualunque volontà di inquadramento letterario.
Al di là delle doverose premesse, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto appare di non facile lettura: lo scibile qui introdotto risulta ostico se non ci si trova nella mente di Berger. Voli pindarici continui che saltano da un argomento all’altro lasciano perplesso e confuso il lettore. Il disorientamento inoltre non diminuisce nell’incalzare della lettura, e anzi aumenta perché nell’inconscio la speranza è quella di rimettere al loro posto la moltitudine di tasselli rimasti fuori.
Dall’afflato personale e amoroso che talvolta emerge e che ricorda il titolo, nascono momenti di pura lirica, indimenticabili:
«Pollice in bocca aspettando il sonno. Il piacere del tuo corpo che ti avvolge, come il sonno. Dal proprio corpo non può venire alcun male.
Collera. Riempire di grida una caverna di paura o rabbia. Le grida, come foglie purpuree, fluttuanti nell’aria, indipendenti da te, e che tuttavia su di te si posano, coprendoti la faccia, provocando altre grida.
Essere consolati dopo il pianto. Il mantice nella pancia smette di soffiare. Una dolcezza ferma, come miele liquido, ti si accumula nel petto. Solo il palato è ancora dolorante. L’inspiegabile causa è inspiegabilmente svanita.»
Da Rembrandt al comunismo, dalla poesia alle multinazionali, Berger lascia fluire la propria coscienza in centosessanta pagine dense, densissime. Ma l’approccio impregna tutto e non offre alcun appiglio per comprenderlo, col risultato che l’intero volume è un insieme di massime filosofiche che potrebbero essere apprezzate molto di più se prese non come una lunga lettera d’amore. Doveroso è il tentativo di sottolineare alcune delle tematiche che Berger immette nel discorso: innanzitutto una generale caducità dell’uomo, aggrappato alla vita e alla necessità di definirla a parole per non perdere un significato che, s’intuisce, non esiste. Il mondo proseguirebbe nel proprio corso anche laddove gli uomini non ostentassero quel bisogno di affermazione. E così il corso stesso della Storia è destinato a ripetersi, come d’altronde è stato già predetto.
Ma le consapevolezze dell’autore non vengono esplicitate come realtà già date, bensì come possibilità, come opzioni a disposizione del lettore, che può decidere di coglierle o meno. A emergere è la grande umanità di quest’uomo, visibile nel racconto di momenti piccolissimi eppure molto importanti della sua esistenza. L’età del soggetto di un dipinto, cinque uomini e le loro sorti già decise dal regime, fa tutto parte di un processo di ricostruzione del mondo che Berger vuole condividere con la donna amata, che di sicuro molto più del lettore può comprendere appieno.
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E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto è una preziosa enciclopedia dell’uomo secondo Berger che solo i più fortunati possono apprezzare. Un libro dai molteplici piani di lettura, da leggere con parsimonia per provare a coglierne tutte le sfumature di significato.
Per la prima foto, copyright: freestocks.org su Unsplash.
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