kLit: impressioni post evento - parte 4 (cultura e turismo)
Non ci sono soltanto fraintendimenti e discrepanze, anche obiettivi: alcuni più palesi e altri meno. Cominciamo dall’inizio, dal punto di vista temporale. Ho già spiegato in altri post passati da che cosa era nata l’idea di un festival dei blog letterari, non mi ripeterò, vado oltre e provo ad individuare come si è modificata l’idea, e di conseguenza gli obiettivi.
Quando il gruppo degli organizzatori si era formato e alcune basi erano state poste, fu la Regione Veneto ad accogliere subito il progetto, in particolare nella persona di Marino Finozzi, attuale Assessore alle Politiche del Turismo.
Breve digressione. Finozzi è un leghista della prima guardia, dal 1986. Chi mi conosce sa che io e la Lega Nord siamo come lo zenit e il nadir, non c’è mai stato, non c’è e non ci sarà mai feeling. Per ragioni ontologiche, in primis. Uno che si ritrova un cognome come il mio, per ragioni paterne, anche se nato a Thiene, in provincia di Vicenza, e quindi veneto per sangue al 50% da parte di madre e per 50% sardo, non può pensare che l’Italia vada divisa a metà, lottare contro metà del suo DNA sarebbe sciocco; ci sarebbero tante altre ragioni per segnare la distanza fra il sottoscritto e le camicie verdi.
Tuttavia ciò non significa che non si possa collaborare per progetti che vadano a vantaggio di tutti, sarebbe stupido pensare il contrario. Non solo. Il gruppo degli organizzatori di kLit è composto di persone con idee politiche molto diverse, da un estremo all’altro, già come gruppo appunto abbiamo dimostrato che lavorare nelle aree comuni di azione è possibile e si può fare. Banalità? Non in questi anni di tifoserie politiche da curva nord e sud. Perciò quando Finozzi ha accolto la nostra idea si è rafforzata in me una tesi: la cultura non ha colore politico, va sostenuta e promossa con l’aiuto di ognuno, nonostante le idee politiche differenti. Chiusa digressione.
Va quindi subito detto che la prima persona che dobbiamo ringraziare per la realizzazione di kLit è Marino Finozzi, che pur affermando da subito di non essere un frequentatore di blog, ha deciso di sostenere il festival per ragioni culturali e turistiche, come progetto pilota in grado di rimescolare le carte in tavola della “cultura vetrina”, così ben oliata da anni. Un’idea nuova, nata da giovani, senza bandiera politica unica, senza diktat dall’alto, ma con tanta voglia di mettersi in discussione e lavorare sodo per un obiettivo.
Dall’inizio abbiamo spiegato il progetto alla Regione Veneto, alla Provincia di Vicenza e al Comune di Thiene, ottenendo i patrocini dalle tre istituzioni: kLit come promozione culturale e turistica di argomenti non soltanto cari ai blog letterari, anche di grandissima attualità, in grado di coinvolgere la divulgazione e la sensibilizzazione del pubblico. Pensare il format come integrazione di tavole rotonde e performance artistiche fu un passo naturale, ritenendo l’intrattenimento un’arma culturale e allo stesso tempo organica per accogliere i più disparati gusti delle persone. Perciò uno degli obiettivi di kLit non era limitarsi alla nicchia, ma di estendere – in un processo di inclusione e non di esclusione – il festival a chi magari non frequenta i blog, tanto meno quelli letterari. Vogliamo definirla un’operazione culturale? Facciamolo, senza complicare il lato semantico con ma, però, se, ecc.
Una vera operazione culturale pubblica. Un esperimento, come si è detto altre volte.
Nel 2008 ho letto un saggio illuminante, che consiglio caldamente: Voglia di cambiare – seguiamo l’esempio di altri paesi europei di Salvatore Giannella, edito da Chiare Lettere: capitoli dedicati alle eccellenze europee, tante idee realizzate. A pagina 99 il capitolo è dedicato alla cultura turistica francese, che in pochi anni ha attuato una serie di operazioni vantaggiose da ogni punto di vista; il capitolo esordisce con una frase di Jacques Derrida: «Un paese vincente è quello che coniuga la cultura dell’ospitalità con una buona politica». In un paese come il nostro, nel quale l’arte e la cultura abbondano, vi pare normale accettare che il museo europeo più visitato sia il parigino Louvre? A me no. I nostri musei sono giù nella classifica, perché abbiamo opere d’arte inferiori in quanto a valore? No, perché abbiamo una politica culturale e turistica nazionale inesistente o quasi, e i francesi corrono più di noi, con idee di buon senso e con una forza civica invidiabile. La Francia, non la Finlandia o l’Irlanda, i nostri cugini per eccellenza.
Considerando il microlivello, i temi non sono molto diversi, perché Thiene è collegata male, possiede una ricettività quasi ridicola rispetto a centri francesi dello stesso ordine di abitanti, ogni albergatore lotta contro gli altri, quasi con ardire teutonico, invece di aggregare forze ed energie, differenziando l’offerta con una pianificazione condivisa. Cultura e turismo devono andare insieme, non possono credere di appartenere a settori diversi, lo insegnano i francesi e non solo loro.
Un festival unisce cultura e turismo, questo dovrebbe essere l’obiettivo fondamentale di un evento come kLit.
A presto, da qui riprenderò.
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